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Romano Prodi: «Il Next Generation Eu è il traguardo condiviso attorno cui aggregare i necessari consensi»

La «crisi italiana sta spaventando l’Europa (‘vista da Bruxelles la crisi italiana non è soltanto un problema nostro, ma mette a rischio il futuro degli altri Paesi europei’). Per allontanare questa crescente paura dobbiamo urgentemente dare vita a un governo in grado di rispondere positivamente all’allarme dei nostri partner, mettendo in programma i quattro o cinque progetti di riforma indispensabili per unirci alla comune strategia di ripresa».

Così Romano Prodi nel suo editoriale domenicale sul Messaggero definisce «sciagurata» questa crisi di governo e traccia un parallelo con quanto accadde al suo governo ai tempi dell’ingresso nell’Euro. «Come nel caso dell’Euro, il condiviso grande traguardo in grado di aggregare i necessari consensi esiste e si chiama Next Generation Eu».

«Non è certo un compito impossibile mettere in fila gerarchica i provvedimenti italiani più urgenti e necessari – osserva – sui quali è concretamente possibile trovare un largo consenso», come per esempio «la riduzione dei tempi della giustizia, la riorganizzazione della scuola, le elementari misure fiscali che da decenni si promettono, una revisione del codice degli appalti e sulle semplificazioni delle procedure burocratiche».

Secondo l’ex premier «il nuovo governo deve quindi partire da questi contenuti e costruire attorno ad essi la necessaria aggregazione politica non solo del Parlamento, ma delle forze sociali che, a differenza di altri momenti storici, si sono mantenute singolarmente al margine del processo politico. Nelle circostanze oggi esistenti, un governo può esercitare positivamente il proprio mestiere solo presentandosi di fronte al Parlamento con un progetto semplice, comprensibile e ritenuto necessario per il nostro futuro».

«Non è raccogliendo qualche parlamentare in cerca di sistemazione che si prepara il nostro futuro, ma preparando i provvedimenti necessari per costruirlo – conclude – oggi è possibile aggregare attorno ad essi una solida maggioranza parlamentare e non una coalizione di reduci tenuta insieme solo per finire la Legislatura. Penso che sia ancora possibile salvare la legislatura, salvando l’Italia».

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