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Il food è in crisi profonda: “Pesanti conseguenze su export per tutto il 2020. Crollo del business su tutti i fronti: dalle mense ai ristoranti”

“Nessuno di noi può sapere cosa accadrà, ma una cosa è certa: questo lockdown ha generato non solo un blocco immediato delle attività per molti settori produttivi, ma genererà problemi anche nei prossimi mesi, per esempio l’export. Noi prevediamo, purtroppo, un calo dei consumi alimentari, sia domestici sia del food service in generale, perché probabilmente le persone   tenderanno a recarsi meno al ristorante e, inoltre, il differenziale   temporale che oggi c’è con gli altri Paesi e le altre economie, che   lentamente riapriranno i loro canali Horeca, comporterà dei danni   molto importanti”. Ad affermarlo François Tomei, direttore Assocarni, intervenuto al webinar ‘La filiera agroalimentare ai tempi del   coronavirus: prospettive future a seguito dell’emergenza’ organizzato da Msd Animal Health. Cosa ci ha insegnato tutto questo? “Ci insegna – risponde – che produrre alimenti e, in particolare, prodotti di origine animale è molto importante. Lo abbiamo visto in questo periodo difficile, in cui abbiamo, però, sempre potuto contare sull’alimento sempre disponibile. Questo non è scontato e ci deve far capire quanto sia importante che ci sia una sorta di autoapprovvigionamento al di sotto del quale non si deve mai scendere. Bisogna capire che chi produce alimenti, chi lavora nell’agricoltura, chi alleva animali deve essere rispettato perché dà un contributo fondamentale alla nostra società”.       

La filiera della carne bovina, infatti, non si è mai fermata in queste settimane complesse, dando prova di una rodata organizzazione.   “L’impatto – avverte – è stato molto pesante: in una fase iniziale c’è stata una sovrapproduzione per soddisfare un picco di richiesta della   popolazione. Non è stato facile per i nostri lavoratori e le nostre   imprese continuare a lavorare mentre tutto il Paese era completamente   fermo: abbiamo avvertito subito una grossa responsabilità”.

“Per fortuna il nostro settore, che lavora da sempre con rigidissime norme igienico-sanitarie, ed è quindi abituato a mascherine, tute e a seguire misure estremamente restrittive, è riuscito facilmente ad adattarsi alla situazione”, dice Tomei sottolineando che “ha sicuramente avuto un impatto emotivo il fatto di  essere in ‘trincea’ sin dall’inizio, ma siamo riusciti a tenere sotto controllo la malattia anche in seno agli stabilimenti, perché il nostro settore ha dimostrato che le rigide norme esistenti sono state in grado di proteggere i nostri lavoratori”.      

“Tuttavia, la chiusura del canale Horeca, e quindi di tutto il mondo   del Food Service, ha impattato enormemente il nostro settore. Ci sono aziende vocate al 100% a questo ambito e che adesso sono in grandi difficoltà e altre aziende che comunque hanno un 30-40% del loro business dedicato alla ristorazione, agli alberghi, alle mense scolastiche e ospedaliere e che sono quindi in grande difficoltà”, avverte. “Tutto ciò ha impattato enormemente e oggi, dopo più di due mesi di blocco del canale Horeca, stiamo vedendo i danni di questa crisi molto grave. Auspichiamo, quindi, una ripresa delle attività di tutto questo mondo, collegato anche al turismo, che deve assolutamente rimettersi in moto, con tutte le cautele necessarie. Molti ristoratori si lamentano di dover trasformare i loro locali in cliniche per poter riaprire, adottando quindi le nuove norme igienico-sanitarie. Questo naturalmente è necessario ma, essendo i ristoranti luoghi di ritrovo e convivialità, auspichiamo che, con la dovuta cautela, si possa tornare presto alla normalità”, conclude.

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