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L’apocalisse era un’allucinazione | L’analisi

Federico Rampini analizza le profezie – sbagliate – sulla crisi: “Un anno fa a quest’epoca – scrive l’editorialista del Corriere – l’Occidente cominciava ad applicare le sanzioni economiche contro la Russia. Ne seguì uno psicodramma nazionale, sui danni tremendi che ci saremmo auto-inflitti con quelle sanzioni. Un anno dopo, nulla di tutto ciò si è verificato. La distanza dalle profezie apocalittiche di un anno fa è abissale. Ci impone di analizzare le cause di una previsione così clamorosamente sbagliata“.

“La Russia — proprio per l’incapacità di Putin di modernizzarla — ha un’economia minuscola: pesa un quattordicesimo di quella americana, non si classifica tra le prime dieci economie del pianeta. Ciò che è avvenuto all’economia italiana nel 2022 ci ricorda a quale mondo apparteniamo. Il concetto di Occidente – sottolinea Rampni – non evoca soltanto una realtà geopolitica, un sistema di alleanze, un modello di valori al quale ci sforziamo di essere fedeli: è anche un aggregato di interessi materiali, costruito in molti decenni di scambi commerciali e investimenti. I nostri mercati di gran lunga più importanti sono e resteranno sempre dislocati sull’asse atlantico, situati nell’Unione europea e nel Nordamerica“.

Un altro allarme da ridimensionare riguarda il costo dei nostri aiuti all’Ucraina. Un’illusione ottica li ingigantisce, e non solo in Italia. Chi sta facendo di più in assoluto per sostenere l’Ucraina, cioè gli Stati Uniti – ricorda – ha speso finora lo 0,2% del suo Pil per fornire assistenza economica, umanitaria e militare a Kiev. Tutti gli altri hanno fatto molto meno. Dopo aver constatato che anche questa Apocalisse era un’allucinazione, dovremmo concederci un riconoscimento. Se i danni paventati non si sono verificati, lo dobbiamo ai due ingredienti del modello occidentale: l’economia di mercato e la democrazia. Ma per la stessa ragione per cui ce la siamo cavata così bene negli ultimi dodici mesi, sarebbe ingenuo sottovalutare i segnali che vengono dalle nostre opinioni pubbliche. La strada è ancora lunga. Di sicuro a Washington – conclude Rampini – la ricerca di una via d’uscita verrà accelerata dall’avvicinarsi dell’elezione presidenziale nel 2024”.

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