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[L’intervento] L’intelligenza artificiale rischia di uccidere il made in Italy

di Francesco Schlitzer, fondatore di Vera Studio

Tra i compiti dichiarati dal governo c’è l’obiettivo di voler fare molto di più per tutelare l’industria nazionale, la creatività e il made in Italy.

Alcuni sistemi di intelligenza artificiale (Ai) sono già una seria e concreta minaccia. Basta andare su un sito come StableDiffusion o Midjourney e provare.

Ad esempio, inserendo un prompt di testo otteniamo un disegno o un’immagine e – via via che si accede a forme più evolute della stessa applicazione – il risultato finale migliora sino ad essere identico a ciò che l’utente desidera.

Questi sistemi raschiano tutto ciò che è utile e lo fanno sostanzialmente gratis e sfruttando il lavoro altrui.

Non serve avere lo sguardo lungo, per capire che tra qualche anno, professioni come quella del doppiatore, del disegnatore o dello stilista potrebbero sparire del tutto.

Nel settore della fotografia sarà pressoché impossibile distinguere l’immagine vera da quella falsa. E non è solo una questione che riguarda singole professioni, ma toccherà interi comparti produttivi: editoria, intrattenimento, disegno industriale, fotografia, videogames a chissà cos’ altro.

Per alcuni però non importa se qualche professione nel tempo sparirà o qualche industria morirà, il futuro che avremo davanti sarà meraviglioso per tutta l’umanità. Una tesi che contiene in sé il sottostante paradosso: l’umanità beneficerà dell’eliminazione del fattore umano.

Lo scorso marzo, la Federal Trade Commission Usa ha condannato una società di servizi di marketing a cancellare i dati sanitari raccolti su minori senza il consenso dei genitori, incluse le immagini: “La nostra decisione contro questa società è di cancellare i dati illeciti, distruggere tutti gli algoritmi e pagare una sanzione per la loro violazione della legge”, ha affermato Lina Khan, presidente della Ftc.

Nessuno vuol mettere in dubbio che le applicazioni di Ai possono portare straordinari risultati in molti campi come ad esempio la medicina, ma è altrettanto indubitabile che occorra avere delle regole sull’utilizzo di questi sistemi.

Il tema quindi esiste ed è urgente sia nei settori più sensibili come quello dei dati personali che in quello industriale e delle professioni.

In Europa è all’esame del Parlamento Europeo e del Consiglio una proposta della Commissione di regolamentazione dell’uso di applicazioni Ai chiamato Ai Act.

Si tratta di una proposta di regolamento che procede a rilento e che sta passando del tutto inosservata agli occhi di tanti, anche dei più diretti interessati.

Il testo è incentrato sui sistemi di Ai cosiddetti “ad alto rischio”, cioè tutti quei sistemi che violano la nostra privacy, l’identità o altri diritti considerati fondamentali.

Pensiamo solo all’utilizzo del riconoscimento biometrico per ragioni di sicurezza o a quello dei dati sanitari.

Poco o nulla si dice invece sulle applicazioni AI in altri ambiti, se non che questi sistemi dovrebbero dichiarare come raccolgono i dati.

La Commissione propone per le aziende dei codici di autoregolamentazione ma non si capisce come molte di queste società possano rispettare un codice di autoregolamentazione europeo quando già oggi violano, in diversi casi, le stesse norme europee e internazionali.

La sovranità alimentare è certamente importante e anche la tradizionale lotta alla pirateria, ma il governo italiano farebbe bene subito ad attivarsi in sede europea per rendere più efficace l’Ai Act che oggi è del tutto inadeguato a difendere gli interessi del nostro Paese.

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