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Pietro Salini (ad Webuild): «Semplificare normative per creare occupazione e realizzare progetti»

Pietro Salini, amministratore delegato di Webuild, è stato intervistato dal Corriere della Sera. Il dirigente ha parlato dei temi caldi per il futuro del Paese, che deve prepararsi a una rivoluzione necessaria, che passa anche dall’edilizia e dalle grandi opere. Tutto ciò, però, non sarà possibile se non si semplificheranno le norme per poter lavorare. «Ci sono state 223 modifiche normative al codice degli appalti. Dobbiamo semplificare e non complicare la normativa per riuscire a far partire i progetti e creare occupazione, anche attraverso lo strumento di accordi-quadro per accelerare la messa a terra dei progetti. Un esempio? Il decreto Rilancio aveva istituito un fondo che consentiva l’anticipo del 30% dei lavori alle imprese. Idea intelligente, peccato che le risorse non fossero disponibili».

«Sono convinto che da questa crisi sapremo uscire generando nuove opportunità e nuovo lavoro, per quella trasformazione che il Paese attende da decenni. I fondi del bilancio ordinario, 90 miliardi negli ultimi 6 anni, sono stati via via ridotti e spesi in minima parte. I soldi dell’Europa devono essere aggiuntivi, non sostitutivi e si devono aggiungere ai fondi strutturali europei, per la gran parte non spesi, alle risorse di bilancio dello Stato, a quelle dei fondi di investimento. Da qui dobbiamo partire per progettare nuove opere ed avviare quelle per le quali già esistono progetti approvati».

Secondo Salini serve un grosso shock per ammodernare davvero il Paese. «L’Anas ha annunciato 20 miliardi di investimenti in manutenzione. Mettiamoli a terra. Con il ritmo di oggi, 800 milioni all’anno, faremo fatica a riammodernare la rete stradale in tempi accettabili. E poi serve un grosso piano di edilizia scolastica, ospedaliera, penitenziaria. Dobbiamo rivitalizzare il trasporto pubblico locale con le metropolitane, Milano, Roma, Napoli e Genova. Perché non completarle? E poi l’acqua: il 60% si disperde per malfunzionamento della rete di distribuzione. È impensabile che alcuni regioni del Sud abbiano problemi storici di siccità e dispersione e nulla viene fatto», sottolinea.

«A noi interessa un approccio costruttivo. È fondamentale coinvolgere le comunità, è stato uno dei punti forti del Ponte di Genova. Oltre a questo dobbiamo anche pensare ad elaborare un piano paese di ricostruzione complessivo. Stiamo entrando nell’OICE, l’associazione di società di ingegneria, perché vogliamo ripartire dalla qualità della programmazione e dalle capacità di eseguire. Dobbiamo ripensare la professionalizzazione negli istituti tecnici e la valorizzazione dei giovani. Oggi lavoriamo con alcune grandi università come quella di Genova, con cui abbiamo costituito UniWeLab per la ricerca. Non abbiamo eguali al mondo in termini di competenze. Dobbiamo solo far ripartire le opere, e con esse il Paese», conclude Salini.

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