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[Lo scenario] Confindustria avverte, nel 2023 sarà crescita zero

Secondo quanto previsto dal centro studi di Confindustria, il Pil 2022 si chiude anche meglio delle attese, in crescita del 3,4% grazie alla sola crescita già acquisita alla fine del primo semestre, ma la prospettiva per il Pil 2023 è: crescita zero. Il terzo trimestre di quest’anno è piatto, il quarto sarà in arretramento come anche il primo trimestre del 2023, poi ci sarà una ripresa ma ad un tasso di crescita decisamente più contenuto.

Pesa lo shock energetico che «abbatte le prospettive di crescita»: il CsC calcola che nel 2022 l’incidenza dei costi energetici sui costi di produzione sale dal 4,6 al 9,8%, con una bolletta energetica di 110 miliardi aggiuntivi rispetto al pre-pandemia; Nella sola manifattura i costi energetici salgono di 43 miliardi. Andrà meglio «se si riuscisse a imporre un tetto di 100 euro al prezzo del gas»: il Pil «guadagnerebbe l’1,6% nel biennio».

Il rapporto sulle previsioni economiche degli economisti di via dell’Astronomia delinea così uno scenario «abbastanza complesso, un po’ fosco, zavorrante», come avverte la dg di Confindustria, Francesca Mariotti, che si rivolge al prossimo Governo: «Dovrà fare i conti con una vera e propria emergenza nazionale. Non riguarda più solo l’industria, riguarda tutti». Ora, altri «interventi tampone non saranno sufficienti e neanche più tanto possibili: abbiamo una incertezza di tempi: quanto durerà? Certamente non poco. Una emorragia di risorse pubbliche non possiamo permettercela». Così come, avverte ancora il CsC, «sarà cruciale» evitare che salga lo spread BTp-Bund «e ciò imporrà al prossimo Governo una politica di bilancio prudente», e va garantita «un’implementazione efficiente del Pnrr».

L’analisi del centro studi diretto da Alessandro Fontana conferma il quadro che si va delineando man mano che vengono aggiornate tutte le previsioni di crescita. Per martedì prossimo è atteso il world economic outlook del Fondo Monetario. Anche le previsioni economiche dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che diffonderà «una nota congiunturale la settimana prossima», sono sostanzialmente in linea con le stime diffuse oggi dal Centro studi di Confindustria: «Siamo allineati», anticipa la presidente dell’Upb, Lilia Cavallari; rispetto alle stime del CsC, dice, «prevediamo un 2022 un po’ più basso ed un 2023 superiore di qualche decimale. Ma sostanzialmente nella media del biennio siamo in linea». E sottolinea: «Sulle prospettive del 2023 il quadro è di un rallentamento importante».

Così, nell’analisi di Confindustria, mentre la crescita 2022 sarà «molto superiore a quella che si prevedeva sei mesi fa» per il 2023 «invece c’è una forte revisione al ribasso (-1,6 punti)», rispetto alle previsioni di primavera dello scorso aprile, «che porta alla stagnazione in media d’anno». «Complessivamente, l’Italia cade in stagnazione, alla quale si associa un’inflazione record». L’inflazione, «salita rapidamente nel corso del 2022, arrivando al +8,9% annuo a settembre su valori che non si registravano dagli anni ottanta», nelle previsioni «resterà sugli elevati valori attuali per la parte finale del 2022», per quest’anno «in media si assesterà al +7,5% (da +1,9% nel 2021)» mentre «nel 2023, è attesa in discesa, ma ancora elevata, al +4,5%».

Preoccupa anche l’occupazione che «dopo una battuta d’arresto in estate diventerà negativa tra l’autunno e l’inverno»; «per l’anno prossimo è attesa una ripresa nel mercato del lavoro, con l’input di lavoro che tornerà a crescere solo nella seconda parte del 2023». Le “Ula” (il dato statistico che misura l’occupazione in “unità equivalenti di lavoro a tempo pieno”) in media nel 2022 sono viste in crescita del 4,3% «mentre nella media del 2023 rimarranno quasi ferme, -0,1%, a riflesso di una sostanziale stabilità sia del numero di persone occupate sia delle ore lavorate pro-capite». E torna a salire (dal 7,9% di giugno 2022) il tasso di disoccupazione previsto all’8,1% in media quest’anno e all’8,7% nel 2023.

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