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[L’intervento] Ferruccio De Bortoli (ex direttore Corriere e Sole 24 Ore): «Essere in sintonia con il proprio tempo non vuol dire subirlo, ma cercare di migliorarlo»

“Felici al lavoro” è il titolo del libro di Franco Moscetti (presidente Oviesse e membro dell’Osservatorio Riparte l’Italia) e Nicola Chighine (Leadership Trainer, Coach, Emotional Intelligence Professor) edito da “Edizioni Il Punto d’Incontro” dove vengono raccolte le storie e gli strumenti del MentorCoaching®, con la finalità di avere più consapevolezza, soddisfazione e migliori risultati in ambito lavorativo, a tutti i livelli. Riportiamo da quest’opera la prefazione scritta da Ferruccio De Bortoli, presidente dell’Associazione Vidas di Milano e ex direttore del Corriere della Sera e de Il Sole 24 Ore.

Lo sguardo è quello che conta. Sempre. Se è concentrato sul proprio ombelico è piegato dalla vanità. Se è perso nel vuoto non scorge né limiti né orizzonti. Una forma di cecità visiva. Chi è in sintonia con il proprio tempo – e non lo subisce ma cerca di migliorarlo – non si rassegna all’inerzia delle cose. Vede dove altri non guardano. Non si specchia nel prossimo e, soprattutto, non fa sconti a se stesso. Conosce i suoi limiti ma si propone di superarli. Impara dagli errori ma non è disposto a tollerarne troppi.

Vi sono state stagioni più semplici per il management e per la cittadinanza aziendale. E più comode. Lunghi periodi storici nei quali il consenso era solo il precipitato del potere, la mappa dei ruoli interni una geografia intoccabile, il comando una pratica quasi medievale, efficace persino nella sua durezza, i percorsi di carriera sentieri predefiniti. Nulla è rimasto. Oggi l’identità manageriale è tanto incerta quanto attraente nella sua evoluzione. È un impasto acrobatico della consapevolezza di ciò che si è, delle proprie potenzialità, e dell’umiltà di riconoscere quello che non si è.

E spesso è tanto.

Come avviene nei tornanti della storia, progredisce chi si adatta meglio e sa cogliere in tempo i segni del cambiamento. Li interpreta e non li subisce. Li adatta rinnovandoli e non li applica soltanto, a volte senza nemmeno capirli. Ma basterebbe alzare un po’ lo sguardo – eccolo ancora lo sguardo – e rendersi conto di essere dopotutto dei privilegiati perché ad altre generazioni non è capitato di essere nel mezzo di un vortice di cambiamenti epocali nel modo di fare impresa ma soprattutto di condurla. Un salto di paradigma tecnologico (ed ecologico) ma soprattutto nell’antropologia delle organizzazioni umane. E non solo quelle produttive o presunte tali. Basti pensare solo all’effetto dello smart working (che spesso è tutt’altro che smart). Capi e collaboratori hanno perso la loro fisicità. Costruire rapporti solidi, indispensabili per far crescere una cultura aziendale, è arduo. Nel dilagare delle connessioni si innalzano anche muri invisibili. Invisibili ma resistenti.

Quello che vi apprestate a leggere può essere considerato un manuale di sopravvivenza attiva del manager. O, meglio, un baedeker per un viaggio di purificazione organizzativa. Dentro se stessi e nella mente dei propri collaboratori. O se volete anche un breviario di cittadinanza aziendale che è tanto più forte quanto migliori sono le relazioni tra le persone, elevata la fiducia nell’altro, indipendentemente dalle gerarchie interne. Franco Moscetti e Nicola Chighine sono gli inventori del MentorCoaching® che potremmo definire una sorta di spa dell’anima manageriale. Un bagno termale che si propone di togliere, in un’attività formativa di accompa- gnamento, di sostegno e formazione, le scorie più dannose del pensiero comune – alimentato da conformismo e mediocrità – ormai così diffuso da essere endemico. Un cuscino sul quale si adagiano le teste obbedienti ma non quelle pensanti. Assai rare.

“La prima sfida è stata cambiare il mio approccio” dice Luca Colombo, che guida Meta/Facebook in Italia, uno degli intervistati dai due autori. E qui ritorna lo sguardo. “Il capo deve crederci e dimostrare agli altri che ci crede” sintetizza Luca Foresti. Con le cliniche Sant’Agostino, Foresti ha dimostrato che si può fare buona sanità privata a tariffe agevolate. Un low cost di qualità attento ai diritti e alle attese di tutti i cittadini che sono ormai gli stakeholder di ogni attività economica. Se c’è il cuore, oltre alle capacità professionali, allora crescere e migliorarsi appare più facile. Lo testimo- nia Francesca Pasinelli, direttrice generale di Telethon. “Il coaching se fatto bene ha una forza magnetica che invita a esplorare”. E detto da chi fa ricerca ha un suo preciso significato. Ridisegnare ogni giorno il proprio lavoro, consiglia Claudia Parzani, presidente di Allianz Italia e responsabile europea di Linklaters. Trovare un senso, una finalità, in quello che si fa, indipendentemente dalla carriera e dallo stipendio.

La consapevolezza di sé, self awareness, è indispensabile. Come la deter- minazione a ottenere un risultato. Ma occorre anche coltivare interessi diversi. Lo suggerisce Giuseppe Stigliano, CEO di Spring Studios. Avere, ancora una volta, uno sguardo più ampio, aperto, che non significa assolu- tamente essere distratti o vaghi. Ma semplicemente tutelarsi dalle ossessioni. Dannose per sé e per gli altri. E non cadere nella trappola della miopia. Impedisce di guardare ma non di sfuggire al giudizio dei propri collaboratori. Mentore era il suggeritore di Ulisse. Prezioso ma non sempre. E Ulisse Dante lo mette all’Inferno. Un buon “allenatore della mente” insegna anche a dubitare di ogni consigliere. Anche del più bravo.

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