È necessario e urgente patrimonializzare le imprese nell’interesse dell’economia. È il messaggio che arriva dalla “Quarta giornata dell’investitore istituzionale” organizzata via internet dalla Febaf. Con la pandemia “il finanziamento delle imprese con meccanismi di garanzia è stato necessario e urgente per garantire la sopravvivenza delle imprese. Per far ripartire l’economia dopo l’emergenza, sarà altrettanto necessario e urgente destinare maggiori risorse da parte degli investitori istituzionali alla patrimonializzazione delle imprese medie e medio-piccole”.
Il patrimonio complessivo degli investitori istituzionali (assicurazioni, fondi, casse, fondazioni) ha superato a fine 2019 i mille miliardi. Scenari realistici stimano intorno al 2% la quota di risorse che potrebbero essere destinate alla finanza d’impresa, con un flusso attorno ai 20 miliardi. Lo spostamento limitato verso il capitale delle imprese medie e medio-piccole permetterebbe loro di investire in innovazione, programmi di espansione, nuova occupazione con riflessi significativi sulla crescita del Pil. Si tratta di risorse che andrebbero ad affiancarsi a quelle europee che a partire dal 2021 sono attese tra prestiti e contributi del Recovery plan.
“La patrimonializzazione delle imprese – ha detto il presidente della Febaf, Luigi Abete – in particolare di quelle medie e medio-piccole, è una necessità e la pandemia l’ha resa urgente. Il finanziamento in garanzia è stato indispensabile per la sopravvivenza stessa delle imprese nelle condizioni di stress finanziario generate dall’emergenza Covid. Adesso, più che un’opzione, l’intervento per la patrimonializzazione del tessuto produttivo da parte degli investitori istituzionali è necessario e urgente per far ripartire l’economia ed è un tema strategico per il paese. La natura di lungo termine del risparmio previdenziale e assicurativo è coerente con le esigenze di sostenibilità dei progetti di investimento delle imprese”.
Per favorire l’intervento nell’economia reale degli investitori istituzionali “sono indispensabili interventi di vario genere, come modifiche regolamentari, di vigilanza e di pesi burocratici che tuttora penalizzano la finanza d’impresa, specie nelle fasi della crescita; opportuni incentivi fiscali; l’allargamento del perimetro di intervento degli Eltif (i fondi europei di investimento a lungo termine); innovative piattaforme digitali di finanziamento; il superamento di resistenze culturali sul fronte della corporate governance”.