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Christine Lagarde (presidente Bce): «Serve un prezzo universale sulla CO2»

È necessario stabilire un prezzo globale sulle emissioni di CO2, oltre al bisogno di dati chiari e affidabili sulle questioni climatiche, mentre invece al momento «non siamo dove vorremmo». Ad affermarlo è la presidente della Bce, Christine Lagarde, intervenuta a un webinar su mercati finanziari e clima organizzato da Bloomberg.

«Le informazioni sono cruciali per fare scelte finanziarie, di allocazione dei capitali e di gestione del rischio. Non abbiamo le stesse definizioni, fatichiamo a trovarle, nell’Ue ci proviamo con la tassonomia, ma in definitiva non sappiamo veramente cosa sia “verde”, un “po’ verde”, “scuro”, “molto scuro”. Non condividiamo le informazioni sulle emissioni di gas serra. Secondo le ultime stime del Fmi il prezzo della CO2 dovrebbe essere attorno ai 70 dollari per tonnellata e invece, al momento, in media si aggira attorno ai 2 dollari per tonnellata».

Secondo Lagarde, soprattutto sulla CO2, questa confusione crea più opacità, che chiarezza. «Mancano le informazioni, abbiamo una giungla di misure e questa molteplicità crea più opacità che chiarezza. Chi deve prendere decisioni ha bisogno di informazioni accurate. Sulla CO2 bisogna fissare un prezzo universale. Come ho fatto al Fmi, alla Bce sto spingendo per indirizzare un po’ l’attività verso il cambiamento climatico».

In realtà, dove Lagarde sta forzando di più è riguardo i parametri di ecosostenibilità nella politica monetaria, motivo per cui ha avviato una revisione della strategia Bce. Sul fronte di una politica monetaria “green”, Lagarde sembra avere incontrato resistenze, specialmente dalla componente nordica e più tradizionalista dell’Eurosistema.

Ad appoggiare l’operato di Lagarde è stato il governatore della Banca centrale della Francia, Francois Villeroy, ospite anch’egli del webinar organizzato da Bloomberg. Al contrario del suo omologo olandese Klaas Knot, secondo cui questi temi vanno gestiti a livello di politiche di bilancio con tasse e incentivi. Secondo Lagarde, «un’istituzione può imbracciare il cambiamento climatico nelle sue varie attività», sul clima però «non siamo noi alla guida, ci sono i governi, ma al tempo stesso dobbiamo esplorare come il cambiamento climatico influenza la nostra mission».

Lagarde, in modo molto diplomatico e indiretto è sembrata esprimere cautela sul modo di muoversi dell’Ue. «Ho il timore che, come accaduto nel passato sui requisiti contabili, per fare il meglio possibile richiamo di non ottenere cose condivise e che ci ritroveremmo con sistemi di rendicontazione differenziati».

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