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Bilanciare business e impegno per il Paese. Il merito di Poste e la ritirata del sistema bancario | L’intervento

L’intervento dell’economista Angelo De Mattia

Il progetto Polis delle Poste che intende realizzare in 7 mila uffici insediati in Comuni con meno di 15 mila abitanti uno “sportello unico” per l’accesso a servizi della pubblica amministrazione di vario tipo – dalla carta d’identità al passaporto, a una serie di certificati – riporta all’attualità l’apprezzata indagine della Fabi di Lando Sileoni sugli sportelli bancari nei piccoli centri.

Sia chiaro: non si pensa qui di assimilare uffici postali e banche, nettamente diverse essendo le rispettive nature, configurazioni giuridiche, finalità e operatività.

Ma le banche, che sono imprese a tutti gli effetti, svolgono un’attività che ha pure un rilievo pubblico e sociale. Come si ricorderà, dall’indagine della Fabi emerge che in dieci anni le agenzie sono passate da 32.881 a fine 2012 a 21.650 del 2021. Quattro milioni di italiani si trovano senza filiali.

Circa tremila Comuni non hanno la presenza di sportelli bancari. bene ricordare, comunque, che almeno una parte della diminuzione di agenzie e filiali è dovuta a scelte strategiche che comportano mutamenti nell’assetto organizzativo e funzionale della rete, alle connesse innovazioni tecnologiche, quindi, allo sviluppo delle operazioni a distanza, alle questioni della redditività degli insediamenti e agli stessi indirizzi della Vigilanza.

Va soggiunto che la decisione su tali insediamenti rientra nella piena autonomia degli istituti, a differenza di ciò che accadeva in passato con i periodici piani-sportelli redatti dalla Vigilanza, sulla cui base si autorizzavano aperture, chiusure e trasferimenti di dipendenze, secondo previsioni normative poi superate con l’affermarsi della concorrenza e il riconoscimento della natura d’impresa rivestita dalla banca, nonché con il recepimento di due fondamentali Direttive europee in materia creditizia. Resta tuttavia l’importanza della presenza di sportelli bancari nel territorio.

Il presidente della Repubblica, intervenendo lunedì scorso alla presentazione di Polis, ha sottolineato il valore della connessione, non solo sotto il profilo economico, tra i territori del Paese svolto dalla presenza di Poste, in particolare per l’accesso ai servizi la cui riduzione, quando si è verificata, ha rappresentato certamente un problema per i piccoli centri.

Per Poste si pone sempre più l’esigenza di sostenere l’evoluzione dei propri compiti nel campo finanziario, assicurativo e della digitalizzazione, senza, però, abbandonare, soprattutto dove se ne avverte in modo particolare la necessità, il ruolo tradizionale con la prestazione di servizi.

Deve stare al passo con i tempi, ma mai dimenticare le ragioni fondative, né diventare un ircocervo dalla mission non rapidamente percepibile o confusa.

Deve, altresì, tener conto, ovviamente, delle regole della concorrenza e del mercato interno quando svolge attività che siano oggettivamente in competizione con altri soggetti, in specie le banche, richiedendosi in questo caso parità di condizioni, di norme e di controlli.

 ilanciare il business con l’impegno per il Paese, come è stato detto, non è facile, ma è la strada a percorrere. Un discorso diverso si deve svolgere per le banche.

Per esse, pur non dimenticando le differenze, sarebbe opportuno che si elaborasse un progetto per quel che si può fare per mantenere connessi i centri in questione, valutando pure l’esigenza di estendere le iniziative per l’educazione finanziaria.

Quando si ipotizzava un particolare intervento sui Pos nella legge di bilancio, poi opportunamente abbandonato, si era anche immaginato come intervenire, d’intesa con le banche, nei piccoli Comuni urbani e nelle aree interne, per il servizio da prestare, ferma restando, ovviamente, la piena autonomia decisionale dei singoli istituti.

Si tratta di progetti solo di larga massima che andrebbero ripresi coinvolgendo l’Abi oppure optando per altre misure.

Insomma, anche alla luce delle espressioni adottate dal capo dello Stato e traslandole al campo bancario, ma rigorosamente distinguendo le materie, il problema esiste e sarebbe opportuno affrontarlo sin d’ora.

Soprattutto decisioni di abbandono di territori anche da parte di enti pubblici andrebbero valutate a 360 gradi.

Fu frettolosa la decisione della Banca d’Italia di chiudere progressivamente un numero rilevante di filiali, lasciandone in attività meno della metà di quelle originariamente presenti in tutti i capoluoghi di provincia, a eccezione dei sette istituiti negli anni ’90.

Essa nel territorio rappresenta l’immagine dello Stato ed è forte la connessione avvertita, quella connessione alla quale il presidente Mattarella si è riferito per le Poste. Un arricchimento dei compiti delle dipendenze dell’Istituto, nell’interesse del territorio e del Paese, rappresentava un’importante, efficace alternativa alla chiusura.

Non la si volle purtroppo considerare anche perché, a quel tempo, distortamente appariva che le chiusure – riguardanti anche strutture periferiche della Ragioneria Generale dello Stato – rispondessero automaticamente a una prioritaria esigenza dell’Italia. E invece fu un errore non rimediabile.

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