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[Lo scenario] Maurizio Leo (FdI): «Ecco la nostra ricetta per la flat tax»

“La flat tax al momento non ha le coperture. Per questo partiremo già nei primi 100 giorni di governo con una tassa piatta incrementale”. Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia, racconta ad Affaritaliani.it la strategia del partito che tutti i sondaggi danno in netto vantaggio. È sempre più probabile un governo di centro-destra in cui Giorgia Meloni potrebbe essere premier e in cui FdI dovrebbe giocare un ruolo di primo piano.

Leo, avete presentato il programma della coalizione, a quando quello del partito?

Entro la fine di questa settimana annunceremo il nostro piano. Partendo comunque dall’assunto che il programma della coalizione è una cornice intorno a cui ciascun partito dovrà poi sviluppare le proprie idee. 

E allora parliamo dell’idea su cui si sta discutendo di più, cioè la flat tax: qual è la vostra posizione?

Ci sono delle posizioni che non ritengo inconciliabili. Nel corso della legislatura sono certo che parleremo di introdurre una tassa piatta, ovviamente nel rispetto dei principi della carta costituzionale. Per intenderci, non si toccheranno le no tax area o la progressività della tassazione, nel pieno rispetto dell’articolo 53 della Costituzionale. Inizialmente, infatti, la nostra preoccupazione è che non ci siano le risorse per fare tutto ciò che servirebbe. Vogliamo partire, dunque, con una flat tax incrementale: se un contribuente ha guadagnato 40mila euro e l’anno dopo 60mila pagherà un’aliquota fissa del 15% sui 20mila euro eccedenti. In questo modo ci aspettiamo un aumento di gettito, ed è poi questa la logica della flat tax. Obiettivo finale, nell’orizzonte dell’intera legislatura, è arrivare a quella strutturale, sempre nel rispetto dell’articolo 53. 

Però quasi la metà degli italiani dichiara meno di 15mila euro e il 35% tra i 15 e i 29mila euro: non pensa che la flat tax andrebbe a incidere, poco, sui redditi di una ristretta fetta della popolazione?

Il nostro obiettivo in questo caso è vedere se c’è la possibilità di far emergere maggior reddito, siamo convinti che sarà un notevole incentivo per la lotta all’evasione.

A proposito di lotta all’evasione, si è parlato molto anche della voluntary disclosure, il rientro dei capitali detenuti all’estero o nelle cassette di sicurezza: è un’idea che vi convince?

Questa è una proposta che venne realizzata dal Procuratore di Milano Francesco Greco. All’epoca si parlava addirittura di 150-200 miliardi di denaro stipato in cassette di sicurezza o all’estero. La Procura e la Guardia di Finanza avevano proposto di regolarizzare il contante. Questo anche perché l’amministrazione finanziaria può accertare solo gli ultimi cinque anni. Per questo, possiamo immaginare che il 50% della somma regolarizzata volontariamente sia soggetto a tassazione ordinaria, con aliquote progressive andando a fare cumulo. In questo modo si aumentano gli introiti per lo Stato. Di più: sono convinto che le somme aggiuntive potrebbero essere reinvestite per l’acquisto di titoli di debito italiano o per iniziative a sostegno dell’economia reale e per “puntellare” le pmi.

Veniamo al governo sempre più probabile di centro-destra: in questi giorni si è tornato a parlare della cessione di Ita con la proroga al 22 agosto, Giorgia Meloni ha chiesto che sia il nuovo esecutivo a gestire la partita ma Draghi tira dritto: che cosa ne pensa?

Giorgia Meloni ha perfettamente ragione, Ita non è una società da poco e il governo attuale dovrebbe occuparsi solo degli affari correnti. A mio giudizio sarebbe più corretto attendere qualche tempo in più e fare affrontare questa tematica a chi verrà nel dopo Draghi.

Altro dossier incandescente è Mps: che cosa ne pensa? Salvini si è detto molto preoccupato per il possibile taglio dei lavoratori.

La partecipazione dello Stato in Montepaschi è estremamente rilevante, per questo bisognerà adottare delle decisioni mirate. Nel momento in cui c’è una partecipazione di questo tipo, bisogna trovare un indirizzo univoco, ed è fondamentale salvaguardare i livelli occupazionali. Non vogliamo in alcun modo pregiudicare la forza lavoro.

Un’altra partita da giocare, questa volta nel 2023, è quella delle nomine: Eni, Enel, Poste e Leonardo andranno incontro al rinnovo dei vertici. Avete già iniziato a parlarne?

No, non ancora. Si valuterà comunque quello che hanno fatto i singoli manager, sono decisioni che dovremo prendere collegialmente. 

Claudio Descalzi sembra essere particolarmente apprezzato dal centrodestra…

Sì, Descalzi sta lavorando molto bene, davvero chapeau. I manager pubblici che stanno svolgendo bene il loro mestiere stanno garantendo importanti ritorni economici allo Stato. Abbiamo bisogno di capi azienda così. 

Un altro nome che si sente si “supportare”?

Matteo Del Fante ha fatto benissimo in Poste…

Quindi la sua etichetta di “renziano” non vi crea imbarazzi…

No, cerchiamo manager bravi e capaci. 

Pensa che sia giusto parlare dei ministri prima delle elezioni?

No, direi di no. Appena dopo il voto però sì, quando sarà chiaro chi ha vinto, sarà giusto indicare i nomi che verranno poi proposti al Capo dello Stato. 

Sentite di aver già vinto le elezioni?

Diciamo che i sondaggi al momento sono decisamente positivi… 

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