I recenti annunci degli Stati Uniti e della Cina in materia di dazi dimostrano ancora una volta gli effetti negativi di politiche pseudo-protezionistiche che danneggiano l’industria e i consumatori.
Il risultato è un mix di inflazione e fallimenti.
Se i dazi annunciati dagli Stati Uniti dovessero concretizzarsi, avranno senza dubbio un impatto negativo sul settore industriale e sui prezzi a carico dei consumatori e destabilizzeranno il sistema internazionale.
La Cina ha risposto contrapponendo misure di parte analoghe, innescando così un’escalation che danneggerà ulteriormente il commercio globale e determinando una pericolosa frammentazione commerciale a livello mondiale.
Lo dichiara Mario Conserva, presidente di Face (Federazione europea consumatori di alluminio), sottolineando come i dazi sull’import dell’alluminio grezzo attualmente in vigore nell’UE penalizzino l’intera filiera a valle dell’alluminio, riducendo la competitività delle imprese europee del settore.
“Incertezza permanente e rischi crescenti” – spiega – “saranno le caratteristiche del 2025. In questo scenario preoccupante, l’Europa non segua Trump e si muova in controtendenza per favorire un mercato libero per le materie prime che sono la base di tutta l’industria e della competitività, per esempio eliminando i dazi sull’import dell’alluminio grezzo, che da troppi anni stanno creando un sovraccosto suicidario nel nostro settore produttivo”.
Secondo le stime di Face, il sistema tariffario europeo dell’alluminio grezzo si traduce in un sovraccosto stimato di oltre 1 miliardo di euro l’anno per i trasformatori e gli utilizzatori finali, senza apportare alcun beneficio alla produzione interna di metallo primario, che, dopo due decenni di chiusure e delocalizzazioni senza sosta, si è drammaticamente ridotta “tanto che oggi la UE dipende da importazioni di alluminio primario per più dell’87% del consumo”.
“Il risultato” – continua Conserva – “è una perdita di competitività per le aziende europee che si trovano costrette a pagare la materia prima più cara, rispetto ai loro concorrenti internazionali. Questo va contro qualsiasi logica di sviluppo industriale sostenibile e innovativo”.
“Chiediamo” – sottolinea – “alla Commissione Europea e ai governi UE di rivedere immediatamente la politica sui dazi dell’alluminio e di adottare misure che favoriscano la crescita del settore anziché ostacolarlo. Il mantenimento di dazi import assurdi sull’alluminio grezzo, materiale strategico in UE, ha creato una situazione di massima vulnerabilità delle nostre aziende, soprattutto ora che, oltre alle sfide internazionali, dobbiamo affrontare la politica coercitiva e caotica degli Stati Uniti”.
“Non possiamo permettere in tempi di massima incertezza e di rischi crescenti” – avverte – “che scelte sbagliate sulle materie prime, dazi o restrizioni di approvvigionamento, compromettano il futuro dell’industria europea e il suo ruolo nel contesto globale sempre più aggressivo e brutale. In tempi di guerra commerciale e di sconvolgimenti geopolitici l’unica risposta effettiva e sostenibile è il rafforzamento della nostra economia. Liberalizzare e non restringere l’approvvigionamento di alluminio grezzo è vitale per la resilienza e l’autonomia strategica dell’Unione Europea”.