Il bonus richiesto dai deputati sta diventando sempre più oggetto di polemiche. A respingere al mittente le accuse, questa volta, è Matteo De Lise, presidente dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili. Nello specifico, il mittente è il deputato leghista Claudio Borghi, per il quale i cinque parlamentari che hanno ricevuto i 600 euro previsti dai decreti Cura Italia e Rilancio e destinati a liberi professionisti e partite Iva come forma di sostegno al reddito, non si sarebbero mossi da soli: ‘Saranno stati i commercialisti a chiedere il bonus in automatico’, ha detto Borghi.
La risposta di De Lise è stata in difesa della categoria “ancora sotto attacco da parte della politica. Ormai ne siamo abituati – commenta – per i nostri politici è sempre e comunque colpa dei commercialisti. Parafrasando un vecchio proverbio, si potrebbe dire: piove, stupido commercialista. Questi attacchi ci sembrano francamente ingiustificati. Anche perché i commercialisti, non essendo mai stati invitati ad un tavolo tecnico, non hanno potuto spiegare al Governo come in realtà gli aiuti a pioggia non servano, proprio perché si corre il rischio che possano essere usufruiti da chi in realtà non ne ha davvero bisogno, vanificando e sprecando risorse oggi più che mai indispensabili”.
“Spiace inoltre leggere, su una autorevole testata online come Open, diretta da Enrico Mentana, che per ottenere il bonus ad aprile e marzo era sufficiente mandare una mail all’Inps con un numero della partita Iva. Quindi – conclude De Lise – noi commercialisti che abbiamo fatto istanze telematiche, raccolte di Pin per conto dei clienti e un grande lavoro a tutti i livelli, abbiamo completamente sbagliato? O forse ancora una volta chi scrive e commenta il nostro lavoro non ha la più pallida idea di cosa stia parlando? Posso assicurare che difenderemo il nostro onore in ogni sede, per non essere considerati alla stregua di un qualunque Fantozzi”.
