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Roberto Cingolani (Ministro per la Transizione Ecologica): «La difesa dell’ambiente non dev’essere al servizio dello status quo, ma dell’innovazione e della crescita»

«È l’approccio che deve cambiare: per anni, la difesa dell’ambiente è stata trasformata, mi verrebbe da dire spacciata, per una difesa dell’esistente ed è stata trasformata in qualcosa da mettere in contrapposizione con il progresso, con la crescita, con il benessere».

«L’approccio nuovo, quello che stiamo tentando, penso possa essere questo: fare dell’ambiente un volano della crescita, non della decrescita, e superare la stagione in cui difendere l’ambiente coincideva con il dire no a tutto e coincideva non con il sostenere la crescita ma con il mantenere le cose come stanno».

«Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) è stato costruito anche seguendo questo spirito: mettere la protezione dell’ambiente non al servizio dello status quo ma al servizio dell’innovazione e dunque della crescita». Così il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani in un’intervista al Foglio.

Riguardo le riforme, il ministro commenta: «Il Pnrr è un contratto con un soggetto che ci finanzia, chiamato Europa, e se si vogliono i soldi che abbiamo detto di volere non c’è alternativa a fare tutte le riforme che abbiamo promesso di fare. Dopo di che non so bene quello che succede nei partiti, ma so bene quello che succede in Consiglio dei ministri». «E qui posso dire senza dubbio che tra i ministri che fanno parte del Consiglio c’è la piena, totale e chiara consapevolezza che il Pnrr è come una bicicletta: se si smette di pedalare, il paese si ferma e i soldi non ci sono più. E chi non vuole fare le riforme è come se volesse togliere un po’ di terreno da sotto i nostri piedi e da sotto le nostre ruote. E quando si inizia a correre, e si prende velocità, rimanere senza attrito è particolarmente pericoloso».    

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