Mentre gli incentivi agli investimenti delle imprese di Transizione 5.0 faticano a decollare i loro antenati, etichettata come 4.0, corrono più del previsto.
I calcoli sono in corso, e al momento non circolano numeri ufficiali: ma le cifre che, a quanto risulta a Il Sole 24 Ore, si stanno valutando nelle stanze del Mef parlano di sconti fiscali utilizzati nei primi nove mesi dell’anno per circa 6,5 miliardi di euro, a un ritmo che porterebbe il contatore a fine 2024 intorno a quota 7,5-8 miliardi.
Cioè almeno 3 miliardi in più rispetto alle stime scritte a suo tempo dal ministero dell’Economia nelle relazioni tecniche, che per quest’anno prevedevano una riduzione di gettito da Transizione 4.0 da 4,6 miliardi.
La questione, spiega il quotidiano, è stata affrontata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con un’informativa all’ultima riunione del consiglio dei ministri di cui però finora non è trapelato nulla fuori dalle stanze di Palazzo Chigi.
Ma il dossier è sotto gli occhi degli addetti ai lavori da tempo, perché fin dai primi mesi dell’anno i crediti d’imposta di Transizione 4.0 avevano mostrato un andamento più vivace delle attese.
La mente di molti corre inevitabilmente al Superbonus, ma il paragone, viene precisato, non regge.
Per le cifre in gioco, com’è ovvio, che fortunatamente sono solo una frazione di quelle volate intorno ai crediti d’imposta per l’edilizia.
E perché non si attende la catena infinita di sorprese negative prodotte senza sosta dal 110 per cento.
La situazione insomma non è fuori controllo, e i tecnici lavorano alle eventuali contromisure da adottare.