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Marco Tronchetti Provera: “Serve realismo, siamo deboli e dobbiamo trattare” | L’intervista di Francesco Manacorda

«La relazione transatlantica è e deve rimanere prioritaria. L’Europa deve sedersi subito al tavolo con gli Usa – trovando una voce sola e non ventisette diverse – per trattare con Donald Trump. Se reagisse esclusivamente con ritorsioni, adottando contro dazi o misure simili, i singoli paesi sarebbero costretti a negoziare ciascuno per sé e non più nell’interesse comune». Lo afferma Marco Tronchetti Provera, intervistato da Francesco Manacorda per la Repubblica dell’8 aprile.

E tra le sue certezze scolpisce quella sui rapporti tra Usa ed Europa: «Loro, insieme a noi europei, sono l’Occidente, Trump è stato democraticamente eletto ed è normale che voglia fare quello che ha detto in campagna elettorale».

Non la scandalizza l’attacco a freddo al libero mercato? «Alcuni leader europei hanno il vizio di partire senza cercare di capire chi ha davanti e senza comprendere le risorse che può mettere davvero in campo. Oggi, purtroppo, l’Ue non ha alcun ruolo geopolitico e quindi non può far sì che quei valori europei che sono i migliori al mondo – dalla democrazia allo Stato sociale – vengano adottati anche da altri».

Sta dicendo che l’Europa deve arrendersi a Trump? «No, ma che deve negoziare. E farlo seriamente. In America c’è un sistema semplice: ogni quattro anni si vota il presidente, che dopo due anni può diventare un’”anatra zoppa” se non ha più la maggioranza in Parlamento. Può accadere anche prima a fronte di turbolenze particolari. Si può essere in accordo o in disaccordo con Trump, che però è stato democraticamente eletto e deve portare risultati ai suoi cittadini; quindi ha bisogno di crescita senza inflazione e di raggiungere la pace».

Ma si può trattare con chi aggredisce con i dazi? «Serve un approccio realistico. Il Messico era nel mirino dei dazi Usa per le richieste sull’immigrazione e il commercio dello stupefacente fentanyl. Appena si è prospettato il rischio dazi, la presidente ha mandato 10.000 uomini a rafforzare il controllo delle frontiere e ha fermato una nave con 60 milioni di dosi di fentanyl. Un atteggiamento negoziale che ha finora consentito al Messico di evitare la tassazione. Magari l’atteggiamento poi cambierà, ma questa è stata la prima reazione».

L’Europa, ‘purtroppo’ non produce fentanyl. Su cosa tratta? «Il nostro è il mercato più ricco che esista al mondo e quindi può trattare sul ribilanciamento di certe situazioni, ad esempio eliminando dazi su alcune categorie di merci. E la trattativa può avere anche esiti positivi, se si riesce a negoziare su certi settori, magari trovando più spazio per alcuni prodotti Usa in Europa e viceversa. Ma il vero problema è che l’Ue ha un commissario addetto al commercio, ma poi è il consiglio che decide. Ventisette paesi che non sono in grado di prendere una posizione comune sulla difesa e che adesso dovrebbero anche tagliare i legami con gli Usa? Non scherziamo». 

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