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Marcello Sorgi (La Stampa): «Prevedibile il ritorno al Patto di stabilità, ma non così presto»

Era prevedibile, anche se non così presto, che «i Paesi cosiddetti “frugali” del Nord Europa» avrebbero richiesto di ritornare a sul Patto di stabilità «alla fine non proprio prossima dell’emergenza Covid». Lo sostiene Marcello Sorgi, che commenta il ritorno di stabilità e rigore in Europa.

«E invece, già stamane, nelle riunioni dei ministri finanziari dell’Ue in Slovenia, il problema verrà posto all’ordine del giorno con un documento di otto membri dell’Unione, guidati dall’Austria, che fin da ora vogliono mettere un alt ai progetti di revisione delle rigide regole che hanno sempre messo in difficoltà i Paesi più indebitati come Italia, Francia, Spagna, Grecia etc. Dietro a Vienna» ricorda Sorgi «si muovono invece Olanda, Finlandia, Svezia, Danimarca, Repubblica Ceca e Lettonia, in pratica lo stesso fronte che resisteva un anno fa al piano di aiuti post-Covid».

«È bastato che il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni tratteggiasse pubblicamente la necessità almeno di riflettere sulla necessità di un allungamento dei tempi di rientro dall’aumento del debito pubblico – in pratica una riforma del Patto di stabilità – per motivare gli otto a condividere un documento in cui si sottolinea che “il Trattato obbliga tutti gli Stati membri a correggere ed evitare deficit eccessivi”».

«Per ora si tratta di mettere le mani avanti in una discussione che s’annuncia assai lunga e prenderà tutto il 2022, confermando che la sospensione del Patto è avvenuta in condizioni di emergenza e deve essere ripristinata appena possibile. Ma dai toni non perentori del documento si ricava anche la consapevolezza che non tutto possa essere riportato automaticamente a prima del Covid».

«Insomma, la trattativa è aperta, e comincia prima di quel che si poteva immaginare. Inoltre, per la prima volta in oltre sedici anni, la Merkel non sarà seduta al tavolo del negoziato. Nessuno è in grado di dire cosa questo potrà significare».

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