«Io sono un idraulico del digitale, il mio compito è innanzitutto mettere le nuove tubature dell’Italia come si fa in una casa quando bisogna ristrutturare». Così Vittorio Colao, 59 anni, ministro per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale, in un’intervista a Repubblica parla dell’obiettivo di un Paese «più equo e con più opportunità per i giovani e le donne» grazie alla connessione digitale e anche del ruolo dello Stato nell’economia: «fare l’arbitro e stimolare il gioco».
L’Italia occupa la 25° posizione tra i 27 Paesi europei per livello di digitalizzazione. Insomma siamo in fondo alla classifica, eppure il governo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ha fissato un obiettivo a dir poco ambizioso: scalare la classifica e raggiungere le prime posizioni tra fine 2026 e inizio 2027. Come pensate di poterlo fare? «E’ un obiettivo ambizioso, molto ambizioso – ammette Colao -. Questa volta abbiamo le risorse necessarie per poterlo conseguire. Vogliamo consentire a tutti, famiglie, scuole, imprese di avere la connessione ultraveloce, vogliamo raggiungere i target europei qualche tempo prima del termine previsto».
«È del tutto realistico progettare di raddoppiare la copertura della banda larga, sia fissa sia 5G. Ci stiamo già lavorando. Serve il governo nel ruolo di arbitro per garantire una buona concorrenza tra operatori, servono i fondi del Pnrr ma servono anche gli investimenti privati».
Francia e Germania faranno di più. «Non credo che sia così – replica il ministro – In valori assoluti investiamo di più noi: 6,5 miliardi contro 2-4 miliardi. Partiamo con qualche ritardo ma anche nella pubblica amministrazione di passi avanti ne sono stati fatti diversi, penso ai 20 milioni di utenti che si sono dotati dello Spid, alla carta d’identità elettronica, alle applicazioni per i pagamenti alla Pubblica Amministrazione. Dobbiamo accelerare il passaggio al cloud e creare una visione di contesto coerente. Siamo un po’ indietro ma stiamo sistemando i mattoni giusti».