Il cellulare di Cesare Parodi (intervistato da Ilaria Sacchettoni sul Corriere della Sera del 10 febbraio), neo presidente dell’Associazione nazionale magistrati squilla sul Frecciarossa che, da Roma, lo riporta a Torino dove si occupa di fasce deboli e codici rossi in qualità di procuratore aggiunto. Quasi sempre si tratta di chiarire, precisare, confermare. Già in mattinata, inseguito dai cronisti, aveva voluto puntualizzare in via preliminare quel che pensa dell’incontro (da stabilire) con Giorgia Meloni: «Sarà un’occasione per spiegare una volta di più con chiarezza, fermezza, lucidità e senza nessun cedimento le nostre ragioni». Nessun cedimento dunque. Eppure Parodi dice di sé: «Sono un mite uomo delle istituzioni». Basso profilo, insomma.
Presidente. le leggo questa affermazione battuta sabato sera dalle agenzie di stampa, subito dopo la sua elezione: «Accolgo con favore la richiesta di un incontro e auspico che da subito posso riprendere un sano confronto sui temi che riguardano l’amministrazione della Giustizia». Parole della premier Giorgia Meloni. Le ritiene incoraggianti? «Non posso, oggettivamente, considerarlo un dato negativo, quantomeno sotto il profilo umano. Si tratta di un’affermazione interessante ma naturalmente aspettiamo l’incontro che dovrà esserci». Quando? «Non ho ancora una data ma posso dire che andrò per portare una difesa dei magistrati e non, attenzione, in quanto corporazione. Vorrei che superassimo una certa narrazione».