Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

[Il documento] Risalgono reddito e consumi delle famiglie, ma allarma il calo dei risparmi. Tasso di investimento delle imprese in netto aumento

REPORT_CONTI-ISTITUZIONALI_2021

Archiviata quasi del tutto la crisi generata dallo scoppio della pandemia nel 2020, le famiglie  italiane nel 2021 riprendono fiato: risale l’attività produttiva, gli stipendi tornano quelli del 2019 e il reddito  disponibile aumenta. Anche gli acquisti di case sono ripartiti con slancio. Ma il potere d’acquisto non torna quello di prima e scendono anche i risparmi, che invece erano lievitati durante il  periodo di massima incertezza dovuta ai ripetuti lockdown. La fotografia scattata dall’Istat sull’anno appena passato mostra  un Paese in ripresa, anche sul fronte degli investimenti, ma incerto sul futuro, perché già a fine anno si affacciavano i primi segnali di un nuovo shock dovuto ai prezzi in rialzo e ora  accentuato dalla guerra.    

L’Istat parla, per il 2021, di “ritorno delle retribuzioni ai  livelli del 2019” che hanno generato una crescita del reddito disponibile delle famiglie consumatrici del 3,8% (+42,5 miliardi  di euro), dopo che nel 2020 si era avuta una contrazione del  2,7% (-30,6 miliardi). Il potere d’acquisto però, pur aumentando  del 2,1% su base annua, non si è riportato ai livelli pre-crisi. Inoltre, l’aumento dei consumi ha ridotto la propensione al  risparmio, che è scesa al 13,1% (dal 15,6% nel 2020).    

La ripresa delle compravendite immobiliari

La ripresa ha consentito anche di far ripartire le  compravendite immobiliari, stimolate dai bonus edilizi: “Gli investimenti in abitazioni delle famiglie consumatrici hanno  mostrato un rilevante incremento (17,1 miliardi di euro, +28,9%)  dopo un biennio di contrazione, anche grazie al sistema di  incentivi alle ristrutturazioni”, scrive l’Istat nel rapporto  sul 2021.    

L’Istat spiega che la crescita dell’economia ha determinato  un incremento di 74,3 miliardi di euro del reddito primario  delle famiglie (+6,3%). I redditi da lavoro dipendente sono  aumentati di 51,4 miliardi di euro (+7,6%), così come quelli derivanti dall’attività imprenditoriale (+21,2 miliardi, +7,3%).  In particolare, dalle piccole imprese di loro proprietà, le famiglie hanno ricevuto utili per 16,5 miliardi di euro in più rispetto al 2020 (+8,2%). L’aumento dei redditi da lavoro ha  fatto recuperare “totalmente la caduta dell’anno precedente”,  sottolinea l’istituto di statistica. Ma nel mercato del lavoro il recupero non è totale, bensì solo parziale: la crescita degli  occupati interni (che includono i lavoratori in Cig) non ha  compensato interamente la caduta del 2020. “Tale dinamica ha  risentito della flessione dell’occupazione indipendente, che ha  proseguito una tendenza in atto dal 2008”, spiega il report.    

Oltre le aspettative gli investimenti delle società

Superano le aspettative invece gli investimenti delle società non finanziarie: dopo il crollo del 2020 (-11,2%, -20,5 miliardi  di euro), “hanno registrato nel corso del 2021 un incremento del 17% (+27,6 miliardi), portandosi per 7 miliardi sopra il livello  pre-crisi”, e quindi il tasso di investimento è salito dal 21,3%  del 2020 al 22,8%, “il livello più alto dalla crisi finanziaria del 2008”. Anche il fatturato dell’industria è cresciuto del  22,6% (media annua), recuperando la caduta dell’11,4% registrata  nel 2020. La ripresa sul mercato interno (+24,3%) è stata più vivace di quella sui mercati esteri (+19,2%).

L’aumento è stato guidato soprattutto dai beni intermedi e strumentali: metallurgia (+59,4%), legno (+34,6%), altre industrie  manifatturiere (+30,8%), chimica (+29,9%). Ma proprio sui prezzi dei beni intermedi si sono abbattuti più rapidamente i recenti  rincari dei prodotti energetici, che hanno colpito i prodotti  finali in modo molto piu’ graduale e parziale.    

I “segnali tipici di un’espansione ciclica potenzialmente duratura” che si vedevano nel 2021, vengono ora spazzati via dall’incertezza scatenata da inflazione, carenza di materie  prime e dagli sviluppi geopolitici internazionali, tutti  “fattori di instabilità in grado di compromettere la ripresa” secondo l’Istat.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.