Walter Veltroni sul Corriere della Sera auspica un cambiamento nel Paese partendo da alcuni dati demografici del Censis: “La percentuale degli over 65 è passata dal 8,6% del 1955 al 24,0 di oggi e l’età media degli italiani è cresciuta dai 32,6 ai 46,4 anni. Cosa ci dicono questi dati che – scrive Veltroni – vanno interpretati sfuggendo alle semplificazioni selvagge a cui ci ha abituato il modo di ragionare dei social? Che sarebbe il tempo di fare alcune scelte radicali, coraggiose.
La prima è ripensare il welfare. Una popolazione che invecchia deve essere mantenuta attiva, pena l’insostenibilità dei costi sociali. Il che significa formazione, anche tecnologica, permanente, significa promozione di occasioni di scambio e di relazione comunitaria dopo il tempo del lavoro, diffusione della medicina e dei servizi di prossimità. Prossimità è proprio la parola chiave, per me, del futuro. Una società che consente di vivere il tempo di vita più lungo della storia dell’umanità deve però assicurare, con la quantità, anche la qualità dell’esistenza di ciascuno. Il che vuol dire rafforzare la vicinanza di tutti i servizi fondamentali, a cominciare da quelli sanitari e sociali per proseguire con quelli che riguardano la qualità della vita.
E poi – prosegue – fuori dalle discussioni ideologiche, andrebbe ripensata la politica per l’immigrazione. Se diminuisce la popolazione attiva e cresce quella che è sostenuta dal welfare, bisognerà intervenire in qualche modo per rendere sostenibile nel tempo l’assetto sociale.
E poi non rinunciare a favorire una natalità che sia frutto di una scelta libera e consapevole in primo luogo delle donne. Fare un figlio è difficile in Italia. Lo è per le coppie, di qualsiasi forma, lo è ancora di più per le donne singole che decidono di mettere al mondo una creatura. Anche qui bisognerebbe immaginare un welfare della natalità, capace di allargare giuridicamente le maglie delle possibilità di procreazione, di assistere economicamente e socialmente chi si vuole sottrarre al destino della «crescita zero», di estendere il numero degli asili nido, di aprire le scuole al pomeriggio per farle diventare il cuore pulsante e socialmente sicuro di adolescenze non trascorse sui muretti o scrollando TikTok, ma – conclude – nella coltivazione comune delle proprie passioni sportive, fotografiche, musicali, culturali. Esperienze da vivere insieme”.