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Marina Berlusconi (presidente Mondadori): «Anche la cultura può fermare Putin»

La cultura può diventare «il sistema immunitario della democrazia». A sostenerlo è la presidente di Mondadori e di Fininvest, Marina Berlusconi, che spiega: «ogni imprenditore deve sempre pensare ai suoi conti, alla comunità in cui opera, alla qualità del prodotto. Un editore, però, ha un supplemento di responsabilità perché produce cultura e valori, che di questi tempi sono gli anticorpi contro le spinte autoritarie e illiberali», afferma. «Per questo, da editore, trovo sia inevitabile una scelta di campo».

E sottolinea, in un’intervista a Il Giornale, come «in nessuna vicenda umana il bene e il male stanno da una parte sola, ciascuno ha ragioni da addurre e torti da lamentare. Però i distinguo che troppo spesso sento fare mi paiono assurdi o strumentali. Qui non possiamo che stare da una parte precisa: quella di un popolo aggredito e dei valori del mondo democratico cui appartiene, e contro un aggressore che in realtà ha dichiarato guerra a tutto l’Occidente, alla sua identità e alla sua cultura».

Marina Berlusconi spiega che «nessuno ha intenzione di censurare nessuno. Non dico il povero Dostoevskij, che peraltro Putin avrebbe già seppellito a vita in Siberia. Ma nemmeno i più insinuanti paladini delle ragioni degli invasori. Che poi, è inutile girarci attorno, in realtà più che apprezzare Putin detestano l’Occidente, a cominciare dagli Stati Uniti. Quel che voglio dire, senza tirare in ballo scelte editoriali che libere sono e libere devono restare, è che oggi più che mai serve prendere posizione a favore dei nostri valori comuni, della cultura su cui si fondano. Dobbiamo ritrovarne l’orgoglio».

E cita una frase di Pericle l’ateniese, «uno che di democrazia e di guerre se ne intendeva. Una sua frase» dice la Berlusconi «m’è rimasta in mente dai tempi del liceo: diceva che il segreto della felicità è la libertà, ma il segreto della libertà è il coraggio. Ecco, io credo che dobbiamo avere il coraggio di scelte coerenti, il coraggio di dire ai quattro venti – e il ruolo della cultura in questo è fondamentale – che il sistema occidentale basato sulla libertà e sulla democrazia avrà mille limiti e difetti, ma ha sicuramente molti più pregi, a cominciare dal fatto che lo si può criticare anche aspramente senza il rischio di finire in galera».

Infine, una battuta sulla cosiddetta “cancel culture” che «agisce un po’ come una quinta colonna, aggredisce da dentro il nostro patrimonio culturale e la libertà di pensiero e di espressione. Di fronte a questa pericolosa variante del politicamente corretto, da editore, io sento una responsabilità in più».

«Da editore e anche da madre», perché «mandare al rogo la nostra storia, e di conseguenza la nostra identità, rende pericolosamente fragili i nostri figli: a differenza di noi, che dovremmo avere gli strumenti per difenderci da questi furori integralisti, loro sono più indifesi, rischiano di crescere senza capire questo scontro di valori e senza percepire in pieno l’importanza degli ideali che fondano le nostre democrazie. Rischiano soprattutto di abituarsi all’idea di una società che potrebbe essere meno libera. È un futuro che rifiuto con tutta me stessa. Anche per questo sono convinta che la difesa dei nostri princìpi richieda una scelta di campo netta e decisa. Lo dobbiamo a noi stessi, ma ancor di più lo dobbiamo ai nostri figli», conclude.

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