Riportiamo integralmente l’intervento del ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, alla convention nazionale di Forza Italia.
«A parlare sono i fatti. Con senso di urgenza e di responsabilità stiamo lavorando per rendere più attrattiva la nostra pubblica amministrazione, soprattutto per i nostri giovani, per fare in modo che gli utenti possano essere davvero soddisfatti dei servizi resi dalle amministrazioni.
In questo contesto non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo di migliorare la capacità amministrativa della PA, a livello centrale e territoriale, sia in termini di capitale umano e sia in merito alla semplificazione e alla digitalizzazione delle procedure amministrative è una delle sfide centrali del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Un treno ad alta velocità” come spesso l’ho già definito e che la sua riuscita passa inevitabilmente per le nostre amministrazioni.
Sarebbe piuttosto difficile immaginare di poter raggiungere gli obiettivi delle missioni legate alla transizione ecologica, al sistema sanitario, alla mobilità, all’istruzione e alla cultura, prescindendo da chi praticamente li deve attuare. E sarebbe ancora più illogico immaginare di poter conseguire gli stessi obiettivi senza passare per un processo di trasformazione della pubblica amministrazione necessario per indirizzare l’economia italiana su un sentiero di crescita e sviluppo sostenibile. Nel contesto innanzi indicato, gli assi prioritari di intervento per la modernizzazione della pubblica amministrazione sono stati declinati in tre precisi ambiti tra loro trasversali:
1) Accesso per innovare le modalità di reclutamento, in particolare attraverso la semplificazione delle procedure, anche grazie all’utilizzo di nuove tecnologie, e nuove modalità di selezione che siano in grado di valorizzare, oltre alla valutazione delle conoscenze, l’accertamento delle competenze.
2) Buona amministrazione e semplificazione per semplificare norme e procedure, con il duplice obiettivo di velocizzare, nel breve, la fase implementativa del PNRR e introdurre, nel medio e lungo periodo, modifiche strutturali che consentano di eliminare i vincoli burocratici e rendere a regime più efficace ed efficiente l’azione amministrativa, riducendo tempi e costi per cittadini e imprese.
3) Capitale umano e capacità amministrativa con l’obiettivo di allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro per una amministrazione moderna e pienamente efficace e disegnare percorsi chiari e trasparenti di sviluppo delle professionalità e delle carriere.
Su 1,8 miliardi di euro previsti dal Dispositivo di Ripresa e Resilienza per la modernizzazione della PA, oltre 1,26 miliardi (il 70% del totale) sono rivolti al PNRR italiano. Sul fronte della modernizzazione della PA, il nostro Piano è pressoché sovrapponibile a quello dei nostri partner; non lo è però dal punto di vista delle risorse assegnate. Pertanto, il successo – o meno – di Next Generation EU dipenderà in larghissima misura da quanto l’Italia riuscirà a “scaricare a terra” da oggi al 2026.
Abbiamo, quindi, di fronte una sfida imponente che ci vede protagonisti e che richiede il massimo impegno di ciascuno di noi. Ma come possiamo tagliare il traguardo? Innanzitutto, partendo dalla fotografia delle nostre amministrazioni. Solo per darvi qualche dato. L’età media dei dipendenti pubblici sfiora i 50 anni: 6,5 anni in più rispetto al 2001. Attualmente il personale con 55 anni e oltre costituisce il 36,7% del totale e quello con meno di 35 anni è ridotto a circa il 10%, meno della metà rispetto al 2001.
A questo aggiungo che il blocco decennale del turnover ha impoverito i nostri uffici di circa 300mila persone. Questi numeri assumono una valenza ancora più significativa se confrontati con quello degli altri Paesi europeo. L’Italia registra il dato più basso nel rapporto tra numero di residenti e lavoratori pubblici: il 5,6% contro l’8,4% della Francia, il 7,8% dell’Inghilterra e il 6,8% della Spagna. La carenza degli organici è una realtà con cui molte amministrazioni, soprattutto quelle più piccole, devono fare i conti tutti i giorni. Solo il 10% dei nostri Comuni con meno di 3mila abitanti, parliamo di oltre 2 mila realtà, dispone del segretario comunale, una figura essenziale per il loro funzionamento. La priorità, quindi, sono le persone.
Per questo motivo, abbiamo approvato in Consiglio dei ministri il decreto-legge n. 44 del 2023, ora all’esame della Camera dei deputati, volto a rafforzare la capacità amministrativa delle nostre amministrazioni – centrali e territoriali – proprio perché senza le persone qualsiasi intervento, qualsiasi riforma non potrà dirsi compiuta fino in fondo. Con questo provvedimento abbiamo previsto un piano di assunzioni di circa 3mila persone, 2/3 delle quali per il comparto difesa e sicurezza. Numeri che vanno oltre al turnover per il quale abbiamo inserito circa 157mila persone nel 2022 e altrettante sono previste per quest’anno. Una spinta importante per fare in modo che le nostre amministrazioni possano avvalersi di nuova forza lavoro, di nuova linfa. Aggiungo, inoltre, che una particolare attenzione è rivolta agli enti locali, ai nostri Comuni, ai Sindaci che svolgono un lavoro preziosissimo, tutti i giorni, in prima linea.
In questi primi mesi abbiamo approvato misure importanti per sostenere i comuni nella realizzazione degli interventi previsti dal PNRR. Solo per citarne alcune, abbiamo previsto per i comuni sotto i 5mila abitanti di potersi dotare di una figura fondamentale come il Segretario comunale. Un tema importante legato a doppio filo ad un altro intervento normativo che prevede per gli enti locali di stabilizzare il personale assunto attraverso procedure selettive a tempo determinato e che abbia prestato servizio per almeno 36 mesi a seguito di una valutazione positiva della mansione svolta.
Si tratta di misure strategiche che, da un lato, valorizzano l’esperienza di coloro che stanno prestando servizio nelle nostre amministrazioni a tempo determinato che non dobbiamo disperdere e, dall’altro, permettono ai comuni di dotarsi delle competenze adeguate ad affrontare le sfide che abbiamo di fronte. Il nostro compito deve essere quello di mettere gli enti prossimi ai cittadini di poter lavorare nel migliore dei modi. Non dobbiamo dimenticare però che quando parliamo di persone non possiamo riferirci soltanto ad un tema quantitativo ma anche e soprattutto qualitativo.
Vedete, dalla mia precedente esperienza lavorativa, svolta per più di trent’anni in azienda, ho imparato che le organizzazioni che funzionano sono quelle che sono capaci di dare attenzione alle persone, di valorizzare il capitale umano. Sono quelle che sono in grado di creare le condizioni affinché le persone che lavorano nell’organizzazione abbiano chiarezza sui loro ruoli e un’adeguata motivazione. Quando si parla di pubblica amministrazione, però, si fa riferimento ad una narrazione piuttosto fuorviante. Quante volte abbiamo sentito dire che gli uffici pubblici sono piegati su loro stessi, incapaci di innovare, arcaici e fatiscenti? Troppe.
Ecco, io vi garantisco che, insieme alla mia squadra, stiamo lavorando al limite delle nostre capacità per combattere questa narrazione che non tiene conto delle eccellenti competenze con cui in questi primi sei mesi di Governo ho avuto l’opportunità di confrontarmi e di lavorare. Ci sono tutte le condizioni per smentire un racconto di una pubblica amministrazione diversa da tutte le altre organizzazioni aziendali che rincorre un distinguo tra dipendenti pubblici e dipendenti privati, aziende pubbliche e aziende private, dove l’azienda pubblica è sempre “Calimero” e le aziende private invece sono ben altro.
Siamo partiti dunque da tre valori irrinunciabili che insieme costituiscono la “bussola” della pubblica amministrazione, o meglio, la nostra Carta fondamentale per affrontare il tema del capitale umano non soltanto in una logica quantitativa ma soprattutto in una logica qualitativa. Sto parlando di: competenze, merito e responsabilità. Partendo dalle competenze, è opportuno concentrare la nostra attenzione su due asset fondamentali: reclutamento e formazione. Sul reclutamento abbiamo a disposizione uno strumento altamente digitale e innovativo. Parlo del Portale INPA.
Come avete visto, il Portale è uno strumento a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni per selezionare personale, munito delle necessarie professionalità, in tempi rapidissimi. Su INPA sono pubblicati i bandi di concorso, in sostituzione della tradizionale Gazzetta Ufficiale, nonché tutte le comunicazioni relative alle fasi concorsuali. Basti pensare che ad oggi, la piattaforma raccoglie oltre 6 milioni di profili professionali, anche in virtù delle intese firmate con il mondo delle professioni, ordinistiche e non ordinistiche, ed estende il suo perimetro di ricerca alla platea dei 16 milioni di iscritti a LinkedIn Italia. L’altro elemento cruciale sul quale bisogna investire, in maniera mirata, per accrescere le professionalità di chi lavora nella pubblica amministrazione è la formazione.
Sapete quanto tempo viene dedicato alla formazione nella pubblica amministrazione? La media è di circa 1 giorno all’anno per dipendente. Un dato insufficiente per cogliere appieno tutte le trasformazioni e le sfide che hanno di fronte le nostre amministrazioni. Fare formazione, però, non significa solo dotare i nostri dipendenti delle conoscenze e degli strumenti informatici adeguati, ma vuol dire, innanzitutto, garantire un processo di aggiornamento continuo, capace di affrontare la sfida dell’innovazione.
Che cosa ce ne facciamo dell’ultimo modello di un qualsiasi apparecchio elettronico se prima non pensiamo a formare i nostri dipendenti ad utilizzarlo? Ho subito lavorato su questo gap con una direttiva indirizzata a tutte le amministrazioni ed emanata nelle scorse settimane, che triplica il tempo medio dedicato e che lega la formazione a premi e percorsi di carriera. Un incentivo per fare di più e meglio. A questo si aggiunge il potenziamento del portale Syllabus dedicato a tutti i dipendenti pubblici.
Syllabus, come avete visto dal video, è uno strumento in continua evoluzione che al catalogo di corsi affianca modalità di condivisione e coinvolgimento diretto attraverso l’attivazione di “comunità di pratica”. La piattaforma rivolta a tutti i dipendenti pubblici si prefigge l’obiettivo di abilitare la transizione digitale, ecologica-energetica e amministrativa quale leva per migliorare i servizi a cittadini e imprese. Si tratta di modalità innovative che ci permettono di rivoluzionare gli asset formativi partendo dall’autoverifica delle proprie competenze, così da definire corsi su misura. La crescita del singolo diventa driver della crescita organizzativa complessiva. In questo percorso il merito acquista particolare rilievo. Su questo tema si sono sviluppate una serie di teorie ma è fondamentale sgombrare il campo da assurde e fantasiose ricostruzioni.
Quando ho assunto l’incarico di Ministro, prima di compiere cambiamenti epocali, mi sono messo a studiare cosa fosse stato fatto in passato per capire dove intervenire in maniere efficace. Oltre alla sorpresa amara della formazione, una leva indispensabile per far funzionare al meglio un’organizzazione, sul tema del merito e della attenzione alle nostre persone non ho trovato interventi significativi. Un elemento che mi è subito balzato agli occhi, perché da manager delle risorse umane ho piena consapevolezza di quanto l’orgoglio di appartenenza, la soddisfazione delle persone, i fattori motivazionali siano motori di produttività e raggiungimento dei risultati.
Il merito è un valore che, a prescindere dalla nostra volontà, appartiene alla nostra vita. Se voi ci pensate, noi siamo sotto esame sempre: nel lavoro che facciamo tutti i giorni, siamo sotto esame; c’è qualcuno che ci indicherà che cosa ha funzionato e che cosa non ha funzionato. I nostri ragazzi vanno a scuola e hanno degli insegnanti che devono preoccuparsi de loro sviluppo. Allora, il merito è un elemento essenziale per l’individuo e siccome le organizzazioni sono fatte di individui il merito è essenziale per la crescita delle organizzazioni. Non esiste un’organizzazione che funziona, un’organizzazione virtuosa, che rinuncia a misurare il merito.
Ma attenzione. Misurare il merito non significa esprimere una valutazione valoriale sulla persona. È esattamente il contrario. Misurare il merito significa essere capaci di individuare le virtù, i talenti e i punti di miglioramento di una persona; significa accompagnarne la crescita. Quando io parlo con un mio collaboratore, e valuto il suo risultato, il mio obiettivo non è quello di mortificarlo, perché so che se lo mortifico la prossima volta farà ancora meno di quello che io mi aspetto; il mio obiettivo è motivarlo. Quindi, quando io individuo le sue aree di debolezza e giudico il lavoro che ha fatto, ed esprimo una valutazione di merito, mi sto preoccupando della sua crescita.
Questo è uno dei temi sui quali, come vi dicevo all’inizio, siamo intervenuti con senso di urgenza. Mi sono quindi subito messo al lavoro e, nell’atto di indirizzo per i dirigenti delle funzioni centrali, ho posto l’accento sul tema del merito attraverso l’incentivazione della performance organizzativa e individuale, il welfare professionale e la parità di genere. A tal proposito, quando penso al ruolo del dirigente, è esattamente la responsabilità il sostantivo che meglio lo descrive: conseguire i risultati e fare accadere le cose, agire con tempestività, guidare le persone promuovendone la crescita, generare l’ottimismo favorendo lo spirito di squadra. Tutte capacità in cui francamente non riesco a ravvisare alcuna distinzione tra il dirigente pubblico e i manager del settore privato.
Sono entrambi protagonisti, in egual misura, dei processi di gestione e modernizzazione delle strutture organizzative, nello sviluppo e nella valorizzazione delle risorse umane che gli vengono affidate, al fine innanzitutto di premiare il merito. Svolgere il ruolo da dirigente in modo adeguato non significa soltanto avere una ottima gestione della famosa “cassetta degli attrezzi” – quello lo do per scontato – ma è piuttosto da ricercare nella capacità di far crescere le persone che gli sono assegnate: che non è soltanto una crescita riferita alle competenze “hard” ma anche, e soprattutto, una crescita delle competenze “soft”.
Ecco, quindi, che in questa pubblica amministrazione – nuova, competente ed efficace – stiamo lavorando per far accadere le cose, per metterle a terra. Un primo passo è quello relativo alla digitalizzazione della nostra pubblica amministrazione. La rivoluzione digitale è considerata, non solo a livello nazionale, ma anche a livello europeo, un’occasione imperdibile per aumentare non solo la produttività, l’innovazione e l’occupazione delle amministrazioni, ma anche per migliorare la loro qualità e sostenibilità, condizioni imprescindibili per la ripresa economica e lo sviluppo del nostro Paese.
Più digitalizzazione vuol dire più trasparenza nell’azione amministrativa. Per aprire le porte delle nostre amministrazioni e per fare in modo che i nostri utenti si sentano davvero partecipi di ciò che stiamo realizzando è a disposizione di tutti noi un canale di comunicazione digitale, la piattaforma “LaTuaPA” per segnalare “quello che non va” nelle pubbliche amministrazioni, allo scopo di promuoverne, attraverso l’intervento dell’Ispettorato per la funzione pubblica, l’azione autocorrettiva e risolvere le criticità riscontrate. Grazie al nuovo portale, oltre a inviare una segnalazione, sarà possibile consultare il suo stato di trattazione. In questo modo saremo in grado non solo di verificare e misurare il grado di efficacia del lavoro delle amministrazioni ma soprattutto di correggere eventuali disfunzioni emerse nell’attività di controllo. Conoscere per migliorare: questo deve essere il nostro obiettivo principale.
Allo stesso modo abbiamo realizzato la piattaforma “la banca dati dei pareri” con il fine di consentire ai pubblici dipendenti, ai privati cittadini e agli operatori del sistema (ad esempio: magistrati, avvocati, accademici, consulenti legali, ecc.) e a tutti coloro che ne abbiano interesse la piena conoscibilità degli orientamenti applicativi ed interpretativi delle norme inerenti alla disciplina del lavoro pubblico espressi a partire dai primi anni 2000. Finalmente una banca dati unica che contiene oltre 400 documenti: direttive, pareri e note circolari in materia di trattamento giuridico, economico e previdenziale del personale e della dirigenza pubblica. Un punto di accesso unico in materia di organizzazione disciplina del lavoro pubblico.
Dal punto di vista innovativo, la transizione digitale rappresenta un processo che richiede profondi cambiamenti nella organizzazione delle strutture e una non meno radicale riprogettazione delle procedure, dei prodotti e dei servizi che la collettività si attende da un’amministrazione pubblica moderna ed efficiente. In questo ambizioso obiettivo la pubblica amministrazione è volano centrale.
Credo fermamente che non possa esserci digitalizzazione se non accompagnata da un percorso volto a progettare e realizzare servizi e procedure più semplici, facilmente utilizzabili dai nostri utenti. So bene che il tema della semplificazione è stato più volte sbandierato e ha visto fino ad ora concretizzare ben poche soluzioni. Ed è proprio per questo che è ormai giunto il tempo di far pesare maggiormente sul piatto della bilancia i fatti piuttosto che i racconti. Se non alleggeriamo le nostre imprese dai tanti adempimenti burocratici non potranno mai essere davvero competitive. L’obiettivo assegnato dal PNRR è di reingegnerizzare e digitalizzare 600 procedure entro il 30 giugno 2026, di cui 200 entro il 31 dicembre 2024, ulteriori 50 entro il 30 giugno 2025.
Bene. Per raggiungere questo obiettivo, con il decreto-legge n. 13 del 2023, approvato dalle Camere, abbiamo definito circa 70 procedure di accelerazione e snellimento in settori strategici e prioritari soprattutto per le imprese e il sistema produttivo del Paese. Solo per citarne alcune: in tema di installazioni di impianti radioelettrici e infrastrutture di comunicazione elettroniche sarà possibile comunicare l’inizio attività attraverso il portale informatico. A questo aggiungo che in alcune zone come pascoli, campi agricoli e boschi (usi civici) per la realizzazione di infrastrutture di comunicazione elettronica ad alta velocità non servirà più l’autorizzazione dell’amministrazione competente. Interventi concreti che servono a snellire le tante complicazioni burocratiche che purtroppo, ancora oggi, attanagliano le nostre imprese.
In questo modo abbiamo già raggiunto ¼ dell’obiettivo fissato al 2024 dando boost a investimenti e cantieri e posso dirvi che ho assegnato al mio team un compito ben preciso: anticipare l’obiettivo delle 200 procedure di un anno. Sempre sul tema della semplificazione, stiamo lavorando per “mettere a terra” i decreti attuativi previsti dalla legge sulla concorrenza del 2021 su tre temi fondamentali per il sistema Paese: per la semplificazione delle procedure, sui controlli sulle imprese e, infine, la terza in materia di fonti energetiche rinnovabili.
A questo aggiungo che, nell’ambito delle iniziative previste dal PNNR, è stato avviato un percorso di trasformazione incentrato sulla digitalizzazione e la semplificazione dello Sportello unico per le attività produttive (SUAP) e dello Sportello unico per l’edilizia (SUE), che rappresentano i punti di accesso fondamentali per imprese, professionisti e cittadini per il disbrigo delle pratiche amministrative. L’obiettivo dell’intervento è la piena interoperabilità tra le amministrazioni coinvolte, così da poter garantire una riduzione sostanziale dei tempi e della burocrazia, stabilendo procedure più semplici e più veloci. Questi strumenti consentiranno di rigenerare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione passando da una logica prettamente basata sul “sospetto preventivo” ad una del “controllo successivo”. Consentiranno finalmente di avere una “burocrazia amica delle imprese e dei cittadini”.
Per raggiungere questo importante traguardo abbiamo bisogno di prospettiva, di un progetto di lungo termine, di una politica che sappia guardare lontano. Non possiamo pensare di “correre” da soli, ma riusciremo nell’impresa di rendere il nostro Paese più competitivo solo se saremo in grado di confrontarci e condividere le scelte che, in tempi rapidi, siamo chiamati ad assumere. È quello che abbiamo fatto sino ad oggi con tutte le associazioni di categorie e le amministrazioni coinvolte e che continueremo a fare nell’ottica di uno spirito di squadra che, sono certo, ci porterà lontano.
Su questo solco dal mese di gennaio ho avviato delle iniziative di confronto, regione per regione, per la condivisione e la realizzazione di progetti per cittadini, imprese e amministrazioni. L’obiettivo è quello di rilanciare l’ascolto anche con il tessuto produttivo locale e con le associazioni di categoria per attivare concretamente quel necessario processo di rinnovamento e miglioramento della pubblica amministrazione. Per farlo non posso pensare di restare “a pensare” nel mio ufficio di Palazzo Vidoni ma è fondamentale toccare con mano, vivere le realtà, le mille sfaccettature, i mille colori, che compongono la macchina della pubblica amministrazione.
Anche per questo motivo ho voluto fortemente, qui oggi, i rappresentanti di due categorie fondamentali per il nostro sistema Paese: il mondo del commercio, saluto il Presidente Sangalli, e il mondo degli artigiani, saluto il Presidente Granelli. Con loro abbiamo avviato un percorso di condivisione e di collaborazione estremamente importante per capire, insieme, dove intervenire in che modo e con quali tempi. Si tratta di una sinergia che ritengo fondamentale se vogliamo garantire servizi più efficienti a cittadini e imprese, se vogliamo dare risposte certe e veloci ai nostri utenti. Solo così potremo innovare davvero le nostre amministrazioni, per generare più valore pubblico ma soprattutto per essere davvero la forza dell’Italia».