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L’accomodante politica di Federal Reserve sui tassi degli Stati Uniti

Negli ambienti era nell’aria. Ora c’è la conferma. I banchieri centrali della Federal Reserve degli Stati Uniti hanno mantenuto i tassi d’interessi fermi nel range 0-0,25%, indicando l’intenzione di mantenerli su tale livello almeno fino al 2022, e stanno  studiando come fornire un maggiore supporto all’economia americana colpita al cuore dal coronavirus. “Siamo fortemente impegnati a utilizzare i nostri strumenti per fare  tutto il possibile e per tutto il tempo necessario a fornire un po’ di  sollievo e stabilità – ha detto il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell – non stiamo pensando di aumentare i tassi”,

Le previsioni dei banchieri sull’economia USA sono di una contrazione tra il 4% e  il 10% quest’anno, mentre le proiezioni per il prossimo anno sono state incerte, con la maggior parte che stima una crescita del 5%  circa. La Fed ha poi confermato che comprerà ogni mese almeno 80 miliardi dollari in Treasury e 40 miliardi in titoli ipotecari, al netto delle obbligazioni  in scadenza. Dal rapporto della scorsa settimana sull’economia emergeva la creazione di 2,5  milioni di posti di lavoro a maggio, evidenziando il potenziale danno a  lungo termine che il virus potrebbe infliggere cambiando il comportamento  dei consumatori e delle imprese. Powell è stato meno ottimista: “È stata una gradita sorpresa. Speriamo di ottenere molti altri risultati  simili, ma penso che dobbiamo essere onesti, sarà una lunga strada”.

LE REAZIONI
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“La Fed, pur prendendo atto che la situazione è migliorata, rimane guardinga e conferma l’atteggiamento accomodante, stimando che saranno necessari quasi 3 anni per l’economia prima di ritornare ai livelli  pre-Covid”

Banca Lombard Odier
“La Fed non ha intenzione di diminuire gli acquisti a breve. Sembra determinata a mantenere il suo ritmo di quantitative easing per migliorare  la liquidità e il buon funzionamento dei mercati finanziari – afferma  Samy Chaar, capo economista della Banca Lombard Odier – la politica monetaria della Fed resterà molto accomodante a seguito di uno shock economico di proporzioni storiche”.    

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“Sembra che, tra una ripresa a ‘V’ e una a ‘U’, la Fed si aspetti più che altro un andamento a ‘W’ dell’economia americana – il commento di Edoardo Fusco Femiano, Market Analyst di eToro in Italia – fondamentalmente Powell si aspetta un discreto rimbalzo nella seconda  meta’ del 2020 e un ritorno graduale ai livelli economici pre-Covid nel  2021. Sul fronte dei tassi di interesse la Fed  sta proiettando l’attuale livello fino al 2022, un periodo di tempo  decisamente esteso. Nel corso della conferenza stampa, Powell non ha fatto menzione di ulteriori misure, quali controllo della curva dei rendimenti ma, nel complesso, la posizione del Fomc resta piuttosto accomodante”.    

ING
“La riunione della politica della Federal Reserve e la dichiarazione di  accompagnamento erano in gran parte quelle attese. La comunicazione è rimasta invariata con lievi modifiche per riflettere un migliore funzionamento dei mercati  finanziari. La Fed continua a sottolineare i notevoli rischi per le prospettive. La banca centrale americana è più pessimista sulla crescita di noi, ma di conseguenza vede una crescita più marcata negli anni successivi. I funzionari sono  inoltre del parere che ci saranno implicazioni a lungo termine per il mercato del lavoro con un tasso di disoccupazione apparentemente lento nel percorso di diminuzione”.    

deVere Group
“La Fed ritiene che le prospettive economiche per il resto di quest’anno saranno difficili, ma continuerà ad acquistare debiti garantiti dal  Governo almeno al ritmo attuale. I mercati ritengono però che l’ammontare sarà ulteriormente aumentato – afferma Nigel Green, Ceo di deVere Group – ciò supporterà e probabilmente spingerà al rialzo i  prezzi degli asset andando avanti. Gli investitori ora saranno pronti a cogliere le opportunità prima che vengano annunciati pacchetti di stimolo nuovi o migliorati”.    

Commerzbank
“L’economia  continuerà a richiedere un massiccio sostegno dalla politica monetaria”. Così Christoph Balz, economista di Commerzbank,

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