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[L’intervento] Stefania Burbo (Network italiano Salute Globale) – Denise Giacomini (Ministero della Salute) – Maria Grazia Panunzi (Aidos): «La lezione della pandemia per garantire la salute globale»

Nel 2015 la comunità internazionale si è impegnata a raggiungere, entro il 2030, 17 obiettivi per realizzare uno sviluppo sostenibile senza lasciare indietro nessuna persona. Tra questi, l’Obiettivo 3 intende “Assicurare la salute e il benessere per tutti e tutte e per tutte le età”, e prevede – tra le altre cose – il raggiungimento della copertura sanitaria universale, la fine delle epidemie di Aids, Tbc e malaria, la riduzione della mortalità materno-infantile, l’accesso universale ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva.

La pandemia di Covid-19 ha evidenziato da un lato quanto sia ancora distante il raggiungimento di quell’obiettivo e dall’altro la grande importanza di porre la salute globale al centro delle politiche nazionali e internazionali.

La società civile osserva e monitora i meccanismi preposti alla salute facendosi portatrice di nuovi modelli e approcci, di preoccupazioni e proposte. Dopo due anni di pandemia, varie sono le raccomandazioni che ha formulato, con riferimento al dibattito tuttora in corso sul futuro dell’architettura sanitaria globale e a quello sulla proprietà intellettuale dei vaccini e degli strumenti medici utili a combattere l’infezione da Covid-19. Il tutto, mantenendo sempre alta l’attenzione a considerare un approccio basato sul rispetto dei diritti umani e che sia trasformativo delle relazioni di genere.

Sostenere un’architettura della salute globale coordinata dall’Oms, che non sia ulteriormente frammentata e che valorizzi invece le competenze e le capacità dei partner sanitari globali e regionali già esistenti in materia di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie; prevedere la piena partecipazione ai processi decisionali delle organizzazioni e dei meccanismi internazionali di tutti i paesi, della società civile, delle associazioni delle persone colpite dalle malattie e delle associazioni di donne; costruire e sostenere sistemi sanitari pubblici e comunitari forti e radicati sui territori garantendo, così, l’accesso alla copertura sanitaria universale.

Queste sono alcune raccomandazioni della società civile che il Network italiano Salute Globale, Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e Friends of the Global Fund Europe – Italia hanno riportato nel policy paper “Imparare la lezione, prevenire e affrontare le future pandemie per garantire la salute globale” lanciato il 22 giugno scorso. 

Il Ministero della Salute ha apprezzato i contenuti del Paper e la spinta all’azione da parte della società civile. Già nella dichiarazione G20 2021 Health era stata infatti esplicitata la necessità di un’azione collaborativa multisettoriale per aumentare la sorveglianza, rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta per il benessere della popolazione, per sistemi alimentari sostenibili e la protezione dell’ambiente.

La Dichiarazione G20 salute e i tre documenti di outcome (Position Paper on Healthy and Sustainable RecoveryCall to Action on Building One Health ResilienceBriefing Paper on Coordinated and Collaborative Response) hanno evidenziato il bisogno di un approccio One Health che deve essere forte, transdisciplinare e olistico, con l’impegno politico per investimenti di lungo termine.

È necessario ora affrontare i rischi emergenti dall’interfaccia uomo-animale-ambiente, facendo leva sul ruolo di leadership tecnica e di coordinamento di OMS, FAO, OIE E UNEP (che proprio recentemente, e per la prima volta, hanno siglato un Accordo del “Quadripartito” per la Strategia One Health https://www.fao.org/newsroom/detail/un-environment-programme-joins-alliance-to-implement-one-health-approach/en).

La nuova definizione di One Health, che deve essere presa in considerazione, si basa su un “approccio integrato e unitario che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi. Riconosce che la salute degli esseri umani, degli animali domestici e selvatici, delle piante e dell’ambiente in generale (compresi gli ecosistemi) sono strettamente collegati e interdipendenti. L’approccio mobilita più settori, discipline e comunità a vari livelli della società per lavorare insieme per promuovere il benessere e affrontare le minacce alla salute e agli ecosistemi, affrontando nel contempo la necessità collettiva di acqua, energia e aria pulite, cibo sicuro e salutare, intervenendo sui cambiamenti climatici e contribuendo allo sviluppo sostenibile”.

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