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Stefano Trevisani, AD Renova Red: “PNRR, dobbiamo passare dall’euforia ai fatti. Le nuove regole possono aiutare” | Stati Generali della Ripartenza

La Renova Red è una realtà con non tanti anni sulle spalle, ma con grandi progetti e grandi ambizioni, che vengono dal retroterra da cui proviene. Infatti la Renova nasce dalla grande esperienza di Trevi che ha scritto pagine importanti nel mondo, anche in situazioni difficili, insieme alle forze armate italiane in siti che erano a suo tempo teatro di guerra, come la diga di Mosul. Quindi è un’impresa che porta un’esperienza di grandi storie e che dimostra che l’Italia è un Paese che sa produrre capacità tecnica di grande qualità.

Il suo Amministratore Delegato, Stefano Trevisani, è intervenuto durante il panel “La realizzazione delle grandi infrastrutture” che si è tenuto agli Stati Generali della Ripartenza organizzati a Bologna dall’Osservatorio economico e sociale Riparte l’Italia, per parlare della situazione delle imprese edili in Italia.

La Renova Red e la storia recente delle imprese in Italia

“La Renova Red è una società che definiamo una start up anche se viene da 30 e più anni di esperienza. Volevo portare avanti il punto di vista delle imprese. Il PNRR parte dal presupposto che ci siano imprese capaci di mettere a terra tutti questi progetti. In Italia ci sono imprese, ci sono tante competenze, però c’è anche una storia abbastanza recente, diciamo negli ultimi 20 anni, che rappresenta una storia drammatica per quanto riguarda le imprese di costruzione”.

“Le varie crisi a partire dagli anni ’90, poi gli anni 2000 fino alle ultime crisi finanziarie del 2008, 2010 e 2011 hanno sconvolto il panorama delle grandi imprese di costruzione italiane che facevano la storia negli anni ’70 e ’80 in giro per il mondo. Oggi di quei nomi lì ne sono rimasti pochissimi. Il motivo è stato principalmente la prolungata crisi del mercato delle costruzioni italiano che ha influenzato pesantemente l’andamento di queste società. Ricordiamo solo che negli ultimi 7-8 anni si sono persi più di 3,5 milioni di posti di lavoro nel mondo delle costruzioni parlando sia di residenziale che di infrastrutture. Centinaia di migliaia di piccole imprese chiuse soprattutto nel mondo dell’edilizia e una trasformazione totale di quelli che erano i nomi del mondo delle infrastrutture.”

La situazione in altri paesi europei

“Purtroppo questo è il punto di partenza della situazione italiana, molto differente da quello che è successo ad altri paesi europei, che sono stati molto più bravi a gestire le difficoltà, anche le imprese. Ricordo per esempio le imprese spagnole, che sono al vertice delle attività soprattutto all’estero e che invece fino a poco tempo fa non uscivano dalla Spagna per cultura e per tradizione e anche perché avevano un mercato interno molto ricco”.

“L’Italia purtroppo ha fatto un percorso contrario, alcuni sono continuati ad andare fuori, si sono radicate e questo generalizzando, nel senso che ci sono anche tante realtà buone che funzionano bene anche nei mercati internazionali, però la realtà è questa”.

Possono farcela le imprese edili italiane a realizzare il PNRR?

“La domanda che mi pongo è: come mettere a terra queste decine, centinaia di miliardi di investimenti? Io ricordo che negli ultimi due anni sono state fatte gare per circa 270 miliardi di euro, di cui circa 75-76 coperti dal PNRR. Ne sono stati aggiudicati circa 200 di questi e una cinquantina vengono dal PNRR”.

“Ora, la realtà delle imprese è questa, si sta vivendo un grande momento di euforia visti i progetti, visti gli investimenti, come non mai. Però è anche un’euforia che è come spesso succede nelle imprese, quando uno vince un progetto ovviamente c’è tanta euforia e poi qualche secondo dopo c’è la preoccupazione di come fare il lavoro”.

“Questo è un po’ secondo me il clima in Italia, tanta euforia, ci sono i presupposti di carattere finanziario e di investimenti, rimane però il tema di come queste imprese affronteranno un momento così difficile. Difficile perché parliamo comunque anche di competenze che ci sono, però se ne sono perse tantissime negli ultimi anni”.

La scarsa appetibilità del settore edile per i giovani

“C’è anche un’appetibilità del settore delle costruzioni che anche rispetto a nuove industrie non sono molto attrattive, soprattutto per i ragazzi giovani. Lavorare in una galleria o in una metropolitana, o sotto terra o in un cantiere d’estate e d’inverno per molti è poco attraente rispetto a una società magari nel mondo dell’high-tech. Questa è la realtà delle imprese in Italia in questo momento”.

La soluzione, oltre alla proverbiale capacità delle imprese di trovare soluzioni, perché va sottolineata la creatività e la dinamicità degli imprenditori nel trovare soluzioni, come quando prendemmo i lavori della Diga di Mosul in mesi drammatici con una guerra con l’Isis a pochi chilometri e non dovevamo mandare là circa 500 persone e inizialmente ne avevamo a disposizione solo 4 o 5.

Ecco, questo è un po’ quello che succede in Italia, oggi le imprese stanno prendendo i lavori ma, come per tutti i cantieri, nessuno è attrezzato con tutte le risorse che servono, è attrezzato con le figure chiave, con le risorse principali, poi il discorso è approvvigionarsi con tutto quello che serve. E qui il capitale umano fa la differenza nel mondo delle costruzioni.

Oggi se dobbiamo aspettarci delle difficoltà sicuramente questo è un tema.

Le iniziative intraprese e le possibili soluzioni

Poi è chiaro che sono state prese delle iniziative, ci sono questi decreti flussi che possono aiutare a portare personale specializzato, può rientrare personale altamente specializzato che magari al momento è stato mandato all’estero.

Però il tema delle imprese è gestire questa massa così importante, questo volume così importante, per dare nei tempi che poi i progetti chiedono il risultato atteso.

C’è anche un fattore di fondo che lega tutto questo e il vecchio con il nuovo. In una società sana le imprese devono guadagnare, devono fare un utile, perché non c’è organizzazione che possa stare in piedi senza fare degli utili. Questo è stato il problema negli anni, soprattutto in Italia, un mercato depresso e molto difficile che ha portato alle conseguenze di cui ho parlato prima, però oggi questa può essere anche l’opportunità per il futuro, perché vediamo che comunque le cose sono migliorate, ci sono anche nuove forme di contratto che sono state in questo momento attuate da pochi mesi.

La prospettiva è comunque positiva.

Le nuove condizioni di oggi

Un imprenditore è ottimista per natura, quindi per definizione non può che essere così.

Io ho fatto un quadro per collegare il passato con il presente, oggi ci sono delle condizioni molto diverse, oggi lo stimolo anche ad imprenditori che vogliono investire nel mondo delle costruzioni c’è, come forse in passato, perché ricordiamoci che le imprese nascono da qualcuno che decide di fare impresa in quel settore, o di aggregazione o con un’impresa nuova. L’esempio di Renova che dicevo prima, di una giovane realtà che però opera sia nelle infrastrutture che nella costruzione edile, sia nell’idrogeno, che nella mobilità sostenibile.

Ecco, in questo momento ci si augura che ci siano imprenditori che investano in questo settore o in aziende già esistenti o anche in nuove società per utilizzare questo momento storico unico che l’Italia ha. Certo, bisogna rendere il settore anche più appetibile, anche per i ragazzi e per i giovani. Qui la tecnologia deve venire in aiuto, bisogna pensare anche al mondo delle costruzioni in maniera nuova, a processi costruttivi che tengano conto della decarbonizzazione, Bisogna fare riferimento al digitale, all’idea di rete connesse di cui si parlava prima, a questi modelli gemelli digitali di infrastrutture che possono essere monitorate… tutto un mondo che possa attrarre anche un ragazzo di 20 o 22 anni ad investire questo settore

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