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Francesco Caltagirone jr (presidente Cementir): «Ricavi record nel 2020. Transizione ecologica necessaria, ma costosa per l’edilizia»

Il numero uno del gruppo Cementir, Francesco Caltagirone jr, è intervenuto sulle pagine de Il Sole 24 Ore, dopo il via libera al bilancio 2020, che si è chiuso con un utile 102 milioni (+22,1%) e con ricavi al record storico, a 1,2 miliardi di euro (+1,1%).

«Il nostro settore ha davanti a sé la grande sfida dell’impatto ambientale e deve riuscire a tagliare le emissioni in misura significativa nel prossimo decennio guardando anche al 2050, la deadline che l’Europa si è data per centrare la neutralità climatica. La pandemia ha accelerato la consapevolezza di un maggiore rispetto per l’ambiente e ha reso indifferibile la necessità di un adeguamento complessivo non solo delle infrastrutture ma del modo in cui è organizzata la nostra società, a partire dalla produzione di energia che deve essere ottimizzata anche nel nostro segmento».

Il gruppo Cementir attende solo l’ok di Bruxelles, per l’avvio del progetto, in consorzio con partner industriali e accademici di 7 diversi Paesi, che punta allo studio e allo sviluppo di tecnologie innovative per la cattura e la conversione di CO2 e che sarà finanziato per 13 milioni da fondi Ue. Un test importante per il percorso di transizione verde del comparto dei materiali da costruzione. 

«Ci sono due obiettivi prioritari per Cementir: da un lato, l’ottimizzazione dei processi produttivi, logistica inclusa, e, dall’altro, l’aggiornamento tecnologico delle nostre fabbriche, soprattutto quelle europee che sono più direttamente impattate dagli effetti economici delle emissioni di Co2». Un combinato disposto che dovrà fare i conti «con il fatto che il cemento è la seconda materia prima più usata al mondo dopo l’acqua e, anche se ci sono materiali di costruzione più innovativi, ci sarà un problema di disponibilità e di costo», continua.

Il settore dovrà trovare la sua strada per una transizione verde sostenibile. «Le aziende, capaci di individuare un processo produttivo compatibile con gli standard ambientali, avranno successo e potranno sottrarre fette di mercato a concorrenti che si muoveranno in altro modo». E la sfida passerà anche da un altro snodo: la progressiva sostituzione del carbone e del petcoke con il gas naturale nella produzione e, a tendere, la conversione al biogas. «Dal prossimo anno potremo utilizzare il gas naturale in Danimarca, grazie a un accordo con la società statale di distribuzione del gas Evida che collegherà il nostro impianto alla rete nazionale, e nel giro di tre anni potremo usarlo anche in Belgio. Negli Usa lo stiamo già sfruttando e tra due anni effettueremo il passaggio anche in Egitto. L’adeguamento della produzione sotto il profilo ambientale è ormai ineludibile per tutto il settore: in Europa ci sono 60-70 impianti di cemento, per alcuni la transizione ecologica sarà problematica perché non possono essere trasformati senza costi significativi, mentre noi abbiamo due impianti grandi sui quali concentrare il grosso degli investimenti», conclude Caltagirone jr.

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