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Marcello Messori (economista): «BCE, uno “scudo” di ardua attuazione»

La Bce ha preannunciato la fine «dei programmi non convenzionali di acquisti netti di titoli pubblici nei mercati secondari e dall’imminente varo di incrementi nei tassi di interesse di policy». Non a caso, ciò «ha coinciso con tensioni e frammentazioni nei mercati finanziari europei». A parlarne è l’economista Marcello Messori. «Tali tensioni e frammentazioni, che hanno determinato forti incrementi negli spread fra rendimenti dei titoli pubblici di paesi diversi dell’euro-area, hanno molte cause (per esempio: impatti dello shock bellico sugli spazi internazionali e sull’apparato produttivo dell’Ue, incertezze riguardo alle politiche economiche statunitensi)»

«È però indubbio che le scelte della Bce e, soprattutto, l’ambiguità degli annunci sull’introduzione di uno “scudo anti-spread” abbiano fornito un contributo decisivo ad aggravare il quadro. Riproducendo una modalità già adottata nei drammatici giorni di metà marzo 2020, il direttivo della Bce ha perciò indetto una riunione straordinaria per correggere la propria posizione e ha messo allo studio lo “scudo”. Si tratta di un’opzione di ardua attuazione. Di fatto, i programmi non convenzionali di acquisto di titoli pubblici hanno agito da “scudo”, ma sono stati giudicati incompatibili con le dinamiche inflazionistiche; dunque, sono difficilmente ripristinabili prima ancora della loro chiusura», scrive sul magazine online InPiù.net.

«Il reinvestimento flessibile dei titoli in scadenza è un intervento già scontato, che non basta ad arginare le attuali tensioni. L’OMT, nato dalla famosa affermazione di Draghi di fine luglio 2012, è uno “scudo” efficace solo se viene utilizzato come uno strumento condizionato per paesi sull’orlo del baratro. Piuttosto che proporre altri interventi distorsivi e di corto respiro, la Bce dovrebbe lasciare maggiori spazi alle politiche di bilancio; e poiché la capacità fiscale dei paesi investiti dalle tensioni è pressoché azzerata dalle restrizioni monetarie, è necessario puntare su un rafforzamento della “capacità fiscale” dell’Unione europea lungo la strada aperta dal Next Generation Eu».

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