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[L’intervento] Il digitale è la chiave per la competitività delle PMI: ne va agevolata l’adozione

Pubblichiamo l’intervento di Doris Messina, ceo e founder di Tot.

«L’utilizzo di strumenti digitali per la gestione finanziaria è ormai un concetto assodato che le grandi imprese hanno fatto proprio e che ha permesso, in modo più o meno riuscito in base ai casi, di ottimizzare le operazioni, efficientare il business, scalare processi, aprirsi a nuove opportunità e ridurre sensibilmente alcuni costi. Un percorso intrapreso però solo da chi ha potuto permetterselo sia in termini di capacità di investimento che di risorse dedicate. SE guardiamo a centinaia di migliaia di eccellenze imprenditoriali di piccole e medie dimensioni, vediamo che tanto c’è ancora da fare.

Parliamo di un target estremamente numeroso e fondamentale per il nostro tessuto economico fatto di oltre 800 mila realtà che si sommano agli oltre 5 milioni di lavoratori a Partita Iva che non hanno ancora visto nella digitalizzazione una priorità, correndo il grande rischio di non riuscire a mantenere un rapporto di efficienza e competitività nel medio periodo. Il digitale non solo semplifica i processi e ottimizza i costi, ma permette la convergenza tra gestione finanziaria e amministrativa, restituendo all’imprenditore il governo della propria società: avere sotto controllo lo stato di fatto di un’attività è essenziale ma avere la consapevolezza per fare scelte adeguate al futuro è cruciale. La differenza che nella vita di tutti giorni c’è tra vivere e sopravvivere.

Gli strumenti oggi sul mercato agevolano un cambio epocale: avere un unico punto di riferimento per tutti gli attori con cui un’azienda si interfaccia, automatizzare alcuni processi, dare nuovi strumenti per accedere al credito. Tutto questo renderà le imprese di piccole dimensioni più solide, a vantaggio dell’intero sistema Paese. Equilibrio è la parola chiave, una ricerca che per le Pmi non può più essere rimandata, il momento storico lo impone. Nel mio ruolo di ceo di Tot mi confronto quotidianamente con gli imprenditori che esprimono timori per il futuro ma anche apertura a nuove soluzioni per difendere i loro progetti e le persone che da loro dipendono.

Non c’è bisogno di essere capi di industria illuminati e visionari per intraprendere questo nuovo cammino, sul mercato ci sono soluzioni a portata di mano e sta a tutti noi che lavoriamo nel campo dell’innovazione finanziaria mostrargliele. Fare sistema ha sempre portato a risultati validi, oggi dobbiamo lavorare per democratizzare l’accesso agli strumenti e per diffondere una cultura di finanza innovativa fatta di tecnologia, di apertura, di collaborazione. In questo contesto l’apertura che contraddistingue l’ecosistema fintech assume un ruolo altamente strategico: la cooperazione e l’integrazione delle diverse soluzioni permette l’offerta di soluzioni che coprono tutta la catena di gestione di un’impresa, abbattendo le barriere all’ingresso.

Lavorando da tanti anni nel mondo della finanza ho capito che il digitale rappresenta uno strumento di inclusione e democratizzazione di servizi di alto livello e di accesso a know how, è stato così per il retail e deve esserlo anche per le imprese, soprattutto per quelle più piccole, meno attrezzate per loro natura. È la discriminante per la competitività, strumento e volano per la crescita, e nessuno deve rimanere escluso. Tot nasce con questo obiettivo. Mentre le banche tradizionali tendono a costruire il proprio ecosistema territorialmente e in autonomia, il digitale dà accesso a una serie di servizi nazionali, ma anche internazionali, di eccellenza a un costo solitamente inferiore.

A tendere gli istituti tradizionali manterranno un ruolo importante: imprese e banche lavoreranno insieme per tematiche di struttura, rilevanti e spesso occasionali, come il credito a medio-lungo termine, le operazioni straordinarie, la finanza d’impresa, cioè elementi che fanno la differenza nella pianificazione a lungo termine per l’azienda, ma che non sono necessariamente all’ordine del giorno. La routine sarà gestita in maggioranza e con più semplicità in modo digitale. Quindi, da questo punto di vista andiamo verso complementarità di soggetti digitali e tradizionali che nel loro insieme, possono servire le aziende al 100%.

Vedo un graduale avvicinamento al digitale e sempre più fiducia nelle soluzioni fintech presenti sul mercato, a cui vengono riconosciute facilità di fruizione e capacità di semplificazione dei processi. Una fiducia che è la trasposizione dell’esperienza che gli imprenditori fanno da clienti privati e che si attendono possa essere portata anche in ambito business. Si tratta di studiare soluzioni mirate, pensate per le esigenze specifiche di questo target e capaci di evolvere parallelamente ai cambiamenti di mercato. Da operatore del settore e da imprenditrice posso affermare che il percorso verso una sempre più massiccia adozione di soluzioni digitali è stato ormai intrapreso e sarà ogni anno più evidente, anche le piccole realtà potranno beneficiarne».

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