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Enrico Letta (Segretario Pd): «In Europa il fatto che ci sia un equilibrio di genere è la precondizione. Un partito che abbia ai vertici solo uomini non è in linea con il mondo»

Definisce «po’ turbolento» il suo rientro in Italia, il neosegretario del Pd Enrico Letta, intervistato su Repubblica da Annalisa Cuzzocrea e Concita De Gregorio.

«Io nove giorni fa facevo un altro mestiere, avevo un’altra vita, insegnavo, e mi occupavo di ragazzi tra i 21 e i 24 anni. Un’esperienza fenomenale. Dico sempre che mi ha cambiato la vita e che mi ha fatto guardare a quella generazione con occhi diversi».

Ha sorpreso la rapidità con cui ha deciso tornare, in quarantotto ore. «Secondo me la politica, la passione che uno ha dentro, alla fine non si sopisce mai. Io ce l’ho da quando al liceo Classico Galileo Galilei mi candidai a fare il rappresentante degli studenti in consiglio d’istituto a 15 anni e da allora non mi ha mai abbandonato».

Lei ha parlato della necessità di cambiare i capigruppo puntando sul grande tema del genere. Ma può essere solo una questione di quote? Nella sua esperienza di lavoro, ha trovato indifferente, o diverso, lavorare con uomini o donne? «Nella mia università sulle materie che insegnavo io, scienze sociali e relazioni internazionali, le donne sono circa il 65% e i maschi il 35% in termini di studenti. La vicenda dei capigruppo la voglio gestire così perché vorrei provare ad alzare un velo su un problema italiano che esiste».

«Quando ho posto in queste ore la questione della presenza femminile nel Pd sono partite diverse critiche, secondo alcuni lo starei facendo per interessi o giochi miei. Ma in Europa, il fatto che ci sia un equilibrio di genere è la precondizione».

«Uno schema per il quale un partito come il nostro ha nelle posizioni di vertice, segretario, capigruppo, ministri, presidenti di Regione, solo maschi, non è in linea col resto del mondo. Non è sufficiente la questione delle quote. Sono a favore, ma funzionano sui gruppi di persone. Il problema sono gli incarichi monocratici che da noi sono tutti al maschile perché abbiamo un meccanismo di selezione basato sulla forza».

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