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La lezione di Einaudi e Baffi per battere l’inflazione | L’intervento di Patuelli

Intervento di Antonio Patuelli, presidente dell’Abi

In una fase di ripresa del carovita produce interesse ed emozione riscoprire quanto la Seconda Guerra Mondiale abbia distrutto il mondo produttivo e fatto crescere un’inflazione rilevantissima.

Ci aiuta il prezioso libro di Pierluigi Ciocca (che ha sempre studiato e lavorato in Banca d’Italia fino a divenirne vicedirettore generale) su “La Banca d’Italia. Un’istituzione speciale” (Aragno Editore), dove emerge che nel 1944 Paolo Baffi, allora esponente di punta del Servizio Studi di Bankitalia e poi governatore, scrisse che fra il 1939 e il 1944 il reddito reale nazionale si dimezzò e i prezzi all’ingrosso aumentarono di oltre otto volte per poi crescere di 42 volte fra il 1939 e il 1947, quando intervenne il salvataggio della lira da parte di Alcide De Gasperi e Luigi Einaudi.

Infatti nel gennaio 1945, quando l’Italia era ancora divisa in due e campo di battaglie, Luigi Einaudi venne arditamente riportato a Roma dall’esilio svizzero e insediato governatore di Banca d’Italia per affrontare una situazione drammatica anche per l’economia che, rileva Ciocca, vedeva nel 1945 crescere i prezzi all’ingrosso del 140% e il pil crollare del 10% regredendo del 45% rispetto all’anteguerra.

In questo contesto, conclusa la guerra, fu salvata la lira con una manovra che in poche settimane abbatte’ l’inflazione galoppante senza gravi ripercussioni per le attività economiche, cambiando le aspettative sulle prospettive, ristabilendo fiducia nella moneta.

Un’inflazione soprattutto derivante dalle aspettative venne risolta rovesciando le aspettative. La situazione attuale è ben diversa.

L’inflazione, che ha prevalenti altre cause, sussiste ma non ai livelli elevatissimi di allora e l’euro è ben più solido della vecchia lira.

Però l’esperienza degli anni ’40 deve essere d’insegnamento, anche per evitare troppe dichiarazioni sulle scelte monetarie che debbono essere sempre basate su dati reali e su risolute strategie e decisioni.

Infatti Ciocca rileva che “la politica monetaria può essere risolutiva nel superamento di una condizione inflazionistica e segnatamente quando in essa sono dominanti incertezza e aspettative. A questo fine la politica monetaria dev’essere tempestiva, rigorosa, ferma, credibile”.

Dopo il salvataggio della lira nel 1947, fra il 1948 e la crisi petrolifera del 1974, ricorda Ciocca, “il pil dell’Italia crebbe al ritmo formidabile del 6,5% l’anno. L’Italia uscì da una secolare arretratezza sino a entrare nel gruppo dei 7 Paesi più industrializzati”.

Le scelte decisive compiute nell’immediato Dopoguerra “furono tre: la riapertura dell’economia alle relazioni con l’estero, la definitiva industrializzazione del Paese, estesa al Mezzogiorno, e appunto la stabilità della lira. Se la stabilità della lira non fosse stata conquistata, né la ricostruzione né il miracolo economico avrebbero trovato fondamento”.

Il consensuale divorzio del 1981 fra Banca d’Italia e ministero del Tesoro chiuse la prassi per cui Bankit acquistava i Bot non sottoscritti: quella decisione fece poi emergere le valutazioni che i mercati internazionali davano ai debiti della Repubblica e indicarono nel risanamento dei conti pubblici l’indispensabile strategia per concorrere, con le politiche monetarie, ad abbattere l’inflazione. Si tratta di un insegnamento quanto mai attuale.

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