Analisi, scenari, inchieste, idee per costruire l'Italia del futuro

Istat: 38 mila donne hanno preso parte a un percorso antiviolenza nel 2022 | Il documento

Istat-Nota-Commissione-Lavoro-27-febbraio

Sono circa 38 mila le donne che si sono rivolte a un servizio specializzato antiviolenza o sono ospiti di strutture residenziali specializzate e non che potrebbero beneficiare degli interventi volti a promuovere l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza di genere e il raggiungimento della loro autonomia. Lo si legge nella nota Istat presentata oggi in una audizione alla Commissione lavoro della Camera sui provvedimenti per favorire l’inserimento lavorativo delle donne vittime di violenza.

Nel 2022, spiega l’Istat, circa 60.700 donne si sono rivolte a centri antiviolenza (Cav) e tra queste se ne stimano circa 36.400 non occupate che potrebbero potenzialmente accedere ai benefici previsti nelle proposte di legge sull’inserimento lavorativo per le vittime di violenza di genere. A queste si aggiungono altre 1.500 donne che sono state individuate come possibili beneficiarie di questi strumenti tra quelle ospitate in strutture specializzate e case rifugio.

L’Istat ricorda che tale stima “può offrire solo una prima indicazione della platea di riferimento dei provvedimenti in esame, sia perché le informazioni a disposizione sono parziali, sia perché la componente seguita dai servizi sociali generali non è nota e il fenomeno della violenza di genere è generalmente sottostimato”.

Nel 2022, stima l’Istat, si contano 26.131 donne che hanno intrapreso un percorso di uscita dalla violenza con l’aiuto dei centri. Si tratta di donne che hanno in prevalenza tra i 40 e i 49 anni (27,5%) e per circa un quarto sono 30-39enni (24,6%). Le donne con meno di 29 anni costituiscono il 18,6% e tra queste le giovanissime sono lo 0,3%. Il 16,3% è nella fascia tra i 50 e i 59 anni, il 5,6% in quella tra i 60 e i 69 anni, mentre le ultrasettantenni sono il 2,3%. Il 30,6% è di nazionalità straniera. Al momento di iniziare il percorso, una quota rilevante di donne viveva con i figli (58,9%) o con il partner (44,6%) o con altri familiari o parenti (17,9%), mentre solo l’11,2% viveva da sola.

Il 61,3% ha un’istruzione medio-alta (43,9% delle donne con un diploma di scuola secondaria di II grado, 17,4% con un diploma di laurea o un dottorato) e più del 50% lavora (il 38,9% ha un’occupazione stabile, mentre il 14,3% lavora ma saltuariamente). Il 26,1% è in cerca di prima o di una nuova occupazione, il 6,4% è studentessa e il 7,5% casalinga.

Alcune donne presentano situazioni di maggiore fragilità (il 5,6% del totale) legate a dipendenze (da alcool, droga, gioco e psicofarmaci, 3,1%), a situazioni debitorie gravi (1,9%), a precedenti penali (0,6%) e prostituzione (0,5%).

Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro; a queste si aggiunge il 14,4% che ha subito altre tipologie di violenze sessuali quali, per esempio, molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti. Molto diffusa, spiega l’Istat, è la violenza psicologica, che viene subita da quasi 9 donne su 10 spesso in concomitanza con altre forme di violenza.

Per la quasi totalità delle donne (95,6%) le violenze sono riferibili a un solo autore e nel 3,4% dei casi a due. Gli autori della violenza si trovano soprattutto tra le persone con cui la donna ha legami affettivi importanti. A perpetrare le violenze è soprattutto il partner (53%) o l’ex partner (25,3%), mentre nell’11,1% dei casi l’autore è un altro familiare o parente. Nel 40,2% dei casi (10.515 casi) queste donne subiscono violenza economica, come per esempio l’impossibilità di usare il proprio reddito, non conoscere l’ammontare del denaro disponibile in famiglia o essere escluse dalle decisioni su come gestire il denaro familiare.

SCARICA IL PDF DELL'ARTICOLO

[bws_pdfprint display=’pdf’]

Iscriviti alla Newsletter

Ricevi gli ultimi articoli di Riparte l’Italia via email. Puoi cancellarti in qualsiasi momento.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare l'esperienza utente.