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Carmine Masiello, Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa: “Lo spazio è il nuovo tesoro” | Stati Generali della Ripartenza

Nella giornata del 25 novembre, Carmine Masiello, Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa, ha dialogato con Antonello Barone, Ideatore Festival del Sarà, durante il panel La sicurezza del Paese: ruolo e regolamentazione degli assets fondamentali”, nel corso degli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia.

Antonello Barone domanda al Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa quale sia lo stato delle attività che in questo momento le nostre forze armate stanno realizzando nella nostra nazione e nel mondo ed il Generale Carmine Masiello risponde: “Buongiorno a tutti e Grazie dell’invito. Beh, oggi ci sono circa 13.000 militari impegnati fra territorio nazionale ed estero. Sul territorio nazionale abbiamo circa 6.000 militari e li vedete nelle strade tutti i giorni in questa attività di supporto alle forze di polizia e di deterrenza essenzialmente. A cui si aggiungono, dopo una recente decisione governativa, alcune centinaia di militari impegnati in un’operazione che noi chiamiamo “stazioni sicure, anche lì in supporto alle forze di polizia. E questi sono degli interventi e delle presenze stabili, ci sono poi degli interventi spot meno noti ma di cui le forze armate si fanno carico, penso ad esempio all’ultima, cioè all’attività di ricostruzione a Caivano che è stata una degli assi ed una delle priorità del governo. Penso ai concorsi che forniamo, per esempio, per il debellare la peste suina, solo per dirne alcune, e ovviamente ricordo a tutti il ruolo che le forze armate hanno avuto durante l’emergenza Covid. E mi fermo qui sul territorio nazionale”.

“Per quanto riguarda la presenza dei nostri militari all’estero, – continua il Generale Carmine Masiello – si tratta di una presenza di circa 7.000 militari in più di 20 paesi, più di 30 missioni. E questo segue una logica di contribuire alla sicurezza nazionale delle organizzazioni di cui facciamo parte. Diciamo che gli assi portanti della presenza delle nostre unità italiane all’estero sono essenzialmente quello che noi chiamiamo il fianco est, che in questo momento è particolarmente interessato per la crisi ucraina, in cui le forze armate italiane contribuiscono insieme alle altre forze dell’Alleanza lungo tutti i paesi del confine con la Russia, ovviamente. E vi sono poi tutta una serie di attività particolari a supporto dell’Ucraina. Più vicino a noi vi è un’area geografica molto più critica su cui si sono riaccesi gli interessi e su cui vigiliamo in maniera particolare, ossia i Balcani, perché hanno un influsso veramente diretto sul nostro paese. E non soltanto per la tensione che c’è in Kosovo, che è nota a tutti, basta leggere i giornali e si vede che ci sono continue tensioni al confine fra Kosovo e Serbia, ma soprattutto quello che stiamo monitorando noi insieme agli alleati è la situazione in Bosnia, dove l’architettura post-accordi di Dayton sta cominciando ad evidenziare alcune fragilità e le tensioni diventano ogni giorno più difficili da gestire”.

“Non parlerei di guerra, – precisa il Generale Carmine Masiello – ma parlerei di una crisi che stiamo monitorando insieme agli alleati perché siamo ovviamente preoccupati di queste tensioni che poi ovviamente risentono della crisi ucraina, perché poi gli attori in gioco alla fine sono sempre gli stessi. Per quanto riguarda poi l’altra area, che è quella che noi definiamo Mediterraneo allargato, in senso lato, che quindi parte da Gibilterra, prende tutto il nord dell’Africa e il Medio Oriente, e arriva fino in Pakistan, abbiamo individuato quest’area che fa parte della strategia nazionale perché è quella che ha un influsso più diretto sulla sicurezza del Paese e delle alleanze di riferimento. Ora, quando si parla di Mediterraneo, che è ovviamente un concetto molto vasto, non solamente marittimo, si parla di un mare che è centrale, e questo è il messaggio che noi cerchiamo di far passare agli interlocutori, soprattutto quelli del nord Europa, del centro Europa, che a volte sono pochi interessati a questo aspetto, dicevo che è centrale per lo sviluppo di tutto il continente europeo, e non solo. Ricordo che l’area che ho definito di Mediterraneo allargato è interessata da cinque choke points, come sono chiamati in gergo, ossia dei punti, diciamo, di obbligato passaggio. E sugli otto punti di obbligato passaggio marittimi mondiali, questi cinque Stretti, ossia di Hormuz, di Bāb el-Mandeb, di Suez, di Dardanelli e di Gibilterra, sono dei punti fondamentali per il commercio mondiale, e noi molte volte dimentichiamo questo”.

E poi aggiunge il Generale Carmine Masiello: “Sono inoltre dei punti che di fatto danno ancora alla supremazia militare il controllo dell’Occidente e degli USA rispetto alla crescita economica della Cina e quindi questo è uno degli aspetti importanti su cui ovviamente c’è un interesse fortissimo di tutte le grandi potenze, e noi contribuiamo ovviamente con gli altri attori internazionali alla situazione di sicurezza in queste aree. Se poi noi guardiamo, e faccio un esempio molto semplice, solamente alle sponde del nord dell’Africa fino ad arrivare, diciamo, alla Turchia, non c’è un solo paese che non sia attraversato da tensioni, da crisi, in maniera più o meno profonda. Marocco, Algeria, Tunisia l’abbiamo visto recentemente, sulla Libia sappiamo tutti quello che è successo, l’Egitto è in preda a una crisi economica fortissima, Israele, che fino a un paio di mesi fa era l’unico paese tranquillo della sponda, oggi è attraversato da una situazione di conflitto, ovviamente. Il Libano, che è uno Stato particolarmente al collasso e su cui sono accesi i nostri riflettori in maniera fortissima proprio perché abbiamo un contingente numerosissimo in Libano, è sempre stato, diciamo, la scintilla di conflitti. Proprio lì al sud, al confine con Israele. Ed è un settore su cui, come si legge sui giornali, c’è molta tensione, ci sono anche dei combattimenti, ovviamente. E speriamo che non…”

Antonello Barone chiede al Generale Carmine Masiello come stia evolvendo il principio delle forze armate che da 80 anni garantisce la pace in Europa e in Italia rispetto a questo virus della guerra che è così vicino a noi, nel Mediterraneo, ed il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa risponde: “Sì, mi permetta di dire che le forze armate sono interessate alla più profonda evoluzione che abbiano mai vissuto dopo la seconda guerra mondiale e cercherò di spiegare rapidamente e concettualizzando al massimo il perché. Se guardiamo alle crisi, penso all’Ucraina in primis, ci siamo trovati quasi improvvisamente a vivere una sorta di guerra che pensavamo fosse dimenticata. Sono ritornati carri armati che pensavamo che dopo il 1989 non avrebbero più visto la luce sul territorio europeo. Siamo ritornati a delle forme di guerra classica che pensavamo, ancora una volta, di aver dimenticato dopo il 1989, perché eravamo convinti, ma non soltanto noi italiani, tutte le forze armate ed i governi dei Paesi occidentali, che oramai gli strumenti militari servissero soltanto per gestire le crisi. Gli strumenti militari erano stati disegnati per altri scopi, con altri equipaggiamenti e altri mezzi. L’Ucraina ci ha insegnato che va ripensato questo aspetto e stiamo rivedendo l’acquisizione di equipaggiamenti in linea con quelle che sono le minacce future. Ma a questo, che è una cosa abbastanza tecnica, si aggiunge la necessità di far fronte a quelli che noi chiamiamo i nuovi domini. Uno è quello cibernetico e l’amico Bruno ne ha parlato prima, perché nel dominio cibernetico quando si va in operazione e si va in guerra le forze armate devono integrare questo dominio in quegli altri convenzionali. Noi ci occupiamo di altri aspetti, concorriamo alla difesa del Paese, che in questo momento è interessato da quello che in gergo chiamiamo gli spillover delle crisi che ci sono ed è stato sottolineato. E ovviamente ci occupiamo di preparare anche attività offensive in caso di operazioni, come la legge ci impone e ci consente di fare.

“C’è poi lo spazio. – prosegue il Generale Carmine Masiello – E su questo lasciatemi spendere una parola in più, perché è un aspetto culturale che ancora non siamo riusciti a comprendere. Lo spazio è un dominio da cui possono derivare ricchezze e rappresenta il progresso. Oggi noi non ci rendiamo conto di quello che lo spazio fa per noi, ma se saltano i satelliti, per esempio quelli di posizionamento, vuol dire non soltanto che noi non possiamo più navigare con il nostro GPS, ma vuol dire che gli aerei non hanno più guida, vuol dire che le banche non fanno più transazioni, ecc. Quindi questo è un aspetto su cui va posta la massima attenzione. Perché dico questo? Perché bisogna comprendere che lo spazio non è soltanto un dominio commerciale sul quale investire per ricavare profitti. È uno spazio, e io faccio sempre il paragone col Mar Mediterraneo, che va reso sicuro. Nel Mar Mediterraneo si sono fatti nel tempo i commerci marittimi, i paesi sulle sponde del Mediterraneo si sono arricchiti grazie a un ambiente sicuro. Ecco, per lo spazio vale lo stesso, è un ambiente che va reso sicuro. E su questo stiamo investendo insieme agli alleati tanto per renderlo sicuro”.

Antonello Barone domanda al Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa se il fatto di rinunciare alla neutralità, come ha fatto recentemente la Svezia, significa avere la consapevolezza che l’allarme è davvero vicino e che bisogna stare in un gruppo che è in grado di proteggerci, ed il Generale Carmine Masiello risponde: “Esattamente questo. L’Ucraina ha fatto suonare un campanello d’allarme che ha portato diversi paesi a rivedere le loro posizioni. Lei ha fatto l’esempio della Svezia, che ovviamente è un esempio in cui hanno cambiato la loro neutralità, ma ci sono esempi di paesi che hanno, per esempio, modificato e incrementato in maniera anche difficilmente sostenibile gli investimenti negli armamenti, come la Germania che dalla seconda guerra mondiale non spendeva più in armamenti ma ce ne sono tante altre. E questo ovviamente ci fa riflettere, oltre che tutte queste spese in armamenti, innalzano anche il livello della tensione, perché ovviamente quando parte questa corsa sappiamo poi come va a finire. Quindi anche questo è un aspetto su cui riflettere. Un altro dominio, e anche su questo vorrei soffermare un attimo, è il dominio che noi tecnici chiamiamo cognitivo. Il dominio cognitivo è particolarmente importante perché serve a influenzare le opinioni pubbliche. Lo stiamo vivendo nella crisi israeliana. Gli addetti ai lavori, e spero non solo gli addetti ai lavori, si sono perfettamente resi conti di questa battaglia cognitiva che è in corso fra Israele da una parte e Hamas dall’altra. Basti vedere le immagini che sono state proiettate subito dopo il 7 ottobre, le immagini che Hamas proietta di quello che sta succedendo a Gaza, tutto questo per influenzare le opinioni pubbliche, perché sanno benissimo che il supporto a Israele o il supporto all’altra parte passa attraverso il supporto dei governi occidentali o dei paesi arabi che vanno mossi e vanno scossi attraverso le percezioni che ha l’opinione pubblica. Su questo siamo tanto attenti, abbiamo delle unità che seguono e monitorano questo aspetto e quindi bisogna fare molta attenzione”.

“Vengo alle conclusioni. – chiosa il Generale Carmine Masiello – Un altro punto su cui siamo all’alto di statistica è l’intelligenza artificiale, che ha fatto il suo ingresso nel teatro operativo ucraino con forza, senza entrare in dettagli operativi, ma questo ha un impatto grandissimo sulla nostra organizzazione militare, non soltanto dal punto di vista degli armamenti, come molti pensano, e sul quale chiaramente vi sono grossi progressi in corso, ma soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione, perché l’intelligenza artificiale ha un impatto anche sulle procedure e sulla struttura dell’organizzazione. Non guardiamo soltanto al lato tecnologico e in senso lato. Vi sono poi tutte queste tecnologie emergenti che rappresentano veramente dei momenti di cambiamento. Ecco, al di là dell’aspetto tecnologico e tecnico, anche su questo c’è un problema di formazione, sul quale noi ci stiamo interrogando, perché se pensiamo che per un’università ogni laureato dopo 3-4 anni cambia i cicli di studio oppure che 20 anni fa un libro di fisica o di quant’altro era lo stesso dopo 4, 5, 10 anni, oggi invece siamo a ristampe di 6 mesi e questo crea un grosso problema di formazione, sul quale stiamo riflettendo. Ma alla fine il messaggio che secondo me è quello più importante e l’ammaestramento più forte che dobbiamo ottenere dall’Ucraina e da quello che sta succedendo oggi, è che la sicurezza non è un problema militare o della polizia. La sicurezza è un problema nazionale, perché oggi la sicurezza è declinata in tutti i suoi aspetti. Penso alla sicurezza alimentare, la sicurezza sanitaria, la sicurezza climatica. E su questo il Paese deve fare un passo avanti per avere coscienza di questo. Perché fino a poco tempo fa noi affrontavamo i problemi secondo un acronimo che gli addetti ai lavori conoscono, che si chiama DIME, cioè tutto viene affrontato secondo un approccio diplomatico, delle informazioni militari e dell’economia. Ma oggi questo paradigma è cambiato. Oggi ci sono altri attori che entrano in campo e bisogna assolutamente integrarlo per far fronte alle crisi”.

Antonello Barone interroga il Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa su come fare uno sforzo ulteriore per far comprendere al Paese che le forze armate rappresentino anche il presidio di una sicurezza solida verso altri anni di pace ed il Generale Carmine Masiello replica: “Ma io penso che le forze armate stiano facendo veramente il massimo per cercare di far passare questo messaggio e la mia presenza qui oggi è proprio la testimonianza, non banale, che stiamo facendo un grossissimo sforzo di comunicazione esterna. Il nostro Ministro della Difesa, il Ministro Crosetto, – conclude il Generale Carmine Masiello – in tutte le sedi fa presente questo aspetto. È un problema di comunicazione esterna ma è un problema culturale e che è difficilmente sormontabile. Noi italiani non riusciamo ad apprezzarlo. Lei parla di sicurezza ma c’è anche un problema di interesse nazionale perché noi, a livello di sicurezza, dobbiamo anche interrogarci su quello che è l’interesse nazionale”.

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