«Arriva sempre il momento in cui un governo smette di essere giudicato con l’attenuante dei problemi ereditati e comincia a essere valutato per la sua capacità di risolverli. Per il governo Draghi il momento è arrivato». Lo evidenzia Stefano Cappellini su Repubblica.
«Aprile – aggiunge – è un mese decisivo su entrambe le questioni fondative dell’esecutivo più anomalo della storia repubblicana, “privo di formula politica”, secondo la definizione che ne ha dato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la campagna vaccinale e la definizione del piano italiano di ricostruzione per accedere ai fondi Ue».
«Di Recovery Plan si è parlato poco in queste settimane, molto meno di quanto si fece al tramonto del governo Conte. C’è da sperare che il calo delle polemiche e degli scontri sui contenuti del piano sia una spia dell’efficacia e della risolutezza di idee con la quale sarà presentato a Bruxelles».
«Quanto ai vaccini, parlano i numeri della campagna e i primi dati del mese non sono incoraggianti. Il governo, però, non può permettersi passi falsi. È insediato da più di un mese, sono stati cambiati i vertici delle strutture commissariali ed emergenziali, è ora di raccogliere i risultati dell’investimento».
«Siamo in ritardo sul numero ideale di vaccinazioni quotidiane, realisticamente l’obiettivo strategico delle 500 mila dosi quotidiane non sarà raggiunto prima di maggio, e il weekend pasquale è stato un disastro che avremmo dovuto risparmiarci».
«Senza una complessiva e decisa accelerazione l’Italia continuerà a perdere terreno rispetto ai suoi naturali concorrenti nell’Unione e non, con le ovvie conseguenze sulla ripresa economica che sarà agganciata da chi si presenterà prima e meglio a prenderne le redini».
«Il rischio è anche quello di consegnare a nazioni più virtuose i milioni di turisti che sono pronti a tornare a viaggiare questa estate e che sceglieranno le destinazioni anche e soprattutto in base all’indice di immunità raggiunto dalle mete più ambite».
«Si è fatto tanto fin qui, ma chiaramente non abbastanza. Dalla seconda metà del mese le forniture complessive di vaccini dovrebbero finalmente raggiungere quote importanti e la penuria dei primi mesi diventare solo un brutto ricordo. Lo scatto nei numeri delle somministrazioni è obbligatorio: un altro rinvio nella tabella di marcia – conclude Cappellini – sarebbe una macchia difficile da cancellare nel curriculum del governo».