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Pnrr: «Roma in bilico tra revisione e ricalcolo fondi»

Dietro la rapida ripresa dell’Italia dalla recessione pandemica potrebbe nascondersi uno dei maggiori rischi per il Pnrr italiano. Entro il mese di giugno, infatti, l’Ue potrebbe procedere ad una parziale modifica del pacchetto di finanziamenti messo in campo per l’Italia. Si tratta di un’ipotesi al momento assolutamente teorica che però in queste ore sta emergendo dopo che, dal governo, è stata ventilata la possibilità che sia l’Italia a chiedere una revisione del Piano. E per un motivo completamente diverso: la crescita dei prezzi delle materie prime.      

Il Regolamento 2021/241 prevede che il calcolo del contributo finanziario massimo è aggiornato entro il 30 giugno 2022 per ciascuno Stato sostituendo i dati delle previsioni economiche di autunno 2020 della Commissione con i risultati effettivi relativi alla variazione del Pil reale per il 2020 e alla variazione aggregata del Pil reale per il periodo 2020-2021.

Se i dati mostrassero che l’Italia è cresciuta più del previsto non è difficile immaginare un certo pressing da parte delle altre capitali per un taglio dei fondi (che comunque non può riguardare più del 30% dei finanziamenti totali) nei confronti del primo Paese in Ue per fondi ricevuti. A quel punto Roma avrebbe tre strade: chiedere all’Ue un prestito, comunque, non superiore al 6,8% del Reddito Lordo Nazionale; rivedere il Pnrr con un trasferimento di risorse da altri programmi Ue in gestione concorrente, come i Fondi di Coesione; sopperire con risorse nazionale.     

Sono queste, tra l’altro, le stesse strade previste dalle regole Ue nel caso la revisione proposta da un Paese sia motivata da altri fattori «eccezionali e oggettivi» come quelli così di fatto definiti nelle scarse ore dal ministro Enrico Giovannini: l’ascesa dei prezzi delle materie prime. La Commissione, al momento, lascia aperta ogni possibilità inclusa quella del ribasso anche perché, ha spiegato il portavoce Eric Mamer, «è una buona notizia se la crescita è superiore alle attese».

«In una fase di crisi geopolitica, energetica, logistica e di aumento del costo delle materie prime, anche solo ipotizzare tagli ai fondi europei è inaccettabile», è stata la pronta reazione di Matteo Salvini. Ma sull’eventualità, è ovvio, la partita del Colle avrà il suo peso. E un’Italia tornata nella palude della politica si potrebbe vedere presto circondata dai “falchi” del Nord.

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