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Gli scambi commerciali tra Italia e Cina ammontano a 33 miliardi

Ammonta a 8,7 miliardi l’export italiano verso la Cina tra il gennaio e il settembre di quest’anno, in calo del 7,6% rispetto ai primi 10 mesi del 2019 quando fu pari a 9,42 miliardi. Il flusso ha risentito come prevedibile della  pandemia. Il discorso cambia per quanto riguarda l’import dalla Cina, che è invece aumentato dello 0,4% a 24,3 miliardi. Nei primi 10 mesi del 2019, era stato di 24,2 miliardi. Sono gli ultimi dati ufficiali di Info Mercati esteri basati su elaborazioni dell’Ambasciata d’Italia su dati Agenzia Ice di fonte Istat, i quali evidenziano quindi un interscambio sostenuto tra il Belpaese e il colosso asiatico, pari complessivamente a 33 miliardi.

Il Made in Italy verso la Cina è andato progressivamente riducendosi visto che nel 2017 ammontava a 13,5 miliardi per poi scendere a 13,1 miliardi nel 2018 e a 12,9 miliardi nel 2019. Viceversa  l’import dalla Cina è andato aumentando nel tempo: nel 2017 era pari a 28,4 miliardi ma nel 2018 era salito a 30,8 miliardi e nel 2019 a 31,6 miliardi. Soltanto nel mese di giugno, l’Istat aveva registrato una diminuzione tendenziale dell’export del 3% mentre le importazioni avevano segnato un balzo in avanti del 24%. Gli ultimi dati mostrano come il nostro Paese si confermi il quarto tra i Paesi Europei sia come fornitore sia come cliente.

La Cina invece è il primo Paese al mondo per valore delle esportazioni e il secondo per quelle delle importazioni. Ancora presto per capire l’impatto economico della pandemia sull’interscambio commerciale: secondo gli esperti, ci saranno effetti negativi soprattutto sulle global supply chain: se un singolo ingranaggio della catena si blocca, il rischio è un rallentamento su tutta la filiera.

MADE IN ITALY 

Secondo le ultime stime Ice-Prometeia, nel 2020 l’export italiano subirà un forte calo, pari al -12% rispetto al 2019, per poi ripartire nel biennio successivo, con tassi di crescita del +7,4% nel 2021 e del +5,2% nel 2022. Saranno necessari due anni affinché l’Italia torni sui livelli di export del 2019. Nei primi 5 mesi del 2020, l’export italiano verso la Cina ha avuto un calo consistente, e cioè pari al 21,9%. 

COSA ESPORTIAMO

Secondo gli ultimi dati Sace Simest, il ventaglio di prodotti  italiani destinati in Cina e’ piuttosto ampio e abbraccia una vasta gamma di settori. Tra i prodotti della meccanica  strumentale, quelli maggiormente richiesti da Pechino sono: apparecchi meccanici e loro parti (che da soli sono ammontati a 3,8 miliardi nel 2019); oggetti di rubinetteria; macchine e  apparecchi per l’imbottigliamento e l’etichettatura; apparecchi e macchine per incapsulare bottiglie, boccali e tubi; macchine per l’imballaggio. Nel settore dei mezzi di trasporto, è il comparto automotive a riscuotere maggior successo. Vanno alla grande anche i prodotti farmaceutici, nonché le merci di abbigliamento in particolare quelle di lusso.

Per quanto riguarda l’agroalimentare, i prodotti italiani hanno una grande fama a livello mondiale ma sono poco gettonati in Cina sia per la differenza delle tradizioni culinarie tra i due paesi sia anche per gli stringenti controlli sanitari alle frontiere. Cionondimeno, gli ultimi dati ci mostrano come siano molto richiesti i dolci, e in particolare i cioccolatini ripieni, e in misura minore ma comunque consistente, gli spumanti, il caffè e l’olio di oliva. E’ sempre la Lombardia la Regione che esporta di più in Cina: secondo i dati Istat riferiti al 2019, il suo export verso il paese del Dragone ammontava a 3 miliardi seguita poi dalle Regioni Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Toscana. 

COSA IMPORTIAMO

In Italia importiamo molti beni dalla Cina: al primo posto figurano i computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi che solo nel 2019 hanno avuto un valore pari a 5,4 miliardi. Altri 3,6 miliardi è il valore di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche cinesi importate nel 2019 e a seguire tessile e abbigliamento per circa 3 miliardi. Anche in questo caso prima è la Lombardia, con 9,8 miliardi di beni importati, seguita da Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Campania.

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