Il presidente francese, Emmanuel Macron, e’ arrivato a Washington per una visita di Stato di tre giorni negli Stati Uniti, che dovrebbe suggellare la riconciliazione franco-americana dopo una grave crisi diplomatica tra i due stretti alleati.
Macron e la premier dame Brigitte sono stati invitati da Joe e Jill Biden in un ristorante della capitale federale per una cena privata, preludio al grande ricevimento di giovedi’ alla Casa Bianca.
Come il suo predecessore repubblicano Donald Trump nel 2018, anche il presidente democratico ha scelto il l’omologo francese per la prima visita di stato del suo mandato.
“Onoriamo il nostro alleato piu’ antico”, ha detto ai giornalisti francesi il portavoce dell’esecutivo americano, John Kirby. Nel settembre 2021, gli Stati Uniti annunciarono una nuova alleanza con Australia e Regno Unito (AUKUS) per un maxi contratto di vendita di sottomarini.
Canberra annullo’ un accordo per l’acquisto di sottomarini francesi, suscitando le ire di Parigi, che si vide esclusa dalla strategia americana nell’Indo-Pacifico.
Da allora, Washington ha compiuto molti passi per placare il suo alleato.
“Se si pensa allo stato delle relazioni circa un anno fa, siamo ad un notevole profondo livello di cooperazione”, ha sottolineato Kirby.
“Nell’ultimo anno, la Francia e’ stata al centro di ogni questione di sicurezza nazionale di interesse degli Usa e dei nostri alleati”, ha insistito, riferendosi a una partnership “risolutamente rivolta al futuro”.
Macron parlera’ cooperazione per l’esplorazione dello spazio con la vice presidente Kamala Harris e alla presenza degli astronauti francesi Thomas Pesquet e Sophie Adenot, incontrera’ parlamentari per discutere di biodiversita’ e clima e parlera’ di nucleare civile con attori del settore.
Prima della visita, Parigi ha cercato di aumentare il pressing sul massiccio piano a sostegno della transizione energetica voluto da Joe Biden, ovvero l’Inflation Reduction Act (IRA), che concede generosi sussidi a veicoli elettrici, batterie o energie rinnovabili a condizione che siano “prodotte in America”.
Circa 370 miliardi di dollari in sussidi alle imprese americane che rischiano però di distorcere la concorrenza, penalizzando l’accesso al mercato Usa alle aziende europee.
In concreto, maxi sovvenzioni per auto elettrica, batterie, pannelli solari, pale eoliche e industrie energivore purché producano e assemblino negli Usa: sarà solo chi acquista una Tesla ma non un’auto europea elettrica a incassare 7.500 $.
E sarà solo l’acciaio Usa a muovere le pale al vento. Evidente la discriminazione peri produttori europei, che perdono il mercato Usa, salvo investire e produrre negli Stati Uniti Evidente il rischio di de-industrializzazione per l’Europa, di contraccolpi su commesse e investimenti bilaterali.
La Francia ritiene questa legge “protezionista” e spera di ottenere “esenzioni” per alcune industrie europee.
Ma la Casa Bianca non ha alcuna intenzione immediata di annunciare esenzioni e resta convinta che la sua legge andra’ a beneficio anche dell’economia europea.
Da parte sua l’Ue, alle prese con le conseguenze economiche della guerra in Ucraina e con lo sforzo di porre fine alla dipendenza dalle forniture energetiche russe, teme la concorrenza sleale e il protezionismo di Washington e valuta una risposta dei 27 con propri sussidi per i prodotti ‘made in Europe, che sarebbe di fatto l’inizio di una guerra commerciale.
«Con l’Inflation Reduction Act, (IRA) gli Stati Uniti si sono messi sullo stesso piano della Cina. Ma se la Cina favorisce la produzione cinese e gli Usa quella americana, è ora che l’Europa aiuti quella europea».
Queste le parole del ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire pochi giorni fa.
Lo stesso Macron evoca un «Buy European Act», Thierry Breton, commissario Ue all’Industria, evoca l’idea di «un fondo per la sovranità europea», un’industria fondata sul made in Europe.
La Francia non è sola nella crociata anti-IRA. I 27 sembrano compatti, anche Germania e Olanda unite nella condanna.
Ma le carte da giocare da parte dell’Europa sono davvero esigue.
Un grande piano europeo per l’industria, tipo un altro Recovery Fund finanziato con debito comune, è respinto dai Governi Ue che contano, Germania in testa Energia docet.
Alternativa: aiuti di Stato nazionali in libertà, cioè discriminazioni tra chi ha più risorse di bilancio e chi meno, il requiem sul mercato unico.
Comunque la si guardi l’Europa è disarmata: ha le ambizioni ma non si dà le risorse e nemmeno la coesione politica ed economica necessarie a realizzarle.
Il miglioramento del coordinamento per il sostegno all’Ucraina e il contrasto all’ascesa della superpotenza cinese saranno comunque tra i temi centrali della visita di Macron di questi giorni.
Nonostante il suo forte sostegno a Kiev, l’insistenza di Macron nel continuare il dialogo con il presidente russo Putin, ha irritato Washington.