“Italia bocciata rispetto al raggiungimento dell’obiettivo al 2030 sullo sviluppo delle rinnovabili fissato dal Decreto Aree Idonee. Nonostante i risultati parziali e positivi di questi ultimi anni – con 17.717 MW di rinnovabili installati dal 2021 al 2024 e una media annuale di 4.429 MW l’anno – l’Italia rischia di non rispettare l’obiettivo degli 80.001 MW di nuova potenza da installare entro il 2030 e di raggiungere questo obiettivo nel 2038, impiegando 8 anni in più. Ad oggi la Penisola con 17.717 MW ha, infatti, raggiunto appena il 22% dell’obiettivo 2030, mancano all’appello 62.284 MW da realizzare nei prossimi sei anni, pari a 10.380,6 MW all’anno.”
A scattare questa fotografia è Legambiente, che oggi presenta alla fiera Key di Rimini il nuovo report Scacco matto alle rinnovabili 2025, in cui è contenuto l’Osservatorio Aree Idonee e Regioni (che ha anche landing page su www.legambiente.it con una mappa interattiva).
Obiettivo dell’associazione è inviare un appello al governo Meloni e alle Regioni ribadendo che “i ritardi che sta accumulando l’Italia sul fronte rinnovabili sono inaccettabili, se si considera l’accelerazione della crisi climatica nella Penisola (2.098 eventi meteo estremi dal 2015 a oggi, di cui 753 allagamenti e 522 danni da raffiche di vento e trombe d’aria; 1.137 i Comuni colpiti) e le mancate occasioni di sviluppo, anche in termini occupazionali, per i territori”.
Servono “interventi strutturali” che Legambiente riassume in dieci proposte a partire da tre capisaldi:
“Lo snellimento degli iter autorizzativi per velocizzare la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, a partire dalle attività di repowering degli impianti eolici già esistenti.
Il rafforzamento del personale tecnico negli uffici regionali e comunali preposti alla valutazione e autorizzazione dei progetti e il completamento dell’organico della Commissione Pnrr/Pniec del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
La revisione del Decreto Aree Idonee, della Legge 199/2021 – dando indicazioni univoche e meno ideologiche alle Regioni – e del Decreto Agricoltura, fornendo una maggiore distinzione tra fotovoltaico e agrivoltaico e prevedendo, ad esempio, la possibilità di realizzare il fotovoltaico a terra nelle aree agricole all’interno dei siti di interesse nazionale e regionale da bonificare.
Senza dimenticare che nel Paese è necessario avviare una ‘rivoluzione culturale’, invitando a guardare questi impianti come occasione di investimento e sviluppo occupazionale per i territori”.
“A livello regionale Valle d’Aosta, Molise, Calabria, Sardegna e Umbria sono le peggiori Regioni in classifica – spiega Legambiente – rischiano di registrare i maggiori ritardi, stimati tra i 45 e i 20 anni, rispetto all’obiettivo fissato al 2030 dal Decreto Aree Idonee, diverso per ogni Regione in base al potenziale realizzabile.
In particolare, la Valle d’Aosta impiegherà 45 anni per raggiungere l’obiettivo 2030 pari a 328 MW (ad oggi ha raggiunto solo il 7%), il Molise viaggerà sui 29 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto solo il 10% dei 1.003 MW richiesti al 2030), la Calabria impiegherà 23 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto solo il 12% dei 3.173 MW al 2030), la Sardegna 21 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto appena il 13% rispetto ai 6.264 MW al 2030), l’Umbria 20 anni di ritardo (ad oggi ha raggiunto il 13% dell’obiettivo di 1.756 MW al 2030)”.
Tra le altre Regioni, “la Sicilia, ottava in classifica, raggiungerà i 10.485 MW al 2030 con oltre 13 anni di ritardo, ad oggi ne ha realizzati appena il 17%. Unica regione che, stando alla media di quanto realizzato negli ultimi quattro anni, centrerebbe l’obiettivo al 2030, pari a 4.757 MW, è il Lazio, che nel 2024 ha raggiunto il 39,9% del suo obiettivo 2030. Quelle che impiegheranno quasi due anni di ritardo sono Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige”.
Salgono a 92 le storie mappate e censite da Legambiente dal 2022 ad oggi nella Penisola: sono 31 quelle censite nel 2024 e che hanno al centro impianti eolici, fotovoltaici e agrivoltaici, segnati da ostacoli che arrivano da Presidenza del Consiglio dei Ministri, Sovrintendenze, Regioni, Comuni, comitati di cittadini e associazioni datoriali.
Altro alert in Italia arriva dal numero di progetti, a livello nazionale, in stallo.
“Dal 2015 al 15 gennaio 2025 sono 2.109 i progetti avviati a valutazione. Di questi, secondo le elaborazioni di Legambiente sui dati disponibili sul portale del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, 115 i progetti in attesa della determina da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, 85 quelli che hanno ricevuto il parere della Commissione Tecnica Via Pnrr-Pniec ma che rimangono in attesa del parere del Ministero della Cultura (Mic), 1.367, pari al 79% del totale, quelli in fase di istruttoria tecnica da parte del Comitato Pnrr-Pniec (con 44 progetti risalenti al 2021, 367 al 2022, 505 al 2023 e 451 al 2024)”*.
“L’Italia è in colpevole ritardo sugli obiettivi di sviluppo delle rinnovabili da raggiungere al 2030 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – I principali ostacoli non tecnologici sono gli iter autorizzativi lenti, per l’ostracismo del Ministero della Cultura e l’inazione delle Regioni, i decreti ministeriali sbagliati e ideologici, come quelli su Aree Idonee e Agricoltura, e le politiche miopi del governo Meloni, che non fa altro che rendere la Penisola ancora più dipendente dagli speculatori del gas, puntando anche sul ritorno del nucleare, opzione energetica sconfitta dal libero mercato, a causa dei suoi costi esorbitanti, mentre altri ritardi potrebbero aggiungersi con le future leggi regionali sulle aree idonee. Per rendere indipendente l’Italia e per aiutare famiglie e imprese, facendo diminuire la bolletta, occorre accelerare la diffusione delle rinnovabili, lo sviluppo delle reti e la realizzazione degli accumuli anche in vista del passaggio dal Prezzo Unico Nazionale dell’elettricità a quelli zonali, che porteranno maggiori vantaggi proprio alle Regioni con una maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili”.
Focus Aree Idonee
Ad oggi, sottolinea Legambiente, sono 9 le Regioni che hanno avviato pubblicamente o approvato l’iter per la definizione delle Aree Idonee.
Analizzando gli iter normativi, sono 4 le regioni – Sardegna, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo – bocciate da Legambiente; 3 – Piemonte, Sicilia e Calabria – quelle giudicate non classificabili in quanto la proposta sulle aree idonee non è ancora finalizzata o incompleta; una regione rimandata – la Puglia – e una sola è stata promossa – la Lombardia – seppur il suo iter non si sia ancora concluso.
Le altre 11 Regioni (Basilicata, Campania, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Liguria, Molise, Trentino-Alto Adige, Umbria, Valle d’Aosta, Veneto) ad oggi non hanno ancora avviato, almeno pubblicamente, l’iter di definizione delle Aree Idonee.
“Il ritardo dell’Italia rispetto agli 80.001 MW da raggiungere entro sei anni” – commenta Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – “è preoccupante così come il muro che diverse Regioni stanno innalzando sul tema aree idonee come nel caso in primis di Sardegna e Toscana che renderanno rispettivamente il 99% e il 70% del territorio regionale non idoneo alla realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili. Due regioni che stanno purtroppo facendo scuola, stando alle dichiarazioni di rappresentanti di altre amministrazioni, nonostante il governo abbia fatto ricorso alla Corte Costituzionale proprio per bloccare la legge sarda sulle aree idonee”.