Mario Sechi su Libero riflette sull’andamento dei mercati come strumento per comprendere la situazione globale.
«Guardare l’andamento dei mercati è un esercizio necessario per capire come va il mondo.»
«In pace e in guerra – scrive – quando vuoi un’indicazione sulla rotta, non devi perdere di vista il petrolio (la principale fonte di energia); i semiconduttori e le terre rare (il motore dell’industria che si nutre di dati); le quotazioni delle valute, dei titoli di Stato e gli indici delle borse.»
La missione americana della premier Giorgia Meloni è, secondo l’editorialista, caricata di forti aspettative.
«L’Italia oggi esercita un ruolo importante negli equilibri dell’Unione europea, la premier mostra prudenza e realismo, sa che questa America è diversa, imprevedibile e alla ricerca di una via d’uscita dalla trappola dello squilibrio finanziario in cui è precipitata fin dagli anni Settanta.»
«Non bisogna perdere di vista l’obiettivo di Washington: ridurre il rosso della bilancia commerciale e invertire il processo di deindustrializzazione, Trump sta tentando di riprogrammare la macchina dell’economia americana.»
«Per questo – prosegue – ho scritto e detto tante volte in queste settimane che si tratta di un colossale azzardo, in questo momento è ancora il 47esimo Presidente a dominare il mercato, ne provoca le cadute e le risalite, ma passare al ruolo opposto, quello di dominato dal mercato, è questione di un attimo, perché il sistema finanziario ha meccanismi vecchi e si trova di fronte a problemi nuovi innescati dalla prima potenza mondiale.»
Il piano dell’ex presidente, secondo Sechi, «non è di breve periodo e ha bisogno di alleati. Quello naturale è l’Europa, per ragioni storiche (il sistema di relazioni internazionali nato dopo il 1945), affinità di sistema politico (l’essere democrazie), interessi strategici (la cooperazione nella difesa) e profondi legami psicologici (il soft power della cultura).»
«L’Italia aggiunge a questi elementi strutturali un’alleanza storica con gli Stati Uniti, una posizione chiave nello spazio del Mediterraneo e del Vicino Oriente, una tradizionale vocazione della nostra politica estera a dialogare con tutti.
In passato siamo stati parte della soluzione di grandi problemi (la crisi dei missili di Cuba nel 1962 con il governo Fanfani), oggi Meloni è una voce importante dell’Europa, la sentiremo.»