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Lucio Poma (capo economista Nomisma): «La carenza di materie prime può portare nubi all’orizzonte»

«La carenza di materie prime può portare nubi all’orizzonte», nonostante la forte crescita del Pil. Lo sostengono gli analisti economici di Nomisma. La stima preliminare Istat prevede infatti per il terzo trimestre una crescita del 2,6% che ribadisce quella del trimestre precedente (+2,7%) spingendo il paese verso una stima di crescita annua superiore al 6 per cento. Questa crescita sembra inarrestabile e «le uniche nubi all’orizzonte sono formate dalla carenza di materia prime che si sta allargando a macchia d’olio» spiega Lucio Poma, capo economista di Nomisma.

«Oltre al rame, acciaio, allumino e zinco» Poma segnala che «inizia a mancare anche il magnesio. Oltre alla carenza dei semiconduttori l’automotive inizia a temere la carenza dei componenti passivi: magneti e condensatori. Si tratta di nubi nere e dense che» argomenta Poma «solo una decisa e repentina politica industriale europea possono dissipare. Sarebbe frustrante essere parte di un paese in così forte crescita che deve lasciare una parte di domanda inespressa perché carente di materie prime per la produzione».

Considerando invece il dato relativo all’inflazione, ad ottobre si registra una crescita dal 2,5 al 2,9% su base annua. Tuttavia, secondo Lucio Poma, vi sono tre motivi per i quali il dato appare meno preoccupante. «Primo, il paese sta crescendo ancor più rapidamente dell’inflazione: la stima preliminare Istat del terzo trimestre vede l’Italia crescere del 2,6%, che la proietta verso una stima di crescita annuale superiore al 6%. Secondo, la crescita dell’inflazione italiana al 2,9% è notevolmente più bassa della media dell’eurozona che si posiziona al 4,1% Terzo, l’inflazione di fondo resta pressoché stabile + 1,1% (era +1% a settembre)».

«Resta vero che la componente volatile dei prezzi dei beni energetici inizia ad intaccare il potere di acquisto dei consumatori, gravando sulle utenze della casa, sul costo della benzina, facendo ritoccare al rialzo molti preventivi, ad esempio, per la ristrutturazione della casa. Questa erosione del potere d’acquisto difficilmente potrà essere compensata dalle imprese, in termini di aumenti salariali, in quanto le imprese stesse, per gli alti costi energetici, subiscono un aggravio di costi che spesso non riescono a traslare sui prezzi dei beni finali, erodendone in maniera significativa le marginalità» conclude Poma. 

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