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Mario Nava (Dg Reform): «L’Europa è pronta a dare una mano all’Italia per non sprecare l’opportunità del Recovery Plan»

Dal fisco alle telecomunicazioni, dalla riforma della giustizia ai trasporti sostenibili, l’Europa è pronta a dare una mano all’Italia per non sprecare l’opportunità del Recovery Plan. Lo spiega in questa  intervista a Milano Finanza Mario Nava, direttore generale della Dg Reform, che annuncia per la prima volta i dieci progetti presentati dall’Italia alla sua struttura per il 2021, tutti attinenti il Piano di ripresa e resilienza.   

Che percezione c’è a Bruxelles sulla situazione attuale in Europa?

C’è speranza, c’è il sentimento che si stia uscendo dalla fase acuta della pandemia e che il ritardo sui vaccini sarà recuperato molto in fretta. E’ un periodo che, pur con le difficoltà del caso, definirei speranzoso”.    

Però tra Paese e Paese ci sono grosse differenze e in Italia anche tra regione e regione…

“C’è ancora una buona differenza tra vaccini distribuiti e inoculati e, all’interno di ciascuno Stato, c’è anche una grossa differenza tra regioni. Il totale europeo dei vaccini inoculati è meno di quello che è stato distribuito. C’è ancora margine per migliorare, ma essenzialmente è un questione logistica”.   

Lei guida da ormai quasi un anno la Dg Reform, vi è già capitato di lavorare con l’Italia?   

“Si ed è tra i paesi membri che hanno più beneficiato della nostra expertise. Finora, da quando esiste la Dg, abbiamo dato supporto all’Italia su 49 progetti e ce ne sono in cantiere altri 10 per il 2021. Fra i primi ne vorrei citare almeno due, il primo sono le Zes, le Zone economiche speciali per promuovere l’imprenditorialità nel Sud Italia e l’altro è quello per aiutare le pmi per investire di più e meglio nella formazione dei loro dipendenti. C’è già avviato anche un progetto per il  sistema di valutazione dei dipendenti pubblici”.

E nel 2021?   

“Nel 2021 i 10 progetti riguardano l’economia circolare e lo sviluppo sostenibile, il miglioramento del sistema tassazione, le ispezioni regolamentari, la disabilità e protezione sociale, i trasporti sostenibili, la digitalizzazione della Pa, la ricerca ed educazione superiore, e appunto il sistema valutazione dei manager del settore pubblico. Per questo ci fa piacere che una delle prime riforme che il governo ha portato agli altari è proprio quella della pubblica amministrazione. Poi abbiamo un’iniziativa per assicurare una più coerente pianificazione dei trasporti sostenibili a livello locale, e un’altra per la riduzione dell’evasione fiscale. Quello che è interessante è che tutti e dieci questi progetti servono o contribuiscono  all’implementazione al Piano nazionale per avere accesso allo strumento (facility) di Recovery and resilience. Che vi prego di non chiamare fondo”.   

Perché è così importante la differenza?   

“Perché il fondo paga i costi mentre la facility (lo strumento) paga la performance e quindi per la facility bisogna avere un piano e in questo piano devono esserci la valutazione dei costi, degli obiettivi intermedi, degli obiettivi finali. Si devono rispettare gli obiettivi intermedi e gli obiettivi finali e poi c’è il pagamento, dopo il primo anticipo del 13% il restante sarà corrisposto al raggiungimento di milestones e target. E’ importante sottolineare questo punto perché è proprio quello che dà la possibilità agli Stati che lo volessero di chiedere il nostro aiuto, se per qualche motivo si rendono conto che il raggiungimento degli obiettivi è in pericolo. Per esempio, noi possiamo dare supporto tecnico  all’attuazione del piano, per raggiungere milestones e target che per qualche motivo fossero difficili da centrare”.   

Faccia un esempio concreto, quanto alle riforme fiscali in cosa consisterà la collaborazione tra Italia e Dg Reform?

“E’ un progetto del 2021 quindi non è possibile ancora scendere nei dettagli, perché non è ancora sviluppato, ma posso spiegare il funzionamento. Si parte con l’autorità di coordinamento italiana che manda il progetto del ministero delle Finanze. Poi la Dg Reform (e siamo proprio in questa fase in questo momento) con il ministero delle Finanze si adopera per passare dall’idea di ridurre l’evasione fiscale, per esempio, ai modi per farlo. Dopodiché insieme al ministero troviamo un partner, che potremmo essere noi o un’organizzazione internazionale o qualunque soggetto esperto in questa materia, e con loro costruiamo un vero e proprio piano di sviluppo del progetto. E’ una triangolazione tra Dg Reform, partner ed ente nazionale”.   

Viste le difficoltà nell’elaborazione del nostro Pnrr, vi è stato chiesto supporto per cercare di metterlo a punto?   

“L’interlocuzione con l’Italia è ottima e il Paese ha la caratteristica che tutte e 10 le proposte che abbiamo approvato entrano nel Pnrr, il che mi sembra veramente positivo. Poi è l’Italia stessa che costruisce il Piano, è importante che ogni Paese ne senta la paternità, perché è il Paese che lo deve portare avanti. Le riforme non possono essere imposte da Bruxelles ma noi stiamo aiutando, credo in maniera molto significativa, sui vari componenti del Pnrr che gli Stati membri ci domandano”.   

Ma poi l’Italia ha davvero difficoltà a stendere il piano?   

“Le difficoltà dell’Italia nello spendere i fondi europei sono ben documentate ma quella è una cosa diversa, erano i fondi di coesione. Qui si tratta della stesura di piani, per cui c’è una dead line che è il 30 di aprile e allora avremo i piani di tutti i Paesi, presumibilmente. Adesso è assolutamente impossibile dire chi va meglio e chi va peggio, ma con tutti gli Stati, Italia inclusa, la Commissione sta avendo un’ottima  interlocuzione sia sugli elementi metodologici che sugli elementi  sostanziali”.   

Ci potrà essere un supporto della Dg anche nell’implementazione del Recovery?   

“Si potrà intervenire soprattutto nella fase attuativa, per l’implementazione si potrà chiedere il supporto della Dg Reform previsto esplicitamente delle RRF Guidance. Adesso stiamo già dando supporto tecnico ad alcuni Stati ma questa fase finirà tra pochi giorni e poi mi aspetto che riceveremo svariate richieste da parte degli Stati membri  durante i prossimi quattro-cinque anni, che saranno quelli di implementazione e di spesa”.   

Potrete intervenire solo su riforme o anche sulla messa a terra dei progetti? Per esempio il piano banda larga?   

“Sui progetti, sempre su richiesta degli Stati, non siamo mai noi a intervenire di nostra iniziativa, ma potremo dare sostegno tecnico, ove richiesto, anche per il tema delle telecomunicazioni. Anche perché la digitalizzazione, insieme allo sviluppo sostenibile, sono le priorità dell’Europa per i prossimi anni”.   

Lei che è Italiano e conosce bene il Paese quali priorità vede tra le tante riforme già suggerite dalla Commissione?   

“C’è tanta carne al fuoco ma credo che una delle cose più importanti sia la riforma della Pubblica amministrazione, per un Paese come l’Italia è essenziale. Recentemente leggevo le dichiarazioni del ministro Brunetta che spiegava come finora le procedure concorsuali siano state troppo lente: in media oltre quattro anni tra emersione del bisogno ed effettiva assunzione dei vincitori, un tempo in cui le priorità possono cambiare. Mi sembra che le prime misure approvate in Italia puntano proprio a semplificare e ad accelerarle. La pubblica amministrazione è centrale sia nelle fasi ascendenti che in quelle discendenti del ciclo e la pandemia ha rivelato quanto il ruolo della Pa e la sua efficacia ed efficienza siano assolutamente centrali.

Altre cose, che sono spesso state segnalate dalle Country Specific reccomandations, sono ad esempio i tempi della giustizia civile e le questioni relative all’efficienza della macchina fiscale. Da tenere presente c’è poi che il piano si inserisce nelle due grandi linee di trasformazione che la Commissione porta avanti e che sono green e digital. Riferimenti imprescindibili perché i fondi dell’Rrf, pagati dal 2022 al 2026, andranno rimborsati dal 2028 fino al 2058 e quindi dovranno essere investiti in cose che continueranno a rendere fino al 2058 e perciò le iniziative dovranno essere allineate con la carbon neutrality, per esempio, il nostro grande obiettivo per il 2050″.

Guardando oltre la pandemia, alla fine di questo enorme piano di sostengo all’economia, sarà arrivato il momento di un bilancio federale, di emissione di un debito comune?   

“Un punto essenziale è che i 750 miliardi del Next Generation Eu non vengono dai governi, ma dal mercato attraverso emissione di titoli garantiti dai governi. Questo è un passaggio fondamentale perché c’è l’emissione di titoli sui mercati a uno scopo ben determinato, che è quello di attuare piani nazionali di Recovery and Resilience. E le due cose sono essenziali. Da un certo punto di vista il recovery è semplice, lo abbiamo visto nel rimbalzo di settembre-ottobre; la resilienza invece è il modello di  crescita. Costruire un modello di crescita che sappia resistere agli shock prevedibili futuri fino al 2050. Gli shock più ovvi e più prevedibili per il futuro sono quelli legati alla digitalizzazione e al tema ambientale, se non si avanza nella giusta direzione”. 

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