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[Lo scenario] Ecco i 5 fattori di crisi e le 4 sfide globali da affrontare 

L’Italia continua a trovarsi davanti a crisi e sfide per il futuro. «Negli ultimi mesi lo scenario di riferimento è drasticamente mutato. A parte la fine improvvisa del governo Draghi e il conseguente clima di grande incertezza politica in Italia, sono cinque i fattori di crisi che emergono dal nostro osservatorio Ambrosetti e su cui desidero riflettere». Questo l’incipit dell’intervento introduttivo del padrone di casa, Valerio De Molli, managing partner e amministratore delegato di The European House-Ambrosetti, in occasione del Forum di Cernobbio. Ecco i cinque fattori di crisi:

Pandemia Covid-19

Con quasi 600 milioni di casi e 6,5 milioni di decessi, il Covid-19 è tutt’altro che sconfitto e a fine agosto il tasso di vaccinazione di ben 118 paesi è ancora sotto il la soglia minima di sicurezza prevista dall’Oms pari al 70%, questo consente al virus di circolare, riprodursi, mutare, lasciando tutti esposti a nuovi rischi.

Fattori geopolitici a partire dalla guerra in Ucraina

Sta generando una crisi umanitaria senza precedenti con oltre 9 milioni di rifugiati nei paesi limitrofi, circa 160 mila solo in Italia in pochi mesi del 2022 (rispetto ad una media del decennio precedente di circa 5 mila all’anno). La situazione internazionale non è certo migliore ovunque si guardi: i Paesi del Nord Africa rischiano una crisi alimentare a breve, la Libia resta in equilibrio instabile, i Balcani sono irrequieti, in asia l’Iraq è in preda alla violenza, Siria e Yemen continuano a deteriorare, l’Afghanistan è quello che è, così come preoccupano lo Sri Lanka, le filippine, il Myanmar e il triangolo Hong Kong, Taiwan, Cina.

In Africa c’è solo la scelta dei paesi stretti tra conflitto e danni climatici: Sudan, Congo, Somalia, Nigeria, Etiopia per prenderne i più rilevanti. Senza dimenticarci di un evento assai meno drammatico, ma che nondimeno rischia di incidere profondamente sugli equilibri occidentali se non planetari, le elezioni di mid-term di novembre negli Usa.

Esplosione dell’inflazione ben oltre i livelli di guardia con conseguenze su famiglie e imprese

Siamo ai livelli massimi degli ultimi 40 anni in usa (+8,5%), eurozona (+8,9%) e in Italia (+7,9%) causando impatti enormi sui consumi delle famiglie che in Italia nel mese di giugno 2022 sono diminuiti del 3,8% in volume rispetto a giugno 2021 e sui costi delle imprese (secondo confcommercio sono a rischio 120 mila imprese e 370 mila posti di lavoro)

Esplosione dei costi energetici e della sicurezza energetica nazionale

Tra il mese di luglio 2020 e luglio 2022 il prezzo del petrolio è più che raddoppiato e quello del gas naturale in Europa è cresciuto di 28,5 volte, con impatti significativi sul costo dell’energia: il prezzo dell’energia è arrivato al picco di 488,2 euro a megawattora in agosto (x10 volte in 18 mesi). L’Italia consuma circa 300 TWh di elettricità all’anno. Ai prezzi attuali, sul piano teorico, la bolletta elettrica del paese potrebbe ammontare a circa 146 miliardi di euro (rispetto i 15 miliardi di euro nel 2019). a rischio la sicurezza energetica del nostro paese: nella ricerca realizzata con Enel che presenterà andris piebalgs domani abbiamo elaborato un modello proprietario che quantifica l’indice di dipendenza dal gas naturale dell’economia dei paesi: l’Italia purtroppo è il paese peggiore con la più alta dipendenza pari al 41% (rispetto a una media europea del 23%).

Disruption delle filiere di approvvigionamento

L’Ucraina, e in particolare l’area del Donbass, detiene significative riserve minerarie chiave per lo sviluppo delle filiere industriali, con 20 mila depositi e siti di 97 tipi di minerali. L’Ucraina è responsabile del 70% delle forniture mondiali di neon, indispensabile per la produzione di microprocessori. Da Russia e Ucraina arriva quasi un terzo delle forniture mondiali di cereali e più del 50% dei semilavorati d’acciaio.

L’effetto combinato di questi fattori sta determinando impatti socioeconomici di enorme portata. Tutti gli istituti di ricerca e think tank hanno rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2022 rispetto allo scenario pre-conflitto. «Preoccupano inoltre quattro grandi sfide globali, che passano in un silenzio assordante nella campagna elettorale italiana», ha aggiunto De Molli. Eccole:

Emergenza climatica e idrica

Incendi in Francia e Spagna; stato di emergenza per alcune grandi città del Regno Unito come Londra (maggior di 40 gradi), in Germania il Reno è in secca. Anche l’Italia sta vivendo la peggiore crisi siccitosa degli ultimi 70 anni: il primo semestre 2022 è stato il più caldo della storia (+2,7 gradi rispetto alla media) con precipitazioni in calo del -48%. Se non interveniamo subito, nel 2.100 avremo un’estate più calda di +8 gradi. In altre parole, Torino sarà come Karachi, in Pakistan. L’Onu stima che entro il 2050 una combinazione di problemi e conflitti legati all’acqua e al clima costringerà un miliardo di persone a migrare come unica opzione per salvarsi.

“Inverno” demografico

Viviamo una sorta di paradosso per cui nel 2050 la popolazione globale sarà aumentata di oltre 2 miliardi di persone rispetto ad oggi. Al contrario le economie mature stanno vivendo una continua decrescita della popolazione. L’Italia passerà dai 59,6 milioni di abitanti nel 2020 ai 57,5 milioni nel 2030, fino ai 51,0 milioni nel 2050 secondo le stime di Istat nello scenario peggiore, che significherà perdere nel 2070 un terzo del pil: chi pagherà pensioni e sanità in assenza di politiche attive concrete sull’immigrazione?

Sicurezza alimentare

Secondo una task force delle Nazioni unite oltre 60 Paesi nel mondo faticano ad importare materie prime agricole e 12 governi (tra cui Pakistan, Myanmar, Peru, Malawi, Burundi, Nigeria) sono prossimi all’inadempienza nel rimborso del debito. 828 milioni di persone hanno sofferto la fame nel 2021, 46 milioni di persone in più rispetto all’anno precedente e 150 milioni in più dal 2019. A questo proposito vorrei ricordare il paradosso per cui ogni anno nel mondo si registrano 35 milioni di decessi per fame e quasi altrettanti (oltre 30 milioni) per patologie legate all’eccesso di alimentazione (diabete e colesterolo e malattie cardiovascolari).

Tensioni sociali

Le disuguaglianze di reddito sono previste in aumento a livello globale. Si stima che, senza interventi di policy, meno dello 0,1% dei più ricchi potrebbe detenere il 25% di tutta la ricchezza mondiale entro il 2030. In Italia, il reddito disponibile delle famiglie meno abbienti verrà ridimensionato dall’inflazione: -16,2% per le famiglie più povere vs. -3,9% per quelle più ricche. 

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