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Marco Stella, Vicepresidente Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA): “La transizione non deve essere disarmo industriale. Occorrono subito investimenti pubblici nelle nuove tecnologie” | Stati Generali della Ripartenza

Nella giornata del 25 novembre, Marco Stella, Vicepresidente Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA), ha dialogato con Gian Luca Pellegrini, Direttore di Quattroruote, durante il panel Made in Italy e innovazione tecnologica: il caso dell’automotive”, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.

Gian Luca Pellegrini domanda a Marco Stella cosa si aspetta dall’incontro del 6 dicembre a Roma tra il governo e la filiera italiana organizzato per porre le basi per lo sviluppo futuro: “Intanto fammi salutare e cogliere l’occasione per ringraziare gli organizzatori di questo evento, perché parlano di auto e perché ci danno l’opportunità di essere qui oggi a raccontare ancora una volta questo settore e il suo cambiamento. E fammi fare un piccolissimo passo indietro su una parte del tuo incipit. Quello che è accaduto con la decisione dell’Unione Europea di definire una data termine della produzione della vendita del motore a combustione interna, è una cosa che ha differenziato la nostra area di influenza geopolitica, quindi l’Europa, dal resto dei territori con cui si confronta, quindi la Cina, Asia e gli Stati Uniti anche. E quello che ha differenziato il legislatore europeo dai governanti delle altre aree che nominavo prima, è che fondamentalmente ha avuto questa ansia regolatoria, ha avuto l’esigenza di normare, ma non facendo seguire i necessari incentivi al settore e all’industria. E negli altri territori è accaduto esattamente il contrario. Cioè si è detto che la mobilità elettrica è una parte importante della mobilità, quindi incentiviamo fortemente i player ad andare in quella direzione”.

E poi, Marco Stella aggiunge: “A volte, all’opinione pubblica, sembra di raccontare una storia in cui in Cina si vendono solo auto elettriche. No, in Cina le vendite di auto elettriche sono importanti, credo siano più o meno intorno al 35% di quello che viene immatricolato. Forse, però, in definitiva questi player che oggi si affacciano sul nostro mercato non portano solo tecnologia elettrica, ma portano anche auto ibride. BYD, per esempio, che oggi viene considerato uno dei costruttori più promettenti e più forti, e che ha una leadership su quelle che loro chiamano New Energy Vehicles, è un produttore che è leader, se si somma, anche da parte del motore combustibile. Questa è una premessa fondamentale, per dire che se da una parte abbiamo un approccio legislativo europeo che, nell’auto come in tanti settori, va modificato perché altrimenti noi continuiamo a regolarci e non invece a stimolare i nostri settori industriali, dall’altra parte emerge anche con chiarezza che quello che sta accadendo è che, con una specie di disarmo unilaterale, ossia ci siamo arresi, abbiamo reso la nostra competitività, reso quello che faceva dell’industria europea, leader a livello mondiale, per esempio nella componentistica dove dei primi sette componentisti erano europei, e dal punto di vista tecnologico abbiamo abbandonato queste tecnologie sulle quali noi siamo leader e siamo competitivi, portando la nostra industria in giro per il mondo affidandoci solo ad altre tecnologie in cui sono leader altri”.

“Questo è importante come incipit, – sottolinea Marco Stella – perché quello che stiamo tentando di costruire è un piano di transizione, con una politica industriale per l’auto che è fondamentale. Non possiamo immaginarci che un cambiamento così profondo, dal punto di vista industriale e tecnologico, possa avvenire senza degli stimoli importanti di politica industriale. E in questo senso, col Governo italiano abbiamo firmato un primo accordo strategico col ministro Urso il 18 ottobre. Ed il 6 dicembre proseguiremo in questo percorso e cercheremo anche di iniziare a definire come spendere quelli che ormai residuano, e sono un po’ più di 6 miliardi, del fondo per la transizione dell’automotive che il Governo Draghi, il ministro Giorgetti e il ministro Franco hanno riservato nel bilancio dello Stato fino al 2030 per aiutare questa transizione. Fondo che in parte deve essere ancora destinato a produrre incentivi alla domanda per aiutare l’adozione della nuova tecnologia, ma che allo stesso tempo incentivi via via devono spostarsi sull’offerta”.

“Perché, come abbiamo ricordato, – conclude Marco Stella – il nostro è un settore importantissimo per il Paese, un dato che si ricorda poco è che, come settore industriale, l’automotive è il primo employer. Quindi ci sono oltretutto tanti posti di lavoro in discussione. Noi abbiamo fatto degli studi che abbiamo condiviso anche con i sindacati e con Federmeccanica, dove abbiamo messo in evidenza come vi siano tantissimi posti di lavoro in discussione, e questo percorso che è molto complesso e da fare in tempi molto stretti va fatto con strumenti straordinari come quelli che adottò il governatore Draghi a quel tempo, quindi con una specie di bazooka sostanzialmente, per stimolare il cambiamento di pelle del nostro settore”.

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