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Stellantis punta sullo smart working: raggiunto un accordo con i sindacati francesi per dare a 18 mila dipendenti la possibilità di lavorare da remoto

Stellantis punta a rendere il telelavoro permanente per i colletti bianchi. La società nata dalla fusione fra Fiat-Chrysler e Peugeot ha stretto con i sindacati francesi un accordo che prevede la facoltà per 18 mila impiegati di lavorare da remoto da uno a tre giorni a settimana oppure per tre settimane al mese.

L’intesa prevede il pagamento da parte dell’azienda di un’indennità forfettaria di 10 euro al mese per coprire i costi aggiuntivi sostenuti dai dipendenti e un contributo fino a 150 euro per rimborsare le spese sostenute per trasformare la casa in luogo di lavoro. Come detto, si tratta di una possibilità offerta agli impiegati e non di un obbligo e, secondo la Cfdt, in pochi la sfrutteranno.

A giudizio del principale sindacato transalpino, infatti, gli incentivi economici sono troppo bassi per raggiungere gli obiettivi di adesione immaginati dal costruttore. Nel frattempo, il vicepresidente di Stellantis con delega alle risorse umane, Xavier Che’reau, avrebbe dato istruzione ai responsabili risorse umane in tutti i Paesi di elaborare piani per il telelavoro di massa.

In un’intervista all’emittente Bfm, il capo delle Hr di Psa, Bruno Bertin, ha poi sottolineato che l’accordo francese potrebbe applicarsi su scala mondiale, con gli aggiustamenti richiesti dalle legislazioni dei vari Paesi dove la casa ha sedi amministrative.

In Italia – ricorda il segretario nazionale Fim-Cisl, Ferdinando Uliano – lo smart working è già disciplinato dal contratto firmato nel 2019 da Fca, Cnh e Ferrari con le sigle sindacali, a eccezione della Fiom-Cgil.  L’articolo 14 dell’intesa prevede che, previo accordo individuale con l’azienda, il dipendente possa lavorare in modalità agile fino all’80% dell’orario settimanale.

Il ricorso allo strumento è stato però limitato dalla pandemia che ha spinto il governo a prolungare fino al 31 luglio 2021 il regime semplificato per il lavoro agile che consente ai datori di lavoro di farvi ricorso senza bisogno di accordi formali con i dipendenti.

Secondo Simone Marinelli, coordinatore nazionale Stellantis per Fiom-Cgil, al momento circa il 90% degli oltre 7 mila impiegati del Lingotto in Italia lavora perlopiù da remoto. Per mantenere queste percentuali oltre la fine dell’emergenza sanitaria potrebbe però essere necessario apportare alcune modifiche all’intesa in essere.

Negli Stati Uniti, intanto, Stellantis ha avviato un progetto-pilota che dovrebbe così suddividere la forza-lavoro: 70% a casa, 30% in ufficio. In Germania l’AD di Opel, Michael Lohscheller, è invece alla ricerca di un accordo sul telelavoro permanente con i sindacati tedeschi, anch’essi attenti a evitare un travaso di costi dall’azienda ai dipendenti e ad assicurare spazi di lavoro adeguati.

L’austero e decisionista manager a capo della controllata di Psa (oggi di Stellantis) vorrebbe che tutti i 15 mila impiegati Opel lavorassero per due terzi del tempo da casa. Secondo il quotidiano Handelsblatt, l’obiettivo di Lohscheller è ridurre del 90% le postazioni di lavoro disponibili in modo da tagliare drasticamente il numero di uffici e quindi i costi immobiliari.

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