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Michael Spence (economista di Stanford): «La Russia non riuscirà a resistere al default»

Le sanzioni imposte alla Russia saranno «un duro colpo alla sua già provata economia». A dirlo è Michael Spence, economista di Stanford e premio Nobel nel 2001 per i suoi studi sulle informazioni asimmetriche che arrivano sui mercati. «Un fallimento vero e proprio potrebbe davvero dare una svolta alla guerra», sostiene l’economista «ma è tremendamente difficile prevederlo perché interviene una serie di fattori tecnici, molti dei quali non ci sono chiari».

«Non sappiamo neanche, perché bisogna vedere i singoli contratti, fino a che punto è legittimo che Putin rimborsi in rubli i debiti esteri». Ci sono economisti che dicono che già questo è un default chiamato con un altro nome. «Non ne sarei sicuro. Di certo è un pessimo affare per i creditori. Il default russo potrebbe essere una pietra miliare per la soluzione di questa tragica vicenda, anche se non è detto che finisca così. Ci sono Paesi che resistono anche in condizioni durissime e non vanno in bancarotta», sostiene in un’intervista al quotidiano Repubblica.

La Russia è già fallita una volta, nel 1998, e anche allora il colpo finale glielo dettero le spese per una guerra, quella in Cecenia. «Sono situazioni diverse. Quello fu un default tecnico su una serie di debiti, causato anche da fattori esterni come la crisi delle “tigri” asiatiche che a sua volta privò la Russia di importanti risorse. Ci fu poi un intervento dell’Fmi e della Banca Mondiale, così aiutata dai prezzi del petrolio che risalirono la Russia si riprese con velocità arrivando a diventare la star dei Bric. Stavolta è una crisi più profonda e grave, la reazione europea e americana è più incisiva. Se si arriverà al fallimento della Russia, questo sarà più difficile e penoso da superare. L’isolamento internazionale ora è più forte anche se c’è l’importante incognita della Cina che si dimostra quantomeno prudente».

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