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I rischi climatici saranno assicurati dai Catastrophe Bond | Lo scenario

Alluvioni, frane, tempeste di pioggia o di vento.

I cambiamenti climatici in atto sembrano aver dato una spinta ai fenomeni estremi, fino a trasformarsi sempre più spesso in vere e proprie catastrofi.

Per le imprese di assicurazione, che coprono la maggior parte di questi eventi, è un salasso: nel 2022 le stime del colosso della riassicurazione Munich Re parlano di perdite per 120 miliardi di dollari nel mondo.

Un picco che però la stessa compagnia definisce la “nuova normalità”.

Le perdite toccano anche gli Stati, soprattutto quelli, come l’Italia, dove non è obbligatoria una copertura dagli eventi estremi.

Proprio per tentare di tamponare questa falla, si legge su Affari&Finanza di Repubblica, il governo ha proposto l’obbligatorietà per le imprese a partire dal 2024.

Lo Stato, attraverso la Sace, fungerebbe da riassicuratore fino alla metà dei danni.

Per assicurare questa copertura, fino a 5 miliardi all’anno, la Sace otterrebbe dalle compagnie una quota dei premi pagati.

Ma se gli Stati e le compagnie sono preoccupati per la crescita delle calamità naturali, c’è chi invece ne trae vantaggio.

Si tratta dei riassicuratori e soprattutto dei fondi che investono in Catastrophe Bond (sinteticamente, Cat Bond).

Il meccanismo è molto semplice.

Le società di gestione del risparmio specializzate creano dei veicoli di investimento che acquistano Cat Bond.

In pratica, sono delle obbligazioni collegate a una quota del possibile risarcimento in caso di eventi catastrofici.

Le possono emettere le stesse compagnie di assicurazione o i riassicuratori come Swiss Re o Munich Re.

Ma possono farlo anche direttamente gli Stati.

Il meccanismo è questo: chi compra i bond, ad esempio sul rischio di inondazione in una determinata area, percepisce un alto tasso d’interesse.

Per contro, potrebbe perdere parte o l’intero capitale nel caso l’evento si avverasse.

Il che sembra estremamente rischioso.

Ma se si guardano le cose dal punto di vista di un fondo, le cose cambiano.

Questi fondi catastrofali, infatti, comprano non un solo bond ma una serie di bond su tanti eventi diversi, in modo da minimizzare i rischi.

Se anche uno dovesse andar male, il rendimento di tutti gli altri compenserebbe la perdita.

Molto dipende anche da come il gestore sceglie il mix, come accade per un fondo azionario: non tutti vanno bene.

Un recente report di Morningstar ha mostrato che la maggior parte dei circa 46 fondi focalizzati su queste obbligazioni ha sottoperformato l’indice di riferimento, il Swiss Re Cat Bond Index.

Nella media, comunque, secondo un recente report di Tenax Capital, che ha creato uno di questi fondi, il settore si è comportato bene.

Il rendimento medio annuo cumulato del mercato è stato del 6,81% negli ultimi vent’anni.

Meglio dell’obbligazionario Investment grade (IG), che ha messo a segno il 4,17.

Un po’ peggio delle obbligazioni high-yield (7,35%), dei fondi azionari (9,29%) e degli hedge fund (7,43%).

Tuttavia Massimo Figna, ad di Tenax Capital, segnala che “la volatilità dei Cat Bond, con il 3,74%, è la più bassa fra tutte le asset class.

Le commodity hanno una volatilità del 23,15%, i fondi azionari del 15,13% e persino i fondi obbligazionari hanno una volatilità del 6,97%, pari quasi al doppio di quella dei Cat Bond, secondo i benchmark di mercato più accreditati”.

Ciò significa una minore variabilità dei prezzi e rendimenti più stabili nel tempo.

Ovviamente, come per tutte le asset class, il rendimento per i sottoscrittori dipende da quando si entra e da quando si esce.

Chiunque può sottoscrivere questo strumento ma Morningstar avverte che si tratta di un prodotto sofisticato, adatto soprattutto agli investitori istituzionali.

I fondi di Cat Bond stanno vivendo nel 2023 un buon momento.

“Anzi, è il miglior anno della storia”, commenta Figna, spiegando che “nel 2022 abbiamo avuto una serie di eventi catastrofici che hanno impattato i conti delle compagnie e dei riassicuratori.

Ciò ha portato a tassi d’interesse sensibilmente più alti quest’anno, che è il riflesso dei premi più alti richiesti dalle compagnie per assicurare tali eventi”.

In Italia hanno emesso questi strumenti sia Generali che Unipol.

Generali ha fatto tre emissioni: nel 2014, 2017 e 2021 rispettivamente per 190, 200 e ancora 200 milioni, attraverso un accordo con Lion III Re Dac.

L’ultimo emesso da Unipol è stato nel 2020 per 100 milioni attraverso Azzurro Re II.

Le compagnie valutano anno per anno se è più conveniente emettere anche Cat Bond, rivolgendosi al mercato degli investitori, o riassicurare parte del rischio con le compagnie specializzate.

In questo preciso momento, dicono in Generali, le due soluzioni sono equivalenti.

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