Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Innovazione digitale: sfide e opportunità per le banche centrali | L’intervento di Alessandra Perrazzelli VDG Banca d’Italia

Riportiamo il testo dell’integrale della Lectio Magistralis tenuta da Alessandra Perrazzelli, Vice Direttore Generale della Banca d’Italia, sul tema Innovazione digitale: sfide e opportunità per le banche centrali.

Signore e Signori, ringrazio per l’invito a tenere l’VIII lectio magistralis dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria (AIAF).

Nel mio intervento – che si articola in quattro parti – mi soffermerò ad illustrare: gli elementi caratterizzanti l’innovazione nel settore bancario, finanziario e dei pagamenti; il ruolo delle cripto-attività; la strategia a sostegno dello sviluppo digitale della Banca d’Italia e il ruolo dei cd. facilitatori dell’innovazione; terminerò con alcune riflessioni sul ruolo dell’euro digitale.

Ogni giorno sperimentiamo come l’innovazione tecnologica pervada diversi ambiti della vita sociale, del settore economico e produttivo come di quello finanziario.

Le stesse Banche Centrali e le Autorità di Vigilanza non sono escluse da questi cambiamenti, dalle sfide e dalle opportunità che essi portano con sé.

In particolare, la digitalizzazione in atto nel settore bancario, finanziario e dei pagamenti spinge verso profonde trasformazioni di paradigmi consolidati che: modificano i modelli di operatività grazie alla nascita di nuovi servizi e alla riorganizzazione dei processi; ridefiniscono i perimetri dei mercati di riferimento anche a seguito dell’entrata di nuovi operatori come le “BigTech” o piccole e agili “FinTech”; scompongono e ricompongono – secondo nuove tipologie di rapporti anche non definiti su base contrattuale – le catene del valore.

Lo scenario descritto – in cui complessità e velocità rappresentano due delle principali forze del cambiamento che stiamo vivendo – richiede di ridisegnare e sviluppare i presidi, i sistemi di controllo, gli strumenti e gli approcci che come Banche Centrali e Autorità di Vigilanza adottiamo nello svolgimento delle nostre molteplici funzioni istituzionali: politica monetaria e stabilità finanziaria, sorveglianza sui sistemi di pagamento, vigilanza bancaria e finanziaria, tutela della clientela.

L’innovazione tecnologica nel sistema finanziario e dei pagamenti

Nel settore finanziario l’innovazione tecnologica favorisce la riorganizzazione dei processi di intermediazione tradizionale – trasformando l’operatività e le modalità di erogazione dei servizi –, ridisegna le strategie di sviluppo, stimola l’efficienza e promuove nuove forme di inclusione finanziaria.

I progressi innovativi, spostando la frontiera dell’efficienza, richiedono agli intermediari di pianificare proattivamente consistenti investimenti al fine di assicurare la propria capacità competitiva nel tempo.

La leva tecnologica crea nuove opportunità, consentendo anche ad intermediari più piccoli di rimanere sul mercato grazie alle collaborazioni e alle partnership con altri soggetti, spesso non finanziari.

La presenza di operatori che provengono da settori economici diversi da quello finanziario se da un lato accresce la concorrenza – come ad esempio nel settore degli strumenti di pagamento –, dall’altro favorisce nuove forme di cooperazione soprattutto su temi di frontiera, che richiedono competenze specialistiche come l’intelligenza artificiale, le cd. tecnologie basate su registri distribuiti (DLT/ blockchain), l’internet of things, le applicazioni biometriche, il quantum computing, etc.

Siamo consapevoli che l’interconnessione tra soggetti diversi è la cifra distintiva della finanza digitale che lega componenti tecnologiche ed operatori appartenenti a settori economici diversi, attraverso differenti canali: l’outsourcing in favore di soggetti spesso di grandi dimensioni che offrono le partnership strategiche e tecnologiche, le infrastrutture tecnologiche e di rete, lo sviluppo di servizi basati su tecnologie innovative.

Siamo anche consci del fatto che l’importanza di cogliere le opportunità insite in questa transizione non debba portare a trascurare i rischi derivanti dalle iniziative intraprese, tra cui rilevano in modo particolare: la sostenibilità del business e i profili di continuità operativa, la sicurezza informatica e la dipendenza dai fornitori in caso di esternalizzazione.

Si tratta di aspetti di grande attualità – che possono riassumersi nella locuzione operational resilience.

In tale ambito abbiamo ormai raggiunto un certo grado di maturità.

Non dovremmo più trattarli come ‘nuovi rischi’: sono ormai stabilmente in cima alle agende degli standard setter e delle autorità, a livello nazionale e internazionale.

Stiamo accumulando esperienza concreta di supervisione su questi fronti, pur in un quadro regolamentare ancora in corso di definizione.

In tutti i settori – in particolare in quello finanziario, bancario e dei pagamenti – gli investimenti in nuove tecnologie, l’innovazione di prodotto e di processo, l’adeguamento delle conoscenze dei dirigenti e dei dipendenti sono dunque elementi assolutamente necessari per rispondere alle pressioni competitive, per aumentare i livelli di efficienza e di sicurezza, nell’industria come nelle autorità, incluse le Banche Centrali.

La strada da percorrere è ancora molta, ma i segnali che percepiamo attraverso le nostre indagini e il dialogo con il mercato sono incoraggianti.

Il progresso tecnologico ha notevolmente ampliato la varietà dei servizi finanziari e di pagamento a disposizione dei cittadini, delle imprese e della pubblica amministrazione.

Nel settore dei pagamenti, l’utilizzo del contante sta progressivamente diminuendo in favore di servizi digitali.

Si tratta di un processo che riflette l’evoluzione del contesto socio-economico che stiamo vivendo (crescita del commercio digitale, cambiamento nelle abitudini dei consumatori nei pagamenti, etc.) e che la pandemia ha contribuito ad accelerare in modo significativo.

In Italia, il rapporto tra il valore dei pagamenti effettuati in contanti sul totale dei pagamenti al punto vendita fisico (POS) è diminuita di circa 20 punti percentuali, al 49 per cento, tra il 2016 e il 2022; i pagamenti con carta costituiscono poco più del 40 per cento dei pagamenti al POS, il 92 per cento dei maggiorenni possiede almeno una carta di pagamento1.

In questo comparto, la spinta digitale sta favorendo lo sviluppo di canali innovativi (es. telefonia mobile e app digitali) che consentono modalità ed esperienze di uso semplici, efficienti, inclusive e disponibili secondo il noto paradigma  24h/7gg/365gg.

Lo sviluppo tecnologico supporta anche la diffusione di nuovi modelli di business basati su logiche di “open banking”.

Queste ultime favoriscono – attraverso la condivisione dei dati di pagamento previa autorizzazione del cliente – la nascita di nuovi servizi di natura sia informativa sia dispositiva offerti da operatori specializzati e innovativi che si affiancano a quelli tradizionali.

Lo sviluppo dei servizi legati ai “modelli open” favorisce un aumento della concorrenza, accresce il livello di efficienza complessiva del sistema, permette alle imprese di fornire servizi disegnati sulle specifiche esigenze della clientela garantendo allo stesso tempo un elevato grado di sicurezza.

I dati raccolti dalla Banca d’Italia – riferiti al 2022 – indicano una crescita dei servizi di open banking in termini di numero di soggetti coinvolti – sia dal lato della domanda sia dell’offerta – oltre che di volumi.

Si tratta di un dato importante che evidenzia la costante crescita del mercato domestico che potrà quindi accogliere – con un adeguato livello di consapevolezza – le prossime iniziative legislative annunciate dalla Commissione europea che prevedono una revisione del quadro legislativo relativo ai servizi di pagamento (i.e. revisione della PSD2) nonché dell’applicazione del modello open anche ad altri servizi finanziari (cd. open finance).

Innovazione tecnologica e cripto attività

Nel corso degli ultimi anni, accanto ai servizi finanziari tradizionali, si sono sviluppati nuovi strumenti basati sulle cripto-attività, ovvero la rappresentazione digitale di valore o di diritti che possono essere emessi, trasferiti e memorizzati elettronicamente, utilizzando la tecnologia di registro distribuito o una tecnologia analoga, di cui rappresentano solo una delle possibili applicazioni.

Attraverso la crittografia intendono rendere sicure e anonime le transazioni, senza la presenza di un’autorità fiduciaria centralizzata come la Banca Centrale.

Possono dunque rappresentare una sfida considerevole sotto molteplici profili, non da ultimo quello della tutela dei consumatori.

Le cripto-attività registrano un crescente interesse – specie tra le generazioni più giovani.

Un’indagine sperimentale della Banca d’Italia ha evidenziato che solo circa il 6% delle famiglie detiene cripto-attività quando il soggetto rispondente ha meno di 45 anni sebbene l’ammontare detenuto appare limitato (due terzi delle famiglie hanno riportato di possedere cripto-attività per meno di 5000 euro) 2.

Anche a livello globale la diffusione di questi strumenti è ancora contenuta: il valore aggregato a livello globale delle cripto-attività rapportato a quello delle attività finanziarie è pari a circa l’1% 3.

La dimensione ancora limitata del fenomeno non deve però fare sottostimare i rischi potenziali, inclusi quelli per la stabilità finanziari.

Questa risente dell’interazione tra i vari soggetti coinvolti, soprattutto in mancanza di un quadro chiaro e condiviso di regole e controlli a livello globale.

Le cripto-attività costituiscono un insieme ampio e diversificato di strumenti, al cui interno è importante fare chiarezza e distinguerle in base ai livelli di rischio che le caratterizzano, in funzione della esistenza o meno di un valore intrinseco.

In particolare, accanto alle cd. unbacked crypto-assets, cripto-attività prive di un meccanismo di stabilizzazione che ne ancori il valore a un’attività di riferimento (es. Bitcoin) ci sono le cd. asset linked stablecoins, cripto-attività garantite da attività sottostanti (es. valute ufficiali, crediti, merci) che mirano a mantenere un valore stabile rispetto a una valuta fiat (es. Euro), un bene specifico o un pool o paniere di attività.

Le cripto-attività prive di qualsiasi valore intrinseco, non riferite ad alcuna attività dell’economia reale o finanziaria, non assistite da alcun diritto in capo all’utilizzatore a ricevere indietro alcunché non possono, come tali, essere idonee a svolgere una funzione né di pagamento né di investimento: per tale ragione, e per i rischi che le caratterizzano, il loro utilizzo non dovrebbe essere in alcun modo incentivato.

In questo contesto, come Banca d’Italia, abbiamo sentito l’urgenza e l’esigenza di richiamare l’attenzione di tutti gli stakeholder (intermediari, utenti, provider di servizi, etc.) sulle opportunità e i rischi connessi alle cripto-attività e alla finanza decentralizzata in attesa dell’entrata in vigore della normativa comunitaria (Regolamento MICAR).

A giugno dello scorso anno abbiamo quindi pubblicato una comunicazione dedicata4, indicando principi e linee guida in materia.

Questa comunicazione evidenzia la centralità del fattore tecnologico quale elemento qualificante che connette i diversi attori del sistema anche in assenza di legami diretti.

Essa cerca, infine, di fare chiarezza in un mondo, quello delle cripto-attività, molto diversificato, e anche piuttosto confuso; vuole quindi costituire un riferimento per gli utenti, gli intermediari, i fornitori tecnologici, i gestori di schemi, infrastrutture e portafogli digitali che operano negli eco-sistemi di cripto-attività, sia prima che dopo la definizione del quadro regolamentare europeo.

A livello internazionale ed europeo l’attenzione è elevata, i lavori per l’adeguamento nel framework normativo procedono, anche se i tempi necessari per introdurre queste nuove regole non appaiono sempre compatibili con la rapida diffusione delle innovazioni, come emerge dal dialogo con gli operatori.

A partire dal 29 giugno prossimo entrerà in vigore il regolamento MICAR, le cui diverse disposizioni troveranno completa applicazione entro il secondo semestre del prossimo anno.

Si tratta di un processo di transizione lungo ma necessario per dare il tempo ai Governi, alle Autorità e agli operatori per adeguare le norme regolamentari, i processi, i prodotti e i servizi da offrire alla clientela.

A livello internazionale sono in corso di finalizzazione i lavori in seno al Financial Stability Board per la revisione del framework su cripto-attività e global stablecoins.

Continueremo dunque a monitorare – in raccordo con la BCE e con le altre autorità di controllo nazionali e internazionali – l’andamento del mercato delle cripto-attività e l’evoluzione dell’uso delle tecnologie decentralizzate nella finanza, a rafforzare il dialogo con gli operatori di mercato anche per promuovere iniziative volte a definire standard e buone prassi che possano costituire un punto di riferimento condiviso.

L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo, nell’ambito del sistema finanziario e dei pagamenti, di un’innovazione che favorisca l’integrità e la trasparenza, la tutela del consumatore e la stabilità del mercato.

Nel perseguire tale obiettivo, intendiamo presidiare adeguatamente i rischi che essa può comportare e favorire la diffusione di comportamenti e prassi operative virtuose a vantaggio del sistema economico e degli attori che lo compongono: consumatori, famiglie, enti della pubblica amministrazione e, ovviamente, imprese.

I facilitatori di innovazione

A livello internazionale le principali Banche Centrali hanno avviato una serie di iniziative (costituzione di Innovation Hub, Sandboxes Regolamentari, parternship con Centri di ricerca e Università, nuove forme di dialogo con in mercato, etc.) al fine di favorire la transizione degli operatori verso un ecosistema digitale.

Nel nostro Paese, la Banca d’Italia promuove il dialogo e l’interazione con tutti gli esponenti del settore finanziario e industriale e con l’Accademia per condividere esperienze e conoscenze, favorire la promozione di best practises e standard che aiutino la crescita del nostro sistema alla luce delle finalità che caratterizzano il nostro operato di Banca Centrale La logica sottostante a queste iniziative è quella che nel mondo anglosassone viene definita “open innovation”: un modello o paradigma che pone al centro l’interazione con soggetti esterni al proprio ambito di operatività al fine di progredire nella conoscenza e nella condivisione di esperienze.

Un approccio che abbiamo adottato e che stiamo declinando in diverse iniziative.

Ritengo, infatti, che il dialogo con il mercato sia oggi uno strumento imprescindibile per comprendere i trend e le prospettive evolutive, per conoscere le rapide trasformazioni in atto nel sistema finanziario e per poter intervenire efficacemente e tempestivamente come regolatori e supervisori.

In questo contesto, estremamente dinamico e in forte accelerazione, la Banca d’Italia ha accettato le sfide che l’innovazione ci pone davanti e ha assunto un ruolo di catalyst per promuovere soluzioni di sistema che favoriscano la crescita degli operatori e lo sviluppo della buona innovazione, le cui caratteristiche fondamentali devono essere quelle della sicurezza, dell’inclusione, della stabilità, della sostenibilità e dell’efficienza a beneficio di tutti gli stakeholder.

In linea con le migliori prassi adottate a livello internazionale, nel corso degli ultimi anni sono stati sviluppati tre diversi e integrati canali di dialogo con il mercato: Canale Fintech, Milano Hub e la Sandbox regolamentare.

Essi costituiscono la spina dorsale di una nuova traiettoria per l’interazione tra l’Autorità e il mercato, per un dialogo informale e costruttivo, per osservare, per trasformare un’idea in progetto, offrendo la possibilità di testarne la robustezza in un ambiente protetto.

Questi tre facilitatori dell’innovazione, fortemente integrati tra loro, sono un ulteriore strumento che si aggiunge alla cassetta degli attrezzi delle autorità pubbliche per favorire l’utilizzo delle nuove tecnologie da parte del sistema finanziario, rafforzando al contempo il presidio dei rischi.

Dal 2017 è attivo il “Canale FinTech”, un canale di comunicazione di facile individuazione sul nostro sito Web che rappresenta un punto di contatto immediato in grado di supportare e rispondere alle diverse esigenze “Fintech” degli operatori.

Dalla sua costituzione il Canale FinTech ha condotto circa 150 interlocuzioni con diversi operatori.

Si tratta di un punto di osservazione privilegiato perché ci permette di osservare da vicino e tempestivamente le tendenze in materia di digitalizzazione e di rispondere, con il supporto di tutte le Funzioni dell’Istituto, alle esigenze degli operatori.

Si tratta di risultati positivi che ci hanno spinto a rafforzare ulteriormente l’impegno su questo fronte.

A tal fine abbiamo avviato una serie di iniziative volte a rafforzare ulteriormente la comunicazione con gli operatori di mercato.

Milano Hub è lo spazio dedicato allo sviluppo di progetti innovativi a sostegno del sistema paese.

Nel 2022 abbiamo completato con ottimi risultati la prima call for proposals sull’intelligenza artificiale.

La seconda call è incentrata sul contributo che la distributed ledger tecnology (DLT) può apportare del mondo dei servizi finanziari.

Sono pervenute 57 applications. Una significativa porzione (14%) è pervenuta dall’estero.

Abbiamo selezionato quattordici progetti, diversificati, rilevanti e promettenti: a testimonianza della vivacità del settore e dell’interesse alla tecnologia.

In questi giorni abbiamo avviato i lavori con tutte le realtà coinvolte in questa avvincente sfida.

La modalità con la quale Milano Hub opera è improntata a una logica di “network”, con l’obiettivo di valorizzare le sinergie con tutto l’ecosistema Fintech nazionale.

A tal fine, il Centro di Innovazione, ha avviato una serie di collaborazioni con altre autorità e istituzioni, anche a livello internazionale, per favorire la crescita del mercato domestico.

La cooperazione internazionale – con autorità e istituzioni estere e con hub globali come quelli lanciati dalla Bank for International Settlements – è un esempio di come si possa favorire lo sviluppo di soluzioni condivise globali alle sfide poste dall’innovazione.

In questo contesto, si inserisce anche l’attività del terzo facilitatore d’innovazione: la Sandbox regolamentare, un ambiente controllato dove intermediari e operatori del settore FinTech possono testare soluzioni tecnologicamente innovative.

A partire dal mese di maggio 2022, stiamo seguendo lo sviluppo dei tredici progetti selezionati sotto il monitoraggio dell’Istituto, con la costituzione di specifici team di esperti.

La maggior parte dei progetti prevede un orizzonte di sperimentazione pari a diciotto mesi, ossia il massimo consentito dal Decreto Sandbox.

Anche in questo caso i risultati positivi dell’iniziativa rappresentano un forte stimolo per continuare a rafforzare questo strumento di supporto con il mercato.

A tal fine insieme con le altre Autorità di settore e sotto il coordinamento del Ministero dell’Economia abbiamo avviato i lavori per semplificare il quadro normativo in modo da rendere più flessibile e agile il processo di adesione degli operatori e apriremo a breve una seconda finestra per la presentazione dei progetti.

Stiamo ulteriormente sviluppando questi canali sfruttando anche le sinergie con il Comitato Pagamenti Italia.

È la sede nella quale imprese, intermediari e fornitori di tecnologia si confrontano per discutere di temi legati all’innovazione nel comparto dei pagamenti, fucina delle innovazioni del settore finanziario.

Al momento il Comitato è impegnato ad approfondire tramite la creazione di appositi tavoli di lavoro con tutti gli operatori di mercato interessati tre temi importanti per lo sviluppo digitale del Paese: l’open banking, le modifiche da apportare alla direttiva sui servizi di pagamento (PSD2), i pagamenti pubblici.

Il riscontro che abbiamo ricevuto dagli operatori in questi mesi relativamente alle attività del nostro sistema integrato di facilitatori di innovazione ci conferma che la direzione intrapresa è quella giusta.

In tale contesto, va inserito l’accordo sottoscritto con due Università italiane, in materia di “smart contract” ossia protocolli informatici che eseguono specifiche operazioni al verificarsi di determinati eventi.

L’obiettivo è quello di definire standard e linee guida condivisi per un corretto utilizzo di questi programmi in ambito bancario, finanziario e assicurativo.

Per portare a termine questo lavoro è necessario il contributo di competenze diversificate, che tengano conto sia della componente tecnologica sia della componente giuridica nonché economico-finanziaria del fenomeno.

È importante sottolineare che si tratta di un’iniziativa aperta anche ad altre università, intermediari, fornitori tecnologici e altri soggetti – italiani o esteri – interessati a partecipare al tavolo di lavoro.

Ci stiamo confrontando con altre autorità estere sui primi risultati, che verranno resi pubblici in un incontro aperto al pubblico il prossimo 23 giugno.

Il nostro auspicio è infatti quello di favorire la massima condivisione, anche a livello internazionale, nella definizione di questi standard.

L’euro digitale

Come rappresentato, i rapidi e profondi cambiamenti in corso nel settore finanziario e in quello dei pagamenti pongono le Banche Centrali davanti ad importanti sfide: tra queste l’esigenza di riflettere sulla natura del contante e sul suo ruolo centrale nell’economia e su quali problemi potrebbero essere indotti da una riduzione del suo uso come strumento di pagamento.

Di fronte a queste trasformazioni il ruolo della Banca Centrale deve adeguarsi fornendo ai cittadini uno strumento di pagamento che trasli nell’ecosistema digitale il ruolo assunto dal contante nel mondo fisico.

Una passività della Banca Centrale emessa in forma digitale disponibile per il pubblico per fini transattivi ha la capacità di rafforzare e consolidare la fiducia dei cittadini nell’intera struttura finanziaria, di assicurare che consumatori, imprese e istituzioni continuino ad usarla nelle transazioni quotidiane.

In tal modo può essere controllato il rischio di un utilizzo massivo di altri strumenti di pagamento, come quelli denominati in altre valute, siano esse pubbliche o private.

Può essere così preservata la sovranità monetaria e in ultima analisi possono essere garantiti gli strumenti a disposizione delle banche centrali per tutelare i risparmi dei cittadini.

Secondo uno studio della Banca dei Regolamenti Internazionali del 2021, circa l’86% delle banche centrali sta lavorando ad una retail CBDC, seppur in stadi diversi: il 60% in fase sperimentale, il 14% ha già un progetto pilota.

Da allora i lavori sono progrediti e si sono ampliati.

A luglio 2021 il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di avviare la fase di indagine dell’euro digitale, coordinata da una task force ad alto livello dell’Eurosistema.

Il termine di questa fase è fissato in due anni, siamo dunque quasi alla fine del percorso, durante il quale sono state affrontate questioni chiave riguardanti le possibili caratteristiche dell’euro digitale, tra cui gli aspetti infrastrutturali, quelli distributivi e gli ambiti di utilizzo che rispondano alle esigenze degli utenti.

A valle dell’attuale fase di indagine il Governing Council dovrà decidere nell’autunno 2023 se avviare una fase di concreta sperimentazione dell’uso della nuova moneta digitale per le reali transazioni quotidiane.

L’eventuale decisione di passare alla fase successiva non vincola in alcun modo una futura decisione sulla possibile emissione di un euro digitale, che arriverà nei prossimi anni.

Nessuna decisione definitiva è stata presa, e molto dipenderà da come evolveranno le preferenze di pagamento del pubblico e degli strumenti a disposizione.

Se gli scenari saranno tali da pregiudicare la capacità della Banca Centrale di assolvere con gli strumenti tradizionali al suo mandato di preservare la stabilità dei prezzi e in ultima analisi il valore dei risparmi dei cittadini, allora sarà necessario arricchire il menu delle leve a disposizione.

Un impegno notevole, di cui è cruciale comprendere le ragioni, comprendere il perché l’Eurosistema dovrebbe emettere un euro digitale.

Sono diversi i potenziali benefici, tra questi vorrei richiamare: il mantenimento della fiducia del pubblico nella moneta – in un contesto di progressiva espansione dei pagamenti digitali; la promozione della concorrenza e dell’efficienza nel mercato dei servizi di pagamento, a livello nazionale, europeo e anche cross-border.

Questo progetto, secondo alcune valutazioni, non è comunque scevro da rischi per la disintermediazione dei depositi bancari, per il costo e la volatilità della raccolta degli intermediari, per la trasmissione della politica monetaria e per la stabilità finanziaria.

Sono rischi di cui siamo consapevoli e sui quali poniamo la massima attenzione e cautela.

L’euro digitale sarebbe una moneta sovrana offerta dalla BCE sotto forma elettronica, utilizzabile da chiunque – famiglie, imprese, commercianti – per effettuare o ricevere pagamenti al dettaglio ovunque nell’area dell’euro.

Esso fornirebbe ai cittadini i medesimi servizi che oggi essi ottengono dalle banconote cartacee, ossia l’accesso a uno strumento di pagamento sicuro, privo di costi, di facile utilizzo, accettato da tutti.

L’euro digitale si affiancherebbe alle banconote, senza sostituirle.

Permetterebbe ai cittadini un accesso più ampio e agevole ai pagamenti elettronici, promuovendo l’inclusione finanziaria.

A differenza del contante, esso potrebbe essere utilizzato non solo per scambiare denaro tra persone o per gli acquisti presso gli esercizi commerciali, ma anche per le spese online.

Essendo una passività della Banca Centrale, l’euro digitale non avrebbe alcun rischio – di mercato, di credito, di liquidità – come le banconote.

In ogni caso, le caratteristiche dell’euro digitale dovranno rispondere ai tre principi fondativi di tutte le monete digitali di Banca Centrale identificati dalla Banca dei Regolamenti Internazionali e da un gruppo di Banche Centrali: non interferire o ostacolare la capacità delle banche centrali di adempiere al loro mandato di stabilità monetaria e finanziaria; assicurare la coesistenza e la complementarità di forme di denaro pubbliche e private; promuovere innovazione ed efficienza.

Si conferma necessario fornire all’economia uno strumento di pagamento sicuro utilizzabile in un mondo digitale per accompagnare e sostenere la digitalizzazione degli strumenti finanziari, a supporto delle famiglie e delle imprese, dell’economia reale nel suo complesso.

Conclusioni

Il nostro obiettivo come Autorità di supervisione e Banca Centrale è innanzitutto quello di sostenere lo sviluppo nella piazza finanziaria italiana di una innovazione virtuosa che favorisca l’integrità, la trasparenza e l’inclusione, la tutela del consumatore e la stabilità del mercato.

Nel perseguire tale obiettivo, intendiamo presidiare adeguatamente i rischi che essa può comportare e favorire la diffusione di comportamenti e prassi operative virtuose
 a vantaggio del sistema economico e degli attori che lo compongono: consumatori, famiglie, imprese, intermediari, enti della pubblica amministrazione.

Si tratta di una sfida che come Banche Centrali siamo chiamati ad affrontare e che possiamo vincere.

1 ECB (2022), “Study on the payment attitudes of consumers in the euro area (SPACE)”, European Central Bank, Frankfurt, December 2022.

2 Banca d’Italia (2023), “La detenzione di cripto-attività da parte delle famiglie italiane”, Bollettino Economico n°1/2023, Banca d’Italia, Gennaio 2023.

3 Financial Stability Board, Assessment of Risks to Financial Stability from Crypto-assets, febbraio 2022.

4 Comunicazione della Banca d’Italia in materia di tecnologie decentralizzate nella finanza e cripto-attività. www.Comunicazioni-della-Banca-d-Italia-DLT-cripto.pdf

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.