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Francesco Grillo (il Messaggero): «Difficile valutare ora il Pnrr»

Secondo Francesco Grillo, cita le parole di Luigi Einaudi «prima conoscere, poi discutere, poi deliberare», per sottolineare quanto sarà complesso, ad oggi, valutare il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). «Valutare significa che lo Stato si è preso il tempo di chiarire i propri obiettivi. Di costruirli coinvolgendo i cittadini perché senza la loro energia non si avviano progetti di cambiamento. Di ponderare opzioni alternative per raggiungere quelle finalità e aver garantito che tutti possano controllare esiti che raggiungono la quotidianità di tutti».

«Da tempo, osservando quasi tutte le politiche pubbliche italiane si ha la sensazione che stiamo guidando un’automobile in un buio che è reso profondo da grandi discontinuità. E a fari spenti. Una condizione che, nel momento, in cui stiamo per giocarci una scommessa finale di 193 miliardi di euro preoccuperebbe molto chi di questa Repubblica fu padre», scrive su il Messaggero.

E la questione del Pnrr spiega Grillo, non fa eccezione: «come facciamo a massimizzare la conoscenza, la condivisione e, contemporaneamente, la velocità di esecuzione (laddove il PNRR prevede, addirittura, che il 70% degli impegni di 193 miliardi siano chiusi entro il dicembre del prossimo anno)? Il problema si pone, peraltro, anche per l’altro grande programma di investimenti che si sta per abbattere sull’economia italiana e, in particolar modo, quella del Mezzogiorno».

«In realtà, i grandi economisti (quelli che erano in grado di coniugare etica e tecnica) ci ricorderebbero che – su un piano teorico – il dilemma non esiste: maggiore conoscenza significa disegnare interventi fattibili e maggiore condivisione implica che quelle innovazioni troveranno imprese e cittadini pronti a difenderne la realizzazione».

«Sul piano delle scelte concrete, invece, è fondamentale che un Governo che al pensiero di Einaudi e Caffè si ispira, negozi con la Commissione meccanismi di valutazione, sperimentazione, revisione che siano totalmente legati alle evidenze e che, progressivamente, emergano. Del resto, la partita Next generation Eu si gioca quasi interamente in Italia e l’Italia è guidata, in questo momento, da chi ha il prestigio per porre una questione che è, insieme, di efficienza, di democrazia e, persino, di crescita culturale di un’opinione pubblica senza più riferimenti».

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