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La Meloni lavora a un incontro Trump-von der Leyen | Lo scenario

Due obiettivi diplomatici. Il primo è noto: Giorgia Meloni lavora per farsi ricevere alla Casa Bianca da Donald Trump. Presto, o comunque: il prima possibile. Entro marzo, è la speranza di Palazzo Chigi.

Il secondo, invece, è meno noto e riguarda Ursula von der Leyen. La presidente del Consiglio è impegnata da settimane nel tentativo di favorire un contatto tra la politica tedesca e il presidente degli Stati Uniti. L’allarme sui dazi ha reso la necessità impellente, quasi obbligata. E nelle prossime ore, approfittando del Consiglio europeo informale che si terrà oggi stesso a Bruxelles, qualcosa potrebbe muoversi.

Perché Ursula ha bisogno di organizzare un incontro con il tycoon che siede alla Casa Bianca. E la premier è impegnata per favorirlo.

L’“incrocio” tra le due leader avrà luogo oggi stesso in Belgio, come detto. Se i lavori del Consiglio lo consentiranno, concedendo una tregua tra una sessione e un’altra, Meloni e von der Leyen faranno il punto della situazione. E proveranno a tirare le fila di una strategia su cui ragionano da settimane, nei numerosi contatti informali che continuano ad avere.

L’obiettivo di entrambe è portare Washington e Bruxelles a confrontarsi quanto prima sul dossier più angosciante per l’Unione, in questa fase: i dazi. Solo l’Italia rischia sette miliardi di danni ogni anno per le politiche protezionistiche degli Usa. Per evitare che la situazione sfugga di mano, è necessario trattare con Trump. A muovere Meloni è il pragmatismo, sia chiaro.

E il sostegno a von der Leyen è dettato soprattutto da convenienza politica: dalla Commissione passano partite decisive per l’Italia. Proprio oggi, ad esempio, Roma proporrà di scorporare le spese militari dal patto di stabilità (oppure di immaginare altre soluzioni tecniche, come gli eurobond o il coinvolgimento della Bei) per consentire ai Paesi ad alto debito di avvicinare l’obiettivo del 2% del Pil alla Nato. E si aspetta che Ursula si impegni in questa direzione. Uno scambio politico utile a entrambe, insomma.

L’operazione di avvicinamento a Trump non è semplice, va detto. Il presidente Usa ha già mostrato di volere tenere fuori la Commissione europea nella partita dei dazi. Semmai, è pronto a trattare con i singoli leader. E a gestire bilateralmente gli incrementi doganali: per colpire la Germania, ad esempio, o per salvare i Paesi “amici”. Una strategia chiara, che punta a mandare in crisi il continente.

È il paradosso che vive Meloni, almeno in prospettiva: quello di dover scegliere se schierarsi con Washington o con Bruxelles. O di ritrovarsi nel bel mezzo di una contesa esistenziale. Di fronte a un atteggiamento clemente verso Roma, ma ostile nei confronti di altre cancellerie europee, la Commissione europea proverà infatti ad articolare una risposta coordinata dei Ventisette. È quello che ha già lasciato intendere von der Leyen, due giorni fa. E Meloni, a quel punto, come si schiererebbe?

Per questo, la premier è impegnata per fissare al più presto un incontro tra von der Leyen e Trump. E non è escluso che già oggi le due leader possano entrare in qualche modo in contatto con la controparte americana, per ragionare assieme su questa ipotesi e provare a concretizzarla.

Già alcune settimane fa, d’altra parte, Repubblica anticipò la disponibilità di Meloni a pianificare una video-conferenza del tutto informale con von der Leyen e Trump. Adesso, però, urge un salto di qualità. All’incontro lavora naturalmente in autonomia la diplomazia europea, da settimane.

Ma è evidente che la premier italiana possiede in questa fase leve che potrebbero avvicinare l’obiettivo. Ha già conversato due volte con il tycoon (il 7 dicembre a Parigi, il 4 gennaio a Mar-a-Lago). E poi, con una scelta controversa, si è recata a Washington per celebrare il giuramento del nuovo Presidente. È il momento di provare a raccogliere i frutti. Per recarsi al più presto alla Casa Bianca. E per aiutare Ursula, uno dei bersagli politici di Trump.

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