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[L’intervento esclusivo] Gianni Lettieri (Presidente Atitech): «E’ il momento di rilanciare il Mezzogiorno, valorizzando gli assi di collegamento. Serve una nuova strategia industriale»

Sono stati mesi difficili per il nostro Paese e per l’intero pianeta. Questa pandemia ha evidenziato tutte le debolezze della nostra società. Il Covid 19, ha messo in crisi i sistemi sanitari dei Paesi più ricchi e travolto quelli dei paesi più poveri e ha messo in evidenza quanto le nazioni tecnologicamente più avanzate, i loro sistemi socioeconomici e finanziari siano fragili, vulnerabili ed impreparati ad affrontare e prevenire eventi di questo tipo. È la vulnerabilità la cifra della società contemporanea globale. Su questo i governi del pianeta sono chiamati a dare una risposta, perché siamo di fronte ad un bivio: avviare la ricostruzione dell’economia e del nostro sistema di sicurezza sociale adottando le medesime politiche del periodo pre-crisi o invece avviare un cambiamento radicale nelle politiche economiche, finanziarie, fiscali, del lavoro, ambientali ed ecologiche, della sanità, della formazione, dell’università e della ricerca.

 In questo periodo sfortunato, in Italia, abbiamo la fortuna di avere un Presidente del consiglio qualificato e autorevole, che gode di grande stima internazionale ed ha intessuto negli anni profondi rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea. Ed infatti è riuscito, grazie alla credibilità del Governo, a far approvare subito tutto il piano del recovery che consentirà all’Italia di ripartire. La quantità di fondi destinati all’Italia Italia possono essere  paragonati solo a quelli stanziati dal piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale.

Per l’Italia un’occasione storica che non può permettersi di far fallire, di fondamentale importanza per riattivare l’economia ma anche per colmare finalmente il gap infrastrutturale che separa il Mezzogiorno d’Italia dal resto del Paese e l’Italia dall’Europa.

Grande attenzione, in particolare, ritengo che debba essere data ai principali assi di collegamento come i porti, gli aeroporti, le ferrovie con i grandi hub aeroportuali; allo stesso modo bisogna affrontare e risolvere la questione dell’alta velocità in tutto il Paese e, in particolare, i collegamenti verso l’adriatico e lo ionio, e in tutto il Sud Italia.

Per ciò che concerne il settore industriale abbiamo distretti di tecnologia in diversi settori, Alimentare, Moda, Automotive, Aeronautico, Cantieristica, come in nessun altro paese Europeo. Bisogna solo affrontare una corretta politica industriale di Paese e preservare questa enorme ricchezza manifatturiera. Non bisogna commettere gli errori del passato che hanno visto l’Italia rimanere fuori da importanti progetti tipo Airbus. Progetti di lungo respiro che proiettano il paese avanti di 10/20 anni.

Credo che in questo momento storico manchi una visione futuristica del settore aerospaziale, mentre in altri Paesi si sta discutendo, e si sta investendo, in aerei di nuova generazione. Da noi si soffre per mancanza di strategia industriale, anche da parte delle aziende leader del settore.

Aggiungo però che in un momento come questo le imprese, i fondi di investimento, le multinazionali devono rispettare le regole ed essere chiamati alla responsabilità sociale di impresa.

Atitech – la prima società indipendente di manutenzioni più grande d’Europa – in questo periodo ha sottoscritto un importante accordo in un settore di grande espansione. La MRO con sede a Napoli ha ampliato la sua attività firmando un accordo con la Israel Aerospace Industries’ (IAI) Aviation Group, leader mondiale tra le aziende aerospaziali, per trasformare i Boeing 737-700/800 da passeggeri a cargo. La realtà partenopea, infatti, è l’unica in Europa, ed una delle pochissime al mondo, che ha le maestranze e le attrezzature per operare questo tipo di conversione. Pochi giorni fa la firma dell’accordo presso la sede Atitech di Capodichino con Yossi Melamed, vicepresidente esecutivo e general manager Aviation Group. È stata, inoltre, fatta una visita ad Avio 2, l’hangar messo a disposizione delle Asl napoletane gratuitamente per farne il più grande hub vaccinale del Centro-Sud e il sopralluogo agli altri spazi dell’azienda a San Pietro a Patierno.

Atitech diventa così sempre più una realtà di respiro internazionale, che può contare su una lunga esperienza nel campo delle manutenzioni in aviazione ed una serie di certificazioni rilasciate dalla Federal Administration Agency (FAA Part 145) e dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea (EASA Part 145).

La firma di questo contratto con IAI  permetterà di ricominciare l’attività High Tech che si faceva quando, più di venti anni fa, l’ala Nord di Capodichino (oggi Atitech) apparteneva a Aeronavali Venezia, specializzata in conversione cargo per DC8-DC10-MD10-MD1. Personalmente, sono contento di vedere come Atitech stia espandendo il proprio portafoglio di servizi, grazie anche a questo nuovo prodotto, in linea con la strategia della azienda finalizzata a costruire il Polo delle manutenzioni italiano. Credo che anche quest’attività, che ci pone al centro del settore delle manutenzioni aeronautiche mondiale, porterà lustro alla città di Napoli anche in considerazione delle eccellenze universitarie e del settore presenti in Campania.

Sono certo che in un prossimo futuro le nostre aziende, accompagnate da un governo affidabile,  sapranno portare il Paese fuori dallo stallo nel quale ci ha portato questa pandemia.

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